Anche l’associazione attiva ormai da quasi vent’anni nel campo dell’integrazione socio-culturale degli stranieri (dagli africani e sudamericani di ieri ai profughi ucraini di oggi) tra le realtà incontrate dall’Arcivescovo nella visita pastorale al Decanato

di Stefania Cecchetti

Associazione Arcobaleno
A lezione di italiano

Altri tempi quelli del Mundialito 1982, sia calcisticamente (ahimé), sia dal punto di vista sociale. Allora l’immigrazione a Milano era soprattutto di europei, in città per motivi di lavoro. L’Associazione Arcobaleno nacque in zona Navigli nel 1983, da un gruppo di giovani in vario modo legati al movimento dei Focolari, proprio con l’idea di organizzare un mini-mondiale tra le comunità di stranieri presenti a Milano. Il torneo contò sei edizioni, poi l’iniziativa si spense. Non così la voglia di fare qualcosa per i migranti che arrivavano in città: non più solo europei, ma soprattutto arabi, africani, filippini e sudamericani.

Racconta Ugo Gianazza, presidente dell’Associazione: «Già dal 1985 abbiamo aperto una scuola di italiano, tuttora in attività, che può vantare di essere la prima a Milano. Fino alla pandemia avevamo un flusso di circa 1200 studenti all’anno, dei quali 400-450 stabili. Milano è un luogo fortemente attrattivo, ma per tanti è anche solo un luogo di passaggio verso il Nord Europa. Durante la pandemia abbiamo portato le lezioni prima interamente online, poi in forma mista. I numeri si sono ridotti: oggi abbiamo circa 200 studenti stabili. La richiesta rimane alta, ma abbiamo bisogno di volontari, non tutti hanno ripreso a insegnare dopo il Covid».

Un’esigenza ancora più sentita ora che Arcobaleno sta attivando iniziative rivolte specificamente ai profughi ucraini: «Abbiamo aperto una prima classe il martedì pomeriggio per 12 profughi e ne stiamo aprendo una al mattino. Il problema è trovare insegnanti che sappiano il russo o l’ucraino». Negli ultimi quattro anni, grazie ai finanziamenti della Regione, l’associazione ha inoltre cominciato a lavorare con i minori stranieri non accompagnati, ai quali si propongono brevi corsi di introduzione al lavoro: giardinaggio, cucina, magazziniere.

L’Arcivescovo ha visitato Arcobaleno domenica scorsa, nell’ambito della visita pastorale al Decanato Navigli: «Siamo molto grati di questa visita – racconta Gianazza -. Due cose mi hanno colpito del discorso di Delpini: ci ha esortato ad allargare la compagine dei volontari ai giovani, che effettivamente non sono molti, e soprattutto a coinvolgere come insegnanti alcuni degli amici stranieri, nell’ottica di un’integrazione ancora più profonda». Un monito che ha trovato d’accordo Farid, ex allieva e oggi volontaria, che è intervenuta raccontando la sua esperienza all’Arcivescovo Delpini.

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