All'inizio dell'anno pastorale, nella prima delle quattro lettere alla Chiesa ambrosiana, l'Arcivescovo parla tra l'altro della ripresa di scuole e oratori, della pastorale giovanile, del secolo dell'Università Cattolica, dell'azione caritativa e del dialogo tra le istituzioni per il bene comune

di Pino NARDI

anno pastorale 2020 (J)

«Le attività della comunità cristiana, come la scuola e la vita sociale, riprendono dopo la pausa estiva di questo anno così tribolato, strano, frustrante. In questa ripresa è più che mai necessario “metterci l’anima” per diventare saggi, perché l’organizzazione delle iniziative e la predisposizione del calendario non possono essere il ripetersi per inerzia di quello che “si è sempre fatto”. Cerchiamo una sapienza che orienti le scelte, gli stili, le cose». Inizia così la prima delle lettere che l’arcivescovo monsignor Mario Delpini, indirizzerà alla Diocesi in questo nuovo anno pastorale, che si apre martedì 8 settembre alle 9.30 con il Pontificale in Duomo. Una lettera corposa, esigente, che indica il cammino – ma anche lo stile – che la Chiesa ambrosiana dovrà percorre in un periodo così particolare.

«I primi adempimenti del nuovo anno pastorale – scrive monsignor Delpini – potranno quindi essere passi verso la sapienza per interpretare il tempo che abbiamo vissuto e quello che stiamo vivendo, per invocare il dono dello Spirito che continui a custodire in noi i sentimenti che furono in Cristo Gesù e il pensiero di Cristo, per compiere esercizi di discernimento comunitario».

La preghiera per chiedere la sapienza nella vita quotidiana

Un discernimento che parte dalla preghiera innanzitutto alla Madonna: «Propongo che si intensifichino la devozione e la contemplazione di Maria, donna di fede, abitata dal timor di Dio, fedele fino alla croce, unita a Gesù fino alla gloria».

Preghiera e sapienza: «Il desiderio di saggezza dà buone ragioni per proporre con insistenza la preghiera per chiedere la sapienza nella vita quotidiana di ogni fedele e nel ritmo ordinario delle comunità. La sapienza di cui abbiamo bisogno non è anzitutto un insieme di nozioni da sapere, ma un gusto per la vita che ne gode il senso, ne sperimenta il mistero come buono».

Perciò l’Arcivescovo propone «all’inizio dell’anno pastorale, una pratica della preghiera che non sia tanto una “scuola di preghiera”, ma piuttosto un accompagnamento pratico e semplice che aiuti a consegnarsi alla comunione con il Padre per grazia dello Spirito Santo».

La sapienza e l’audacia degli inizi

Anche in questa lettera non manca l’invito dell’Arcivescovo a pensare con una mente fresca, a non sedersi sugli allori del già fatto. «La sapienza cristiana legge in ogni inizio un’occasione, una grazia, una novità. Tanto più in questo 2020: molte delle solite cose sono da reinventare. C’è in tutti noi un desiderio di ripensamenti coraggiosi sulla pratica pastorale, sugli atti essenziali che la caratterizzano e su tutto quanto si è accumulato con il tempo».9

Puntando sull’essenziale: «La ripresa dell’attività ordinaria è il tempo propizio non solo per raccogliere la lezione che viene dai mesi strani e complicati che abbiamo vissuto, ma anche per interrogarci insieme su come dobbiamo riprendere, su quali siano le cose essenziali, quali le zavorre, quale il segreto per l’irradiazione della gioia nel percorrere le vie di Dio verso la terra promessa».

Sono diverse le attenzioni e le proposte che l’Arcivescovo pone al centro della sua riflessione.

La Domenica dell’Ulivo (4 ottobre)

A partire dal “recupero” della Domenica delle Palme: «Propongo di caratterizzare il 4 ottobre come “domenica dell’ulivo”», che «intende incoraggiare la benedizione e la distribuzione dell’ulivo come messaggio augurale».

Un segno di speranza in un periodo così provato: «Nel tempo che abbiamo vissuto, l’epidemia ha devastato la terra e sconvolto la vita della gente. Abbiamo atteso segni della fine del dramma. La benedizione dell’ulivo o di un segno analogo deve essere occasione per un annuncio di pace, di ripresa fiduciosa, di augurio che può raggiungere tutte le case». Non è un caso che monsignor Delpini abbia scelto proprio il giorno in cui si fa memoria di san Francesco e nell’anno dedicato a rileggere e recepire l’enciclica di papa Francesco Laudato si’.

L’apertura degli oratori

Come tradizione a settembre si riaprono gli oratori. Eppure quest’anno «la festa di apertura merita di essere particolarmente voluta e preparata, così che possa essere una vera e propria festa della comunità cristiana che si ritrova» dopo i mesi di isolamento.

Gli oratori hanno svolto un ruolo molto importante nella Fase 2 e l’Arcivescovo lo sottolinea con riconoscenza: «Con la nostra passione educativa abbiamo giocato un ruolo importante per richiamare tutta la società alle attese e alle fatiche dei ragazzi e delle loro famiglie».

Dunque la festa degli oratori «può diventare quest’anno l’occasione per coltivare una lettura sapiente, continuare un coraggioso discernimento pastorale coinvolgendo le istituzioni del territorio, i diversi attori sociali a cominciare dalle famiglie e dai giovani. Così, proprio educando alla fede cristiana, i nostri oratori contribuiranno attivamente a una lungimirante costruzione di nuovi scenari sociali».

Le proposte di pastorale giovanile/universitaria, cioè vocazionale

Monsignor Delpini vuole puntare molto sui giovani sollecitandoli a «una matura assunzione di responsabilità: nella Chiesa e nella società sono chiamati a raccogliere la sapienza di vita trasmessa dagli anziani e a divenire sempre più consapevolmente testimoni gioiosi del Vangelo tra i loro coetanei, corresponsabili nella costruzione delle comunità cristiane».

Per questo lancia in Diocesi un progetto di ascolto e di ripensamento camminando «insieme nella prospettiva di una “sinodalità missionaria”», coordinando le pastorali giovanile e universitaria. «La pastorale giovanile diocesana quest’anno propone il percorso denominato Senza indugio: i giovani inviati dai decanati e da diverse realtà ecclesiali (movimenti, associazioni…), insieme ad alcuni adulti significativi delle nostre comunità, ci aiuteranno a rileggere la pastorale giovanile in chiave missionaria, in ascolto dell’esortazione post-sinodale Christus vivit di papa Francesco». Per questo «le comunità pastorali e decanali saranno coinvolte, in particolare nei mesi di febbraio e marzo, in un discernimento comunitario».

Il secolo dell’Università cattolica

Un’attenzione particolare quest’anno sarà rivolta all’Ateneo di largo Gemelli, che festeggerà tra pochi mesi il secolo di vita: «La celebrazione del centenario dell’Università cattolica offre anche la possibilità di rileggere l’audacia, la lungimiranza, la determinazione, la capacità di coinvolgimento popolare dei promotori del sogno dei cattolici italiani». Tra le varie figure sarà approfondita in particolare la conoscenza di Armida Barelli.

La carità non ha mai fine

La Chiesa ambrosiana da sempre associa l’impegno pastorale all’attenzione agli ultimi. «Le attività di assistenza e di carità che impegnano le comunità cristiane e più ampiamente le realtà ecclesiali non si sono mai interrotte», «intervenendo senza escludere nessuno, rispondendo ai bisogni con la “fantasia della carità” che i territori hanno saputo sperimentare e far crescere».

Ma l’Arcivescovo guarda oltre, sollecitando strade: «È necessario ora pensare a nuovi inizi: sarà richiesta la disponibilità a creare le condizioni per nuove forme di carità anche diverse da quelle che abbiamo sperimentato finora, per non lasciare indietro nessuno». Anche raccomandando iniziative di formazione alla carità: «La Caritas diocesana propone al riguardo incontri e un percorso che, situandosi nel solco della Laudato si’, ci aiuti a rileggere le sfide del tempo presente alla luce della sapienza che Dio ci ha donato nel suo Figlio».

La “riapertura” delle scuole

In questi mesi la scuola è stata sacrificata, provocando non pochi problemi.

Scrive l’Arcivescovo: «L’ottusa e ostinata censura sul servizio che la scuola pubblica rende al futuro del Paese e sul contributo che la scuola pubblica paritaria rende al sistema scolastico ha causato sofferenze profonde, fino a indurre alla resa e alla chiusura di scuole paritarie. La complicazione delle procedure e gli aspetti organizzativi talora finiscono per oscurare la cura per l’educazione e l’istruzione delle giovani generazioni».

Monsignor Delpini sollecita «a pretendere l’aiuto delle istituzioni: alle nostre comunità sta a cuore offrire percorsi educativi per tutti, per tutte le condizioni sociali, per i ragazzi di ogni provenienza che abitano in Italia. Per tutti siamo un Paese ospitale che pratica i valori dell’umanesimo: la stima per ciascuno, la valorizzazione per le capacità di tutti, l’educazione alla convivenza civile, la verità della speranza, la fiducia in Dio».

La sorpresa della santità adolescente

«La beatificazione di Carlo Acutis sarà celebrata nel pomeriggio di sabato 10 ottobre ad Assisi. È l’invito per tutti, in particolare per gli adolescenti, a conoscere e a lasciarsi ispirare da un coetaneo, simpatico, moderno, lieto, ad apprezzare la vocazione alla santità con i tratti sorprendenti e affascinanti dell’adolescenza».

La Chiesa dalle genti

«La nostra generazione è alla ricerca di una cultura diversa. Il fenomeno migratorio favorisce il mescolarsi di persone che portano con sé diverse tradizioni, culture, religioni. In questo globalizzarsi del movimento, quindi anche dell’inquietudine, del confronto, dello scontro, la Chiesa cattolica è chiamata a riconoscere la sua vocazione a essere casa ospitale per tutti i fratelli e le sorelle».

L’Arcivescovo rilancia con forza il cammino che ha animato il “Sinodo minore”: «Nell’esperienza della pandemia abbiamo osservato che la Chiesa dalle genti è una realtà concreta e capillare che si rivela nel quotidiano». Un percorso che va alimentato quotidianamente, diventando uno stile e la cifra della Chiesa ambrosiana: «Invito tutte le comunità a partecipare con intelligenza, docilità allo Spirito, disponibilità costruttiva all’impegno di recezione del “Sinodo minore” accogliendo le proposte della Consulta, dando vita alle assemblee decanali, compiendo scelte concrete, ancorché “sperimentali”, per essere la Chiesa che il Signore vuole».

«Il “Sinodo minore” ci ha insegnato che “Chiesa dalle genti” non coincide con e non può essere soltanto la “Chiesa dei migranti”: è invece la Chiesa che riconosce la ricchezza dei carismi che la abitano».

Essere Chiesa, essere missione

Altro pilastro è la dimensione missionaria: «Rilancio anche quest’anno l’invito: l’interpretazione della missione è una sfida importante per riconoscere la verità e la potenzialità innovativa della natura missionaria della Chiesa: “O la Chiesa è missionaria o non è la Chiesa di Gesù”». Per farlo l’Arcivescovo chiede «l’aiuto di preti, laici, famiglie che hanno vissuto l’esperienza fidei donum».

Anche in questo caso i protagonisti dovranno essere i giovani: «La tradizionale Veglia missionaria, che vivremo il prossimo 24 ottobre, sarà preceduta da un momento di incontro e ascolto mondiale e interreligioso, organizzato dai giovani presso il centro del Pime, in cui condividere questo respiro mondiale e profondamente cattolico».

Gente pensosa per l’onesta ricerca della sapienza

I cattolici in dialogo con tutti. È un compito esigente quello che l’Arcivescovo affida ai credenti: «Cercare l’incontro, ascoltare volentieri le narrazioni di persone che non condividono la nostra fede, ma sono onesti cercatori della sapienza. Le nostre città ospitano molte persone studiose, pensose, forse anche irrequiete e polemiche. Hanno anche loro qualche cosa da dirci, hanno domande e risposte che non ci sono consuete e talora ci inquietano e ci mettono a disagio. Non è una buona ragione per non ascoltarle».

Ecco la proposta: «Si costruiscano per iniziativa delle nostre comunità occasioni di confronto, senza complessi di inferiorità, senza presunzioni apologetiche: si condivida l’umiltà della ricerca di percorsi di sapienza che aiutino a dare un nome alla vita, al suo splendore e alle sue miserie».

Una “sapienza politica” per servire al bene comune

Capitolo importante dedicato da monsignor Delpini alla città dell’uomo: «Si avverte il bisogno di una “sapienza politica” per servire al bene comune». Un confronto decisivo per il futuro della società milanese e italiana. «Credo che sia urgente approfondire i percorsi già timidamente avviati per condividere un’interpretazione del bene comune e dei mezzi per perseguirlo, per propiziare la formazione di persone e di corpi intermedi che offrano un contributo per l’amministrazione della città, per la politica italiana, per l’Europa, e per tutti gli ambiti della vita della nostra società e della comunità internazionale».

Insomma, la formazione di una nuova classe dirigente seria, preparata, ispirata a valori fondamentali, anche a partire da un patrimonio come l’Istituto Toniolo e la Cattolica, raccogliendo «la testimonianza di un mondo cattolico italiano che ha dato al Paese e all’Europa un contributo decisivo».

Monsignor Delpini rilancia «l’urgenza di un’alleanza tra soggetti e istituzioni perché, in un momento delicato e decisivo come quello attuale, Milano possa essere aiutata a raccogliere energie e risorse per vivere quella ripartenza che tutti auspichiamo, ma che si fatica ad attivare. Occorre trovare insieme e senza sprecare troppo tempo gli ingredienti e le strategie perché Milano sia ancora capace di generare vita buona per tutti».

La Chiesa ambrosiana mette in campo le sue risorse: i Dialoghi di vita buona, le attività dei centri culturali cattolici e delle sale della comunità, i propri itinerari di formazione sociopolitica, le competenze della Commissione arcivescovile per la Promozione del bene comune.

 

 

Ti potrebbero interessare anche: