Nell'omelia per la terza domenica di Quaresima l'Arcivescovo sottolinea: «Il criterio che orienta la nostra vita è la docilità al Signore per il compimento della nostra vocazione»
di monsignor Mario
DELPINI
Arcivescovo di Milano
Il tentatore vi ha messi alla prova
Quale esito incontra la predicazione di Gesù? Come viene accolta la sua parola? Con quale attesa si preparano al suo dono i destinatari della sua missione?
La sua parola risulta antipatica, il suo dono è imbarazzante, l’esito è il fallimento. Raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui.
Gesù vuole offrire la libertà. È una offerta che suscita sorpresa, sconcerto, imbarazzo. Gli dicono: noi siamo già liberi.
Gesù vuole rivelare la verità di Dio. È una rivelazione provocatoria, offensiva. Gli dicono: noi conosciamo già la verità di Dio! Come puoi insinuare che ci sbagliamo?
Gesù dona la vita. È un dono incomprensibile. Gli dicono: noi siamo già vivi!
I discepoli che continuano la missione di Gesù possono incontrare lo stesso esito di Gesù, sperimentare il loro fallimento.
Quando offrono servizi richiesti dalla gente anche i discepoli di Gesù sono apprezzati; quando provvedono a quei bisogni ai quali gli altri non vogliono o non possono badare, si lascia fare e anzi si scarica volentieri un fastidio o un problema.
Ma a proposito del cuore della loro missione, a proposito dell’essenziale del messaggio che deve essere proclamato, i discepoli di Gesù, come Gesù stesso, sono circondati da indifferenza, si rendono antipatici, talora persino insopportabili, fino a essere perseguitati.
Discepoli di un Maestro antipatico
Che cosa faranno i discepoli constatando di essere discepoli di un maestro antipatico?
C’è la tentazione del risentimento che va in cerca di rivincite. L’atteggiamento di chi dice: se non volete accogliere la salvezza che viene da Dio, andate alla malora! La strada che state percorrendo vi porta alla rovina. Andate pure in rovina! Ve lo siete voluti!
C’è la tentazione di isolarsi nella cittadella assediata. L’atteggiamento di chi dice: chi ci sta venga con noi. Chi accoglie il Maestro, lo segua insieme a noi. Chiudiamoci negli ambienti rassicuranti del consenso scontato. Chiudiamoci nella cittadella fortificata: stiamo tranquilli noi e degli altri non ci importa.
C’è la tentazione di conformarsi alla mentalità e agli stili di vita di tutti per evitare l’imbarazzo di essere antipatici, giudicati antiquati, per farsi accettare. L’atteggiamento di chi dice: se il mondo non vuole sentire parlare di Gesù, ma solo di buoni sentimenti, ebbene lasciamo perdere Gesù; se la gente trova ridicola la parola della croce e della risurrezione, ebbene lasciamo perdere la risurrezione e rassegniamoci alla morte; se risulta di cattivo gusto parlare di temi morali e sociali come la famiglia fondata sul matrimonio, l’accoglienza della vita che contrasta l’aborto e le sue cause, la giustizia che difende condizioni di lavoro che rispettino i ritmi della famiglia e della comunità, ebbene lasciamo perdere i temi di cattivo gusto. Evitiamo i discorsi antipatici, per renderci simpatici.
La missione continua
Come Mosè è inviato al popolo per richiamarlo dall’idolatria, così i discepoli di Gesù, la Chiesa, è inviata ancora per continuare la missione di Gesù. Per quanto impopolare e imbarazzante, non abbiamo altro da dire che il Vangelo.
Noi continuiamo a essere discepoli di Gesù. Il criterio che orienta la vita delle nostre comunità e di ciascuno non è il successo o il fallimento, la popolarità o l’impopolarità, ma la docilità al Signore per il compimento della nostra vocazione.
Continueremo dunque a parlare di Gesù, ad ascoltare la sua voce, a lasciarci convertire dalla sua parola. Continueremo a essere inquieti nell’esaminare la nostra condotta e la nostra coscienza e la vita delle nostre comunità, per verificare se siamo fedeli al Signore Gesù, per evitare di essere il sale che perde sapore per conformarsi a una mentalità mondana.
Continueremo a insegnare la verità che rende liberi, non come coloro che presumono di essere maestri e di sedere in cattedra, ma come coloro che si lasciano accendere dal fuoco di Dio e si consumano facendo luce.
Continueremo a essere presenti nella vita ordinaria come testimoni di una verità che rende liberi, perché rende figli di Dio e non schiavi del peccato.
Continueremo a essere vicini a ogni persona con l’invito a sperare la vita che non finisce, la partecipazione alla vita di Dio perché chiamati dal Figlio che ci rende figli.