La nuova delegazione regionale in carica per il prossimo triennio. Votato anche il documento programmatico: «Costruire una trama di fraternità entro la quale prendersi cura l’uno dell’altro». L’augurio dell’Arcivescovo: «Siate grati, semplici, numerosi e incisivi»

Silvia Landra
Silvia Landra

Si è svolta sabato 13 marzo, l’Assemblea regionale elettiva dell’Azione cattolica lombarda. Riunita in videoconferenza, l’assemblea, formata dai membri delle presidenze diocesane dell’Ac nelle dieci diocesi lombarde, ha discusso e votato il documento programmatico regionale per il prossimo triennio intitolato «Ho un popolo numeroso in questa città. Costruire una trama di fraternità entro la quale prendersi cura l’uno dell’altro». Inoltre, sono stati eletti la nuova delegazione regionale dell’associazione, che rimarrà in carica tre anni, e i candidati lombardi al Consiglio nazionale dell’Azione cattolica italiana.

L’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, in qualità di vescovo metropolita della regione, ha portato la propria riflessione in una videointervista realizzata dal giornalista Gioele Anni. All’Azione cattolica ha affidato quattro obiettivi: «Essere grati, essere semplici, essere numerosi ed essere incisivi». La gratitudine, ha spiegato il presule, «è un esercizio spirituale, in modo di vivere il rapporto con chi è più grande di età e ci ha preceduto». L’invito alla semplicità, ha aggiunto, significa «fare in modo che gli aspetti procedurali e organizzativi non siano così complicati e gravosi da assorbire troppo tempo». Nella dinamica interna di un’associazione, «il rischio è chiamare processi quelle che sono le procedure». L’essere numerosi, ha ammesso Delpini, è il più provocatorio dei quattro obiettivi perché l’Ac, come molte altre associazioni, registra un calo numerico delle adesioni. Si tratta quindi di «domandarsi come promuovere l’associazione» affinché più persone trovino nell’Azione cattolica «un modo per vivere la loro vocazione di laici, capaci di collaborare con la missione della Chiesa, nel mondo dove vivono e nelle realtà ecclesiali». Infine, domandarsi «in che modo l’associazione può incidere nella realtà» sviluppando due strade: «la prima è la cura sempre maggiore nella formazione di cristiani adulti; la seconda strada, più legata all’imprevedibile grazia di Dio, è far emergere delle personalità che siano capaci di prendere la parola, di dire una parola autorevole», sul modello di Armida Barelli (1882-1952), la fondatrice dell’Università cattolica e della Gioventù femminile di Azione cattolica che sarà presto beata. Una donna, ha detto Delpini, «che ha mosso l’Italia». Infine, l’arcivescovo di Milano ha lodato l’impegno dell’Ac nella recente fondazione e nell’animazione della Cral, la Consulta regionale delle associazioni laicali, che raccoglie 27 realtà ecclesiali.

Presiedendo la preghiera che ha introdotto l’assemblea, monsignor Luca Raimondi, vescovo ausiliare di Milano e delegato per il laicato della Conferenza episcopale lombarda, ha detto: «Se crediamo nella vita eterna, significa che in quella vita siamo già dentro fin da ora. Quindi ogni gesto che poniamo adesso ha il sapore della vita eterna. Nello stesso modo, in questo tempo del Covid non possiamo aspettare un tempo migliore in futuro ma siamo chiamati ad agire adesso. La Chiesa nella pandemia è come l’uomo della parabola del Buon samaritano che viene assalito, spogliato, percosso, abbandonato… Oggi siamo chiamati a soccorrere la Chiesa, versando sul suo corpo olio e vino. È questa ora la vocazione del laico di Azione cattolica: servire questa Chiesa ferita, prendersene cura».

Luisa Alfarano, vicepresidente dell’Azione cattolica italiana, a nome della presidenza nazionale ha espresso la propria gioia per la recente notizia della beatificazione di Armida Barelli e ha incoraggiato le associazioni lombarde per la difficile situazione che i gruppi stanno affrontando nella pandemia. «Tra le nuove sfide», ha detto Alfarano, «dobbiamo interrogarci se davvero vogliamo che tutto torni come prima o se questa dura esperienza della pandemia ci può aiutare a essere come Chiesa e associazione più radicati nel presente».

La delegata regionale unitaria uscente, Valentina Soncini, ha sottolineato lo stile di “sinodalità” con cui la delegazione regionale ha lavorato negli ultimi anni e ha proposto una commossa lettura spirituale dell’ultimo doloroso anno in cui tanti soci e responsabili hanno vissuto lutti e sofferenze. «Il tempo che stiamo attraversando chiede pazienza e coraggio», ha detto Soncini rivolgendosi in particolare ai nuovi giovani responsabili. «Le attività sono abbastanza ferme, non c’è molto da “fare”. Ma c’è molto da pregare, da riflettere, da farsi prossimi ai sofferenti e fratelli di tutti».

Quindi, è stato posto ai voti il documento programmatico per l’attività regionale dell’Ac nel prossimo triennio. «Siamo la Regione che si è sempre sentita la grande responsabilità e qualche volta il vanto di essere un motore organizzativo ed economico per il Paese, in tanti campi», si legge nel documento. «Oggi siamo la Regione più colpita e fragile, più disorientata e ferita. Non di rado il passaggio brusco da una condizione ad un’altra genera effetti più scioccanti che non la costante attitudine a vivere in una situazione di fatica». L’associazione si propone quindi di assumere «senza indugi l’impegno di attraversare le fragilità e le paure che tutti stiamo provando – e in Lombardia con un’intensità particolare – pronti a non farne un alibi per demordere, procedendo laboriosi e creativi come ci piace essere, con i doni che il Dio della storia ha consegnato alle nostre terre». […] «Ci candidiamo nella nostra Regione ad essere una trama di relazioni affidabili, a combattere la depressione sociale con la consapevolezza che restituendo intensità al presente si costruisce futuro».

Si sono infine svolte le elezioni dei componenti della nuova Delegazione regionale, il coordinamento dell’associazione a livello lombardo. Alla guida della delegazione è stata eletta Silvia Landra, della diocesi di Milano. Landra è stata presidente dell’Ac della diocesi di Milano dal 2014 al 2020. 52 anni, nubile, lavora come medico psichiatra nelle carceri di San Vittore e Bollate ed è direttrice della Casa della Carità di Milano fondata da don Virginio Colmegna.

 

 

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