Anche la comunità ortodossa africana ha accolto l’Arcivescovo nella sua tappa al Decanato Vigentino

di Annamaria Braccini

Da sinistra, abbà Samuel Aregahegn e abbà Micael Ghebru
Da sinistra, abbà Samuel Aregahegn e abbà Micael Ghebru

Una Comunità povera e orgogliosa, ricca di fede e di entusiasmo. È quella della parrocchia San Gabriele, presso l’antica prepositurale di Santa Maria Assunta in Quintosole che ieri ha visto la presenza dell’Arcivescovo, nella sua Visita pastorale al Decanato Vigentino, per la preghiera del Rosario.

La parrocchia è stata messa a disposizione, circa dieci anni fa, della Chiesa etiope ortodossa, che precedentemente aveva trovato posto nel centro di Milano, per un totale di oltre un ventennio di presenza in città. A descrivere la realtà attuale della parrocchia sono il parroco, abbà Samuel Aregahegn, e il vicario parrocchiale, abbà Micael Ghebru «Abbiamo fedeli di tutte le età, anziani, famiglie, tanti bambini e ragazzi. Ufficialmente sono iscritti alla nostra Comunità 300 persone, ma in verità, sono molte di più, perché siamo un punto di riferimento per gli etiopi ortodossi di tutta la Lombardia e, in occasione delle nostre grandi feste, giungono in parrocchia dall’intero nord Italia».

Quali sono gli ambiti in cui la parrocchia è più attiva?
Sicuramente quello dell’accoglienza, della liturgia – a cui si riserva molta attenzione, specie la domenica – e della crescita cristiana dei giovani. Abbiamo anche proposto, nei momenti più difficili dei lockdown, incontri, catechesi e celebrazioni via Zoom e la risposta è stata molto buona.  Fortunatamente la pandemia non ha portato troppi lutti tra noi, ma certo è stato un passaggio complesso.    

La Comunità è integrata nel territorio?
A livello sociale certamente sì. La nostra gente, per la maggior parte, svolge mansioni umili, in occupazioni di servizio: la speranza è che ci possano essere maggiori occasioni di lavoro. A livello di parrocchia, ci siamo impegnati davvero molto per dialogare e inserirci nella zona, nel quartiere e collaborare con le parrocchie vicine. Un obiettivo raggiunto, tanto che, oggi, quando la nostra chiesa non è sufficiente ad accogliere i fedeli, per esempio, in momenti molto sentiti, chiediamo ospitalità ai “vicini”. Siamo membri del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano, più volte, abbiamo partecipato a momenti come il Discorso di sant’Ambrogio o la Messa della pace, il 1 gennaio, con le diverse Chiese in Duomo.

Incontrando l’Arcivescovo, come Comunità, c’un tema che vi sta particolarmente a cuore e che volete comunicare?
Si. Oltre il ringraziamento e la testimonianza che offre la nostra parrocchia, vogliamo chiedere al vescovo Mario di poter usufruire del sagrato e di un locale, annesso alla chiesa, che potrebbe essere particolarmente utile per i giovani e i bambini. Per ora, possiamo contare solo sullo spazio interno alla Chiesa. In questi anni abbiamo lavorato per migliorare lo stato di santa Maria Assunta in Quintosole, per esempio, dotando l’edificio del riscaldamento. Non è stato semplice, ma tutti i nostri fedeli ci hanno aiutato con le offerte. Di questo siamo orgogliosi, così come della sempre maggiore fraternità, sviluppatasi con il quartiere, come detto.  Possiamo fare ancora molta strada insieme, migliorare per offrire alla gente non solo un luogo dove praticare la propria fede in serenità e pace, ma dove crescere, come cristiani, in comunione reciproca e come cittadini.

 

 

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