L’Istituto milanese compie 25 anni, a causa del Covid da quest’anno affianca lo streaming alle lezioni in presenza, ma conserva immutate le finalità di formazione e ricerca. Ne parla il direttore monsignor Claudio Stercal

di Luisa BOVE

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Monsignor Claudio Stercal

Compie 25 anni il Centro studi di spiritualità di Milano, con sede presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (via dei Cavalieri del S. Sepolcro 3; tel. 02.863181; segreteria@ftis.it; www.ftismilano.it). La pandemia da Covid-19 non permette di festeggiare, tuttavia ha contribuito a lanciare una nuova sfida: quest’anno i corsi si svolgeranno in presenza per chi potrà, ma anche in streaming. «Questa novità corrisponde a un’esigenza che abbiamo sempre sentito, perché il corso in giorno feriale favorisce solo chi non lavora», spiega il direttore monsignor Claudio Stercal. Già durante il lockdown i docenti hanno dovuto imparare e fare lezione online nel secondo semestre, ora quindi continueranno anche con questa modalità.

Come è nato il Centro studi? 
Su iniziativa di padre Strapazzon, che gestiva l’Istituto regionale lombardo di pastorale presso il Seminario di corso Venezia a Milano: quando nel 1994 stava per chiudere si è rivolto a don Pino Colombo, all’epoca preside della Facoltà teologica, e gli ha chiesto di poter avviare lì qualche corso. Poi nel 1995 sono stati coinvolti alcuni enti promotori, come la Conferenza episcopale lombarda, religiose, religiosi e istituti secolari della Lombardia. E così con Strapazzon abbiamo avviato il nuovo Centro studi di spiritualità.

Quali erano le finalità?
Ha conservato sempre le sue due finalità di formazione e ricerca/riflessione. All’impegno formativo abbiamo assolto con un biennio di spiritualità, che proponiamo ancora oggi un giorno alla settimana con lezioni il giovedì dalle 9.15 alle 16. La classe è composta da studenti del primo e del secondo anno che frequentano tre corsi alla settimana ogni semestre, quindi 12 in due anni; poi chi sostiene gli esami al termine riceve un diploma, anche se non ha valore accademico.

E la seconda, quella sulla ricerca?
L’idea ispiratrice è di don Giovanni Moioli (grande teologo e maestro di spiritualità, ndr) di cui abbiamo iniziato a pubblicare l’Opera omnia edita da Glossa e Centro Ambrosiano: sono previsti 14 volumi e ne sono già stati pubblicati 8. Nel corso degli anni abbiamo organizzato una serie di convegni che si tengono a gennaio (a causa del Codiv-19 non si sa ancora se nel 2021 sarà riproposto) e le settimane estive residenziali. Rispetto alla ricerca abbiamo creato alcuni incontri per i docenti di spiritualità dell’Italia settentrionale. Inoltre curiamo la collana “Sapientia” di cui abbiamo già pubblicato 85 volumi, per esempio di Charles de Foucauld, Saint-Jure e Christian Chergé (uno dei monaci di Tibhirine). Ogni anno organizziamo tre seminari sui testi della tradizione cristiana, esaminando scritti di spiritualità che, grazie a una ventina tra docenti e cultori della materia, vengono in seguito pubblicati. Infine coltiviamo rapporti con i docenti d’Italia, con il forum delle Facoltà teologiche romane, con le associazioni internazionali di spiritualità>.

Quanti iscritti avete e chi frequenta il Centro?
Attualmente sono una sessantina. Ci sono persone che iniziano gli studi teologici da qui, per loro è il primo approccio alla spiritualità e alla teologia; ma vengono anche sacerdoti che nel loro curriculum di studi hanno studiato poca spiritualità, quindi frequentano i corsi per interesse personale. Inoltre abbiamo pensionati, catechisti, altri che partecipano nel tempo libero, altri ancora che trovano materiale per un approfondimento teologico. Questa è la caratteristica della spiritualità: tutti la “orecchiano”, a tanti interessa e quando si accostano alla materia trovano testi di grande qualità.

Per iscriversi occorrono requisiti particolari?
No, basta il diploma di maturità, come per la Facoltà teologica. Questo interesse plurale è dovuto al fatto che nei 12 corsi proponiamo: spiritualità biblica, utile anche per chi ha già studiato esegesi; storia della spiritualità, che nei Seminari si fa poco; corsi interdisciplinari (letteratura e spiritualità, arte e spiritualità, liturgia e spiritualità…) e di teologia su temi come la vocazione, la preghiera, la vita cristiana, la vita consacrata, tutti argomenti che in un percorso teologico restano sempre un po’ ai margini. È bello vedere che partecipano giovani, anziani, religiosi, sacerdoti, suore, italiani, stranieri e, frequentando tutti insieme come fossero una classe di scuola superiore, si crea tra gli studenti un legame interessante.

 

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