Il nuovo Rettore: «Un’occasione per riflettere su interrogativi non banali e che potrebbero stupire. A orientarci a fare della vita un dono è l’esperienza della tenerezza del Padre»
di Ylenia
SPINELLI
La Diocesi si prepara a celebrare la Giornata per il Seminario, in programma domenica 20 settembre. A Venegono da questa sera rientrano i seminaristi (44 al Biennio e 72 al Quadriennio) e riprende così la vita comunitaria, con un importante cambiamento ai vertici: un nuovo Rettore, don Enrico Castagna.
Con quali sentimenti accoglie questo incarico affidatole dall’Arcivescovo?
Da un lato c’è sempre la buona compagnia del senso di inadeguatezza, ma allo stesso tempo ritrovo in me una certa serenità, a motivo della vicinanza autorevole del nostro Vescovo alla vita del Seminario e a motivo del fatto che in questi anni, collaborando con monsignor Michele Di Tolve come prorettore, ho potuto scorgere la qualità di cammini proposti e accolti dai seminaristi e riconoscere, nella comunità degli educatori, la presenza di molteplici competenze e di una sincera passione educativa.
In questo tempo “inedito” come vivere la Giornata per il Seminario?
Quest’anno non è stato possibile condividere il tradizionale Convegno preparatorio e il materiale è stato inviato per e-mail alle parrocchie. Inoltre, a motivo di eventuali Comunioni o Cresime, la Giornata potrà essere celebrata anche in altre domeniche. Non bisogna però dimenticarne il significato: contribuire a quell’esercizio sapiente del «fare emergere le domande profonde», suggerito dal nostro Vescovo all’inizio di questo anno pastorale. Condividere le domande ci consente di evitare la stupidità di chi ritiene tutto scontato; le domande potrebbero persino indurci allo stupore.
Quali interrogativi potrebbero nascere dalla Giornata per il Seminario?
Domande come queste: che dono è per me, anche in questo tempo incerto, la presenza dei preti, di “quel” prete? Che dono posso essere per i miei preti, dentro una reciprocità vocazionale? Come possiamo indicare la necessità e la bellezza di questa forma di dedizione alla Chiesa? Perché direi (o non direi) a mio figlio, a mio nipote, a chi mi è affidato, che è possibile e bello diventare prete? Perché, ancor oggi, alcuni giovani e uomini scelgono di intraprendere il cammino di discernimento e formazione proposto dal Seminario? Che cosa ha da dirci il fatto che, in questo mese di settembre, alcuni giovani sono stati ordinati presbiteri, altri diventeranno diaconi, altri sono stati ammessi agli ordini sacri? Dalle domande più facilmente potrebbero sgorgare le invocazioni: «Sostieni, Signore, i preti nell’esercizio del loro ministero. Accompagna, con la tua grazia, coloro che sono in un cammino di discernimento. Manda operai alla tua messe!».
Che cosa suggerisce, in questo tempo difficile, il motto «Teneramente amati per seminare bellezza», tratto dall’Enciclica Laudato si’ di papa Francesco?
Mi fa pensare a tanta seminagione “bella” avvenuta nei mesi scorsi. Proprio nel dramma si sono visti meglio i segni “belli” della dedizione; ciò che passa solitamente inosservato (si pensi al lavoro impegnativo del personale sanitario) è potuto emergere con chiarezza. Allo stesso tempo questo motto intende indicarci che all’origine della seminagione “bella” vi è sempre l’esperienza dell’essere «teneramente amati». Ultimamente ciò che ci muove ogni giorno e ci orienta a fare della vita un dono è l’esperienza della tenerezza del Padre che ci raggiunge per mezzo del Figlio Gesù. La presenza di seminaristi e di preti proprio a questa sorgente trinitaria dell’amore vorrebbe richiamarci.
Come il Seminario si predispone concretamente a vivere i prossimi mesi, ancora caratterizzati dalla coesistenza col virus?
La comunità degli educatori ha condiviso alcune scelte e prodotto alcuni protocolli per affrontare le incognite dei prossimi mesi. La vita del Seminario riprenderà normalmente con l’attenzione a rispettare quelle norme di distanziamento e sanificazione che ormai tutti conosciamo. Sarà possibile partecipare, con le suddette cautele, ai cammini di accompagnamento vocazionale (i Non Residenti, le Vocazionali Adolescenti). Per ragioni prudenziali evidenti, non sarà invece possibile condividere, con ospiti esterni, quei momenti di veglia o di incontro che di solito erano proposti. Se condizioni di salute interna o esterna (purtroppo) lo richiedessero, i seminaristi del Biennio, di III e IV teologia saranno ospitati a gruppi di tre o quattro in alcune parrocchie; sarebbe così salva l’esperienza della fraternità e uno sguardo educativo. I seminaristi di V teologia (ormai prossimi al ministero) e i diaconi sarebbero ospitati dalla parrocchia cui sono già ordinariamente inviati. Lezioni, istruzioni, celebrazioni saranno inizialmente in presenza; se la situazione successivamente lo richiederà, si potrà far ricorso all’online come già si è sperimentato.