Alla Fondazione Lazzati in programma “Parlare... con cura”, seminario di apertura delle scuole riservate agli stranieri in parrocchia, che coinvolgono circa 7 mila studenti e 700 operatori

di Cristina CONTI

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Imparare l’italiano per integrarsi nella società e farne parte a tutti gli effetti. Questo l’obiettivo degli immigrati che seguono i corsi di lingua parrocchiali. Per fare il punto sull’impegno dei volontari che operano in quest’ambito, sabato 20 ottobre, a partire dalle 14.30, presso la Fondazione Lazzati (largo Corsia dei Servi 4) a Milano, si svolgerà “Parlare… con cura”, seminario di apertura delle scuole di italiano per stranieri in parrocchia. Insegnare italiano agli stranieri, infatti, non significa solo dare strumenti per esprimersi in modo appropriato e corretto in ogni occasione, ma anche prendersi cura di chi è arrivato in Italia, con la speranza di lavorare e di abitarci stabilmente.

I primi due interventi del seminario affronteranno questa tematica, con una relazione sul senso del volontariato nel mondo di oggi, tenuta da don Mario Antonelli, teologo e consulente della Pastorale dei Migranti della Diocesi, e un intervento di Normanna Albertini, docente del Ctp Castelnovo de’ Monti (Re).

Settecento volontari, per un totale di circa 7 mila studenti. Questi i numeri dei corsi parrocchiali nell’anno scolastico 2011/2012. «Le lezioni si svolgono prevalentemente nei locali messi a disposizione dalle parrocchie e spesso sono organizzati da associazioni o gruppi di ispirazione ecclesiale, come le Acli oppure la Comunità di Sant’Egidio», spiega Simona Beretta della Pastorale dei Migranti. Quest’anno gli iscritti provengono soprattutto dall’Asia centro meridionale (Bangladesh, Pakistan, Sri-Lanka), dall’America Latina e dal Nord Africa. Mentre è calato il numero degli immigrati dall’Est europeo. «Le scuole si rivolgono per lo più agli adulti (97%) e solo una piccola parte (3%) è destinata ai minori», aggiunge Beretta. Le donne sono la maggioranza. Anzi, alcune parrocchie hanno creato classi solo al femminile. «Spesso in questo caso le lezioni sono al mattino, quando i bambini sono a scuola, così da agevolare le mamme che nel pomeriggio e alla sera sono invece più impegnate», commenta Beretta.

I corsi sono in genere annuali, da settembre a giugno. Ma alcune scuole, per facilitare l’inserimento di nuovi iscritti e per venire incontro alle esigenze lavorative più disparate dei propri studenti, organizzano corsi in due tranches, da settembre a gennaio e da febbraio a giugno. «E talvolta sono previste classi di passaggio per chi si iscrive dopo, così da riunire studenti che hanno conoscenze omogenee e facilitarne l’apprendimento», aggiunge Beretta. Proprio della didattica dell’italiano si parlerà nella seconda parte del seminario, che si aprirà con la relazione di Claudia Savino, docente di Italiano all’Università di Pavia e dell’Associazione F. Verga.

Chi frequenta un corso parrocchiale riceve alla fine un attestato, che riconosce l’impegno, ma che non ha alcun valore legale. L’unico strumento, infatti, per avere un riconoscimento ufficiale delle competenze acquisite, come per ogni altra lingua, è la certificazione internazionale. «Sono molti gli immigrati che oggi hanno bisogno di un documento ufficiale per poter accedere a corsi professionali oppure per trovare lavoro. Così oggi molte scuole si stanno attrezzando per organizzare lezioni che preparino i loro studenti a sostenere l’esame», conclude Beretta. Su questo tema verterà l’ultima relazione, che avrà come relatrice Renata Averna dell’Ufficio scolastico Regionale. Chiunque fosse interessato a iscriversi al seminario ha tempo fino al 17 ottobre.

Info: tel. 02.8556455 – 02.8556456.

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