Tra le tappe della visita pastorale dell’Arcivescovo a Rozzano, accoglie rifugiati e li sostiene nel percorso d’integrazione anche attraverso iniziative con altre realtà del territorio, nella convinzione, spiega la coordinatrice Sara Maida, «che lo scambio culturale possa essere una risorsa e non una difficoltà».

di Claudio URBANO

sara maida
Sara Maida

Quando oggi pomeriggio l’Arcivescovo arriverà a Casa di Betania, tra le tappe della sua visita nel Decanato di Rozzano, troverà una comunità che non vuole esserlo solo di nome.

Nata come centro di prima accoglienza per immigrati nel 1987, la Casa è ormai da alcuni anni nella rete ministeriale Sprar per l’accoglienza dei rifugiati. Chi viene ospitato qui, per sei mesi o un anno, fa tutto quanto possibile per essere sostenuto nel suo percorso di integrazione: dai corsi di italiano al supporto psicologico alla formazione professionale e alle esperienze di inserimento lavorativo attraverso le borse lavoro, fino, se possibile, all’aiuto per arrivare ad un’autonomia abitativa.

Non c’è però solo la parte di sostegno specialistico: «L’aspetto della formazione è fondamentale – puntualizza Sara Maida, coordinatrice della comunità -, ma uscendo dalla parte più tecnica sento di poter dire che gli ospiti qui trovano un luogo dove essere accolti ciascuno con le proprie specificità, anche sul lato emotivo. Chi arriva porta con sé quasi sempre una condizione di forte vulnerabilità, spesso non potendo più vivere una condizione di vicinanza familiare: trovare un posto dove poter riorganizzare le idee e dove cerchiamo di vivere il valore della comunità per gli ospiti è molto appagante».

«All’Arcivescovo – anticipa – racconteremo l’intenzione di prenderci cura anche del vissuto spirituale dei nostri ospiti, una cosa a cui teniamo molto: oltre alle parrocchie cattoliche, a Rozzano ci sono due moschee, c’è una chiesa evangelica e noi siamo a poca distanza da una chiesa ortodossa. Vorremmo, molto semplicemente, iniziare proponendo incontri conoscitivi con i responsabili delle varie comunità».

Nei prossimi mesi ad attendere Casa di Betania c’è anche un trasloco: «Ci sposteremo di pochi metri – spiega Maida, – ma condivideremo gli spazi della nuova casa con quelli dell’associazione Il Balzo, che si occupa di adulti con disabilità: un piano sarà sempre dedicato all’accoglienza dei migranti, poi ci saranno tre appartamenti destinati alla semiautonomia abitativa di adulti con disabilità». Una collaborazione tra realtà sociali, a Rozzano organizzate in una rete unitaria, di cui Maida sottolinea l’importanza. Perché la sfida di tutte le realtà di volontariato è farsi conoscere, avvicinare il territorio. Tanto più se a dover essere spiegata è una realtà delicata come quella dell’integrazione. Le iniziative e gli scambi con la comunità non mancano: dall’orto solidale – curato volontariamente dagli ospiti di Casa di Betania e il cui ricavato va a sostenere la rete di assistenza alimentare del Comune di Rozzano per le famiglie in difficoltà – fino ai percorsi nelle scuole sui temi della mondialità. «Cerchiamo – evidenzia Maida – di portare l’idea che lo scambio culturale possa essere visto come risorsa invece che come difficoltà». Esperienze e progetti che i responsabili e gli ospiti della comunità racconteranno all’Arcivescovo, insieme a una semplice merenda. Proprio come si fa in una casa.

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