Presidente della Commissione di supporto alla programmazione su fondi europei e Pnrr di Uneba Lombardia, presenta la tavola rotonda al centro della Veglia del lavoro del 28 aprile

di Annamaria BRACCINI

Virginio Brivio
Virginio Brivio

Una tavola rotonda per parlare di persone, di cura, di occupazione, in occasione della Festa nazionale del lavoro (vedi qui la presentazione). Moderatore dell’iniziativa sarà Virginio Brivio, presidente della Commissione di supporto alla programmazione su fondi europei e Pnrr di Uneba Lombardia, impegnato nel settore dei progetti innovativi della Fondazione Sacra Famiglia e collaboratore del Servizio per la pastorale sociale e del lavoro della Diocesi.

«Partiremo dalle esperienze – spiega Brivio – avendo avuto modo, durante i momenti più critici della pandemia, di apprezzare e valorizzare il lavoro di chi era in prima linea, a partire dagli operatori sanitari negli ospedali, dai medici, dagli infermieri, dai volontari e dalla Protezione Civile e da altre professionalità messe in campo».

Si approfondirà il tema proposto dal Messaggio dei vescovi italiani per la festa dei lavoratori?
Certamente. Quest’anno il messaggio invita, appunto, a riflettere sulla centralità di chi lavora e abbiamo quindi scelto di declinare questo tema attraverso quattro esperienze concrete di persone che sono occupate in comparti dell’assistenza meno in vista rispetto agli ospedali, ma che sono altrettanto importanti, come la rete di servizi sociali e sociosanitari. Realtà che hanno a che fare non con i momenti acuti delle malattie, ma con quelli caratterizzati da cronicità, da situazioni di fragilità e non autosufficienza che hanno bisogno di interventi continuativi nel tempo e molto differenziati.

Quali voci porteranno le loro testimonianze?
Abbiamo chiesto di intervenire, anzitutto, a un amministratore locale che durante l’emergenza ha cercato di tenere i collegamenti sul territorio come Guido Agostoni che è anche presidente, per l’Anci regionale lombarda, del dipartimento Welfare-Sanità-Disabilità. Poi, ascolteremo due figure specifiche, un infermiere e un fisioterapista, perché queste professionalità hanno un ruolo fondamentale nel tipo dei servizi socio-assistenziali. Pensiamo a un infermiere che si prende cura di un paziente cronico in condizioni spesso difficili anche sotto il profilo delle relazioni, o a un fisioterapista che deve contribuire a rendere possibile che il corpo, pur nelle sue limitazioni, risponda alle emozioni e desiderata del paziente. Oggi parliamo spesso di riabilitazione dei campioni dello sport, tuttavia c’è una riabilitazione che emerge sempre di più nella società, ma poco finanziata dal Servizio sanitario, che è un presidio di prevenzione molto importante, ad esempio, per gli anziani o i disabili gravi. La quarta testimonianza sarà portata da un assistente sociale che segue la programmazione dei servizi. Quindi avremo Stefania Pozzati, responsabile della direzione sociale della Fondazione Sacra Famiglia e del settore anziani di Uneba Lombardia, che illustrerà quali siano, secondo l’esperienza sua personale e degli enti di cui fa parte, i contesti sui quali puntare l’attenzione. Crediamo che coloro che sono impegnati tutti i giorni su queste frontiere possano contribuire a riforme che non possono essere scritte solo da alcuni esperti.

Non si può dimenticare il dramma degli incidenti sul lavoro, parlando di cura…
Il Messaggio dei vescovi di quest’anno prende avvio proprio dalla situazione drammatica delle morti sul lavoro e ve ne sono state, come ben sappiamo, anche tra gli operatori sanitari. Anche per questo ambito abbiamo molte situazioni che andrebbero migliorate, penso soprattutto alle donne. Vorremmo, però, anche mettere in evidenza la bellezza di queste professioni, in un momento drammatico per quanto attiene al reperimento del personale. Da questa Veglia vorremmo, quindi, lanciare un messaggio alle giovani generazioni perché comprendano che è bello lavorare nel settore dei cronici, dei non autosufficienti, dei fragili.

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