La comunità centroamericana trova il suo punto di riferimento nella parrocchia di Santa Maria Liberatrice, dove i Missionari dello Spirito Santo prestano servizio in campo liturgico, sociale, educativo
di Cristina
CONTI
Nel Decanato Vigentino la parrocchia di Santa Maria Liberatrice ogni anno diventa punto di riferimento per tutti i messicani di Milano. Qui infatti dal 1989 c’è la congregazione dei Missionari dello Spirito Santo, che collabora con i laici in parrocchia. «Il nostro servizio è volto ad aiutare la pastorale liturgica, profetica, sociale in tutte le sue dimensioni e si abbina alla spiritualità parrocchiale per chiedere a Maria che ci liberi dal male, dalla guerra (come quella che in questi giorni si combatte in Ucraina) e dalle malattie», spiega padre Lucio Ordaz, della parrocchia di Santa Maria Liberatrice.
I missionari dello Spirito Santo contano attualmente 52 comunità tra Messico, Italia, Spagna, Brasile, Stati Uniti, Costa Rica, Guatemala e Colombia. Nacque formalmente all’interno della Chiesa messicana nel 1914 a Città del Messico, sul colle del Tepeyac, dove molti anni prima la Madonna di Guadalupe apparve a Juan Diego. Aiutare laici, religiosi e sacerdoti a incontrarsi con il progetto che Dio ha per ognuno a favore del mondo e della Chiesa è il centro del loro lavoro apostolico. «Come accade con la croce, noi cerchiamo di affrontare queste situazioni vivendo con fede e sostenendo i più bisognosi con il nostro impegno solidale», aggiunge padre Ordaz.
Centri di ascolto Caritas, San Vincenzo, Cesto della Provvidenza (un cesto in chiesa che si riempie ogni settimana di generi alimentari e di prima necessità offerti dai parrocchiani) studio assistito sono le principali realtà che la parrocchia mette a servizio di chi è in difficoltà. Non sono molti i messicani che vivono da queste parti, ma ogni anno il 12 dicembre, in occasione della festa della Vergine di Guadalupe, tutti si ritrovano qui per celebrare insieme. «Si tratta soprattutto di studenti e lavoratori che vivono dispersi nei quartieri di Milano. Molti frequentano in modo continuativo, partecipando alle attività e alle celebrazioni proposte dalla chiesa di Santo Stefano, per la pastorale dei migranti», precisa padre Ordaz.
Attenzione alla diversità di lingua, cultura, origine e religione. Proprio per venire incontro alle tante nazionalità che vivono in parrocchia, qui si svolgono attività particolari che cercano di coinvolgere tutti. «Vogliamo favorire la partecipazione e per questo motivo organizziamo alcune iniziative che coinvolgono anche le altre diversità presenti sul territorio nell’ottica del multiculturalismo», precisa. Così ogni volta che si presenta la necessità si creano occasioni per venire incontro ai bisogni del momento.
«Oltre alla San Vincenzo, proponiamo “Il giardino di Eden”, un progetto di orto in oratorio dedicato ai bambini delle scuole elementari», continua Ordaz. La proposta nasce dal desiderio di dare vita a un progetto inclusivo e significativo per la comunità parrocchiale per far proprio un cammino di santità che abita il territorio in cui vive con attenzione all’ambiente, agli altri, nella condivisione di capacità, competenze e risorse. Così i bambini possono conoscere i cambiamenti stagionali, i prodotti della terra e come si coltivano, sviluppare manualità e coordinazione motoria. «Ci impegniamo anche a dare un aiuto concreto alle attività ludiche del nostro Municipio e stiamo organizzando raccolte di viveri per l’Ucraina e gruppi di volontari che si occuperanno dell’accoglienza per i profughi in oratorio», conclude padre Ordaz.