Il responsabile delle politiche dell’abitare di Acli milanesi: «La continua crescita del divario tra reddito medio pro-capite e costi delle abitazioni, in proprietà come in affitto, aumenta le disuguaglianze all’interno della città»

di Alessandro GALBUSERA
Responsabile politiche dell’abitare di Acli milanesi e vicepresidente del Consorzio cooperative lavoratori

Alessandro Galbusera
Alessandro Galbusera

Per Milano due anni di pandemia, le grandi aree liberate da infrastrutture oggi non più necessarie alla città, una fase di continua espansione e attrattività di investimenti provenienti prevalentemente dall’estero, le Olimpiadi del 2026 e le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, tracciano chiaramente il profilo di un momento cruciale per la città. Sono appuntamenti ineludibili e occasioni generative che Milano dovrà dimostrare di saper gestire affrontando diversi nodi.

Il primo tra tutti, per una città che vuole rimanere accogliente per chi la abita, accessibile per chi vi lavora e attrattiva per chi guarda con interesse a Milano, era e rimane quello dell’accessibilità alla casa.

La ricorrente considerazione che la crescita futura di Milano non potrà prescindere da una sostenibilità sociale che non lascia indietro nessuno, affinché non si fermi a essere semplice slogan di facile uso per la politica e l’immobiliare, deve passare attraverso l’attivazione di politiche abitative che offrano case affordable, non riferendosi esclusivamente solo alle fasce più deboli, ma a tutte le categorie di abitanti: dagli homeless ai ceti medi, dagli studenti che continuano ad affollare le eccellenze universitarie di Milano ai nuovi cittadini stranieri, che troppo spesso trovano posto solo ai margini della città.

La continua crescita a Milano del divario tra reddito medio pro-capite e costi per accedere a un’abitazione, in proprietà come (forse peggio) in affitto, aumenta le disuguaglianze all’interno della città. I ridotti investimenti sugli alloggi sociali, la mancanza di nuove costruzioni per i lavoratori, l’aumento delle rendite fondiarie e l’assenza di una significativa offerta di alloggi in affitto ha fatto aumentare, senza soluzione di continuità negli ultimi 25 anni, i prezzi delle case e con essi la forbice tra i ceti residenti nella città.

Di fronte a una sfida così importante per Milano occorre partire da una nuova stagione di alleanze, tra chi governa, chi abita e chi usa la città.

Occorre una rinnovata alleanza fondata su una chiara regia pubblica che accompagni e indirizzi i progetti. Che attivi le molte energie e progettualità che, a partire dal mondo cooperativistico, sono state negli anni sviluppate e accompagnate da una nuova stagione della politica che, andando oltre le differenti sensibilità, affronti i nodi di interesse comune. Dal controllo dei valori delle aree al nodo delle infrastrutture metropolitane che richiedono scelte chiare e condivise da più amministrazioni, per finire a quello delle oltre 60 mila case popolari di Milano dove solo una comune visione e azione combinata di Aler e MM può organicamente offrire a Milano un patrimonio degno di una città che sia veramente “solidale” e accogliente e al tempo stesso attivare organicamente partenariati con il privato.

L’esperienza nel quartiere Stadera, che il Ccl ha promosso attraverso una partnership con Aler, attivando mondo cooperativo e Fondazione Cariplo per ristrutturare e gestire gli stabili, offrendoli in affitto concordato/convenzionato per categorie predeterminate, pare ancora oggi, a oltre 15 anni di distanza, un buon esempio da cui partire.

 

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