I fondi d’eccezione messi a disposizione dalla Cei non sono aggiuntivi, ma semplicemente dirottati rispetto agli scopi a cui sono solitamente destinati. L’attenzione dell’Arcivescovo e il quadro in Diocesi
di Massimo
Pavanello
Incaricato diocesano Sovvenire
L’ordinario è la culla dello straordinario.
Ciò vale anche per i fondi d’eccezione – di cui si tratta in questa pagina – stanziati in occasione della pandemia. Essi derivano dallo strumento dell’8xmille, nato più di tre decadi fa, che raggiunge annualmente vari indirizzi di bisogno. La solidarietà che scaturisce dal suo alveo, ha un valore espressamente ecclesiale.
Mons. Mario Delpini, ha ripreso più volte il tema. Argomentando il rilievo, non solo orizzontale, di questo cespite. Basti citare le ultime uscite pubbliche, ufficiali e formali.
Durante la quaresima 2019, nel corso di un ritiro in Duomo, egli ha dato come impegno, ai preti ambrosiani, di riflettere sul sostentamento del clero, su quanto a loro è garantito e quali spazi di fraternità solidale apra nel presbiterio.
Nel piano pastorale 2019/20 («La situazione è occasione») l’arcivescovo, poi, ha riconosciuto che «questo sistema si è rivelato provvidenziale», ma insieme ha avvertito i fedeli di un rischio nel quale si sta cadendo: delegare al solo sistema il compito di provvedere alle necessità materiali della Chiesa.
Infine, nel febbraio 2020, Delpini ne ha scritto in «Amministrare con responsabilità», una lettera indirizzata ai membri dei Consigli degli affari economici parrocchiali.
Visto le cifre, l’onere morale non è indifferente.
Alla diocesi di Milano, nel 2019, sono giunti – tramite il canale ordinario dell’8xmille – circa 36 milioni di euro.
Il 20,1% è stato impiegato per il culto e la pastorale; il 19,4% per le opere di carità; il 56% per il sostentamento del clero; il 2,9% per l’edilizia di culto e l’1,7% per i beni culturali.
Insieme alle macro-uscite, meritano di essere nominate pure quelle devoluzioni che giungono capillarmente sul territorio ambrosiano.
Ogni Vicario episcopale dispone annualmente di settantamila euro per aiutare – in concerto coi decani – alcune realtà all’interno della propria Zona. Da fuori, possono sembrare spiccioli. Ma per talune opere sono davvero discriminanti: decidono della loro possibilità di avvio o della loro sussistenza. Negli anni, queste cifre sono state destinate come risposta a situazione di sfratti, a doposcuola, a cappellanie di carceri, ad attività oratoriane…
Le antenne – così abitualmente disseminate – sono un metodo acquisito che ha facilitato senz’altro l’individuazione del target cui rivolgere il denaro straordinario erogato nella stagione pandemica.
I dati ambrosiani sono pubblicati annualmente sul portale diocesano (www.chiesadimilano.it/sostegnochiesa), poiché la trasparenza è uno dei valori che persegue il Sovvenire. Un valore – insieme ad altri – veicolato anche attraverso la sensibilizzazione delle comunità, gli incontri formativi, la partecipazione a concorsi per la realizzazione di progetti locali (www.tuttixtutti.it).
Tutto ciò, è bene ricordarlo, è reso possibile da una semplice firma, che non costa nulla, posta sulla propria dichiarazione dei redditi.
La quota 8xmille, spettante alla Chiesa cattolica (dato MEF 2019), è stata determinata dal 79,94% dei dichiaranti. Non solo fedeli. A beneficiarne sono i cittadini italiani e, in alcuni casi, anche progetti situati in Paesi del Terzo mondo.
Per chiudere, una puntualizzazione a favore dell’ordinario apprezzamento dell’8xmille.
In questa circostanza di pandemia, si è parlato comunemente di «stanziamento straordinario» di euro. Ciò può suonare fuorviante, come fossero arrivati soldi aggiuntivi chissà da dove. In realtà, «straordinaria» è solo la destinazione dei fondi, non la raccolta.
La Cei – alla causale Coronavirus – ha dirottato infatti quasi un terzo del totale del proprio 8xmille annuo, solitamente usato per altri scopi. Riorganizzare le priorità. Anche questo è quotidiano impegno educativo.