Lettera aperta del Superiore provinciale della Congregazione dei Servi della Carità alle autorità regionali e nazionali: «Sono escluse dalla prima tornata, è necessario e urgente inserirle tra le priorità»
Anche le persone disabili dovrebbero essere tra le prime a ricevere il vaccino contro il Covid-19. Il Superiore della Provincia “Sacro Cuore” della Congregazione dei Servi della Carità-Opera Don Guanella ha inviato una lettera aperta al Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, al nuovo assessore al Welfare Letizia Moratti, al Direttore Generale del Welfare lombardo Marco Trivelli, al nuovo assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità Alessandra Locatelli, al Direttore Generale di Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità Giovanni Daverio, al Presidente della Commissione Sanità e Politiche sociali Emanuele Monti, al Presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi, ai vertici delle Direzioni strategiche ATS Insubria, Brianza, Pavia e Montagna e per conoscenza al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Ministro della salute Roberto Speranza e al Commissario straordinario per il contenimento Covid-19 Domenico Arcuri.
Così scrive don Grega: «Aperta la tanto attesa campagna vaccinale anti covid, ci troviamo a questo inizio anno finalmente a guardare con maggiore serenità al prossimo futuro e a poter dare ai nostri “beniamini”, così li chiamava il nostro fondatore Don Guanella, una concreta occasione di miglioramento nella quotidianità rispetto ai difficili mesi passati. Tuttavia ci troviamo a constatare l’assenza tra le priorità del piano strategico nazionale delle persone con disabilità accolte dal sistema socio sanitario in regime di residenzialità, che vengono così di fatto escluse dalla prima tornata vaccinale.
Nel periodo gennaio-marzo 2021 sono indicati tra i primi da vaccinare gli operatori sanitari, socio sanitari e le lungo degenze, ma tra queste si fa riferimento solamente alle RSA, dimenticandosi delle persone con disabilità ospiti nelle Comunità Socio Sanitarie e nelle Comunità Alloggio “sociali”.
Ricordiamo che la totalità delle suddette Unità di Offerta, parte del servizio socio sanitario lombardo, raggiungono un numero complessivo di poche migliaia di persone. A maggior ragione ci chiediamo il perché di una tale esclusione per le comunità socio sanitarie, quando rispetto ai protocolli di sicurezza le stesse vengono equiparate alle RSA e devono rispettare le stesse normative e delibere riservate alle RSA.
Da anni siamo impegnati in prima linea in Italia e nel mondo per tutelare le persone più fragili, insieme ai tanti enti che si occupano quotidianamente di assistenza socio sanitaria. Ci troviamo oggi in un contesto di preoccupazione, consapevoli che solo grazie a un constante confronto e un lavoro sinergico con gli attori competenti, potremo riuscire a superare questa complessa crisi sanitaria.
Come Opera don Guanella – Provincia Sacro Cuore – siamo presenti in Lombardia con 4 strutture, con circa 150 persone disabili accolte in regime residenziale e circa 140 accolte in regime diurno. È a nome loro, dei nostri operatori, oltre che nostro che portiamo alla vostra attenzione la necessità e l’urgenza di inserire tra le priorità nella distribuzione del vaccino anche gli ospiti di queste strutture.
Alla luce dei numerosi focolai, verificatisi nelle nostre Unità di Offerta come nel resto del Paese, che hanno esposto gli ospiti a rischi anche infausti per la loro salute, e del fatto che è dal febbraio scorso che i centri e le comunità per disabili sono soggetti alle ristrettezze delle Residenze per anziani, con le limitazioni sociali che ne derivano, ci sentiamo motivati a presentare questa istanza.
Dalla lettura delle priorità individuate dal piano strategico emerge il rischio di dover attendere, prima della vaccinazione delle persone con disabilità, la somministrazione del vaccino ad oltre ventisette milioni di persone (operatori socio sanitari, RSA e anziani over 80 prima e over 60 poi).
Se così fosse confermato, i tempi di vaccinazione delle persone con disabilità in regime di lungo degenza temiamo si possano allungare a dismisura. Siamo convinti, anche alla luce dell’autonomia regionale in materia, che poche migliaia di persone disabili potrebbero essere altrimenti inserite nel programma di vaccinazione.
Consapevoli delle difficoltà organizzative per l’allestimento dei Punti Vaccinali segnaliamo la disponibilità delle nostre strutture e del nostro personale sanitario, socio sanitario e amministrativo per facilitare il lavoro che sarà affidato ai team mobili, incaricati della vaccinazione».