La Messa presieduta dall’Arcivescovo sabato 28 maggio alle 10.30, a cui partecipano religiose e religiosi che quest’anno festeggiano significative ricorrenze di professione, celebra una vocazione all'amore che il passare degli anni non ferma, ma anzi rende ancora più fedele
di monsignor Paolo
Martinelli
Vicario per la Vita consacrata
Ogni tanto è facile sentire dalla gente questi commenti: «Frati e suore oggi sono sempre più anziani e sempre di meno». In realtà le vocazioni alla vita consacrata sono più numerose di quanto si creda, come segnalano le recenti statistiche (in diocesi sono stabili le vocazioni maschili, in lieve crescita quelle femminili); inoltre, è tutta la società occidentale a invecchiare! Ma forse dobbiamo imparare a guardare l’avanzare degli anni in modo diverso, come una grazia e non come un problema.
Una prospettiva interessante è quella di guadare alle “età della vita”. Non si tratta solo del succedersi degli anni, ma del fatto che l’esistenza personale ha delle “stagioni”; ciascuno passa attraverso fasi diverse, dall’infanzia alla giovinezza, dalla età adulta alla vecchiaia. Da una parte la persona è sempre la stessa, dall’altra parte si trasforma, approfondisce esperienze e valori, affronta passaggi e crisi. In questa prospettiva, l’avanzare degli anni può essere letto a partire dalla “fedeltà” al cammino. Questo oggi non è scontato, soprattutto in una società caratterizzata da legami transitori e “liquidi”. Passano gli anni, ma ciò che tiene unita la vita della persona è la fedeltà al proprio percorso. Non si tratta solo di perseveranza individuale a un ideale, ma della fedeltà a un legame costitutivo, a una appartenenza.
Per questo è bello che nella Chiesa ambrosiana l’Arcivescovo celebri ogni anno una Messa di ringraziamento in occasione dei diversi giubilei della vita consacrata. Recentemente l’Arcivescovo ha inviato una lettera a tutte le persone consacrate che compiono quest’anno un anniversario significativo, invitandole in Duomo sabato 28 maggio alle 10.30. L’invito è stato rivolto a tutti coloro che ricordano il 15°, il 25°, il 40°, 50°, 60° e 70° di professione. Hanno risposto al suo invito, e saranno in Duomo per festeggiare i loro anniversari, oltre 150 suore (tra cui 5 Ausiliarie diocesane) e 10 religiosi (tra cui 3 fratelli non chierici) insieme alle 50 comunità di vita consacrata coinvolte e a tutti coloro che vorranno partecipare alla loro gioia.
Che cosa si festeggia propriamente in questa celebrazione eucaristica? Si ricorda innanzitutto con gratitudine la fedeltà di Dio al suo amore: «Ti ho amato di un amore eterno, per questo continuo a esserti fedele», ci ricorda il profeta Geremia (Ger 31,3). La nostra fedeltà è risposta all’amore fedele di Dio. Questa celebrazione è dunque la festa del “per sempre”, oggi poco di moda, nella cosiddetta “cultura del provvisorio”, come la chiama papa Francesco, che ci impedisce di giocare la vita una volta per sempre. Però il Signore, ci ricorda ancora papa Francesco, non ci ha amato “provvisoriamente”, ma “per sempre”. Infatti il “per sempre” è proprio dell’amore. Gli anni che passano diventano così il tempo della fedeltà nell’amore.
Ringraziamo, dunque, il Signore per la testimonianza di tante persone consacrate, per aver risposto all’amore fedele di Cristo. Una testimonianza che spinge tutti a vivere la vita come vocazione all’amore in ogni età della vita.