Per sostenere gli aiuti alla popolazione libanese avviata una raccolta di contributi economici. Incolumi le due volontarie del servizio civile all'estero presenti nella capitale
In seguito alla devastante esplosione nel porto di Beirut avvenuta il 4 agosto, Caritas ambrosiana lancia una raccolta fondi e stanzia un primo contributo di 20 mila euro per sostenere gli aiuti alla popolazione.
Dal giorno dopo la tragedia che ha ferito la capitale del Paese dei cedri, la Caritas Libano ha iniziato degli interventi di emergenza. Ha distribuito 2.300 pasti caldi alle famiglie vulnerabili in tende di emergenza dove fornisce anche pronto soccorso medico e psicologico. Ha attivato numeri verdi per facilitare le richieste di assistenza e coordinare i volontari. Ha dotato gli operatori impegnati nel campo di dispositivi di protezione individuale e di mascherine per proteggersi dal Covid 19 ma anche dalla tossicità dell’atmosfera. Nel frattempo sta già allestendo le cliniche mobili accanto alle tende ed è pronta a lanciare un piano a lungo termine per la distribuzione dei kit alimentari e igienici.
«Siamo profondamente addolorati per quello che è accaduto e in segno di vicinanza vogliamo sostenere i tanti operatori della Caritas Libano alla quale ci lega una relazione di amicizia che dura da anni», dichiara Luciano Gualzetti, direttore di Caritas ambrosiana.
Proprio in virtù di quella relazione, erano presenti a Beirut anche due volontarie del servizio civile all’estero che fortunatamente, pur avendo subito gravi danni alla loro abitazione, sono incolumi e stanno bene.
Gli operatori sul campo parlano di una scena apocalittica. La devastante esplosione nel porto di Beirut prodotta dall’innesco di circa 2.700 tonnellate di nitrato di ammonio confiscato ha causato la morte di oltre 100 persone e il ferimento di oltre 4.000 persone. Ma la ricerca è ancora attiva per il ritrovamento di altri sopravvissuti e vittime. La detonazione ha fatto crollare balconi, ha frantumato finestre e ha divelto i mattoni dagli edifici. Secondo gli esperti il tragico evento è paragonabile a un terremoto di magnitudo 4,5. Il boato è stato avvertito anche a 150 miglia di distanza nella vicina isola di Cipro.
Ospedali e medici stavano già segnalando la carenza di forniture mediche vitali come anestetici, farmaci e punti di sutura molto prima dell’esplosione. Erano già in grande difficoltà per riuscire a pagare il personale sanitario e stavano lavorando per far arrivare dall’estero nuove attrezzature.
Molti ospedali respingevano casi non critici per risparmiare risorse.
In seguito all’esplosione, almeno 4 ospedali sono stati colpiti, compreso l’ospedale St George, uno dei più grandi della città. È stato così gravemente danneggiato che ha dovuto chiudere e spostare i pazienti in altri ospedali. Scene caotiche e molti feriti sono stati allontanati e trasferiti negli ospedali fuori Beirut. Anche il personale medico è stato ferito, almeno 4 infermieri sono morti e cinque medici sono stati feriti. L’esplosione li ha colti mentre stavano curando i pazienti sui marciapiedi delle strade.
Insicurezza nazionale
Il Libano che ha subito un forte aumento dell’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari sta registrando enormi problemi alimentari. La disponibilità di cibo nel Paese è ad alto rischio soprattutto dopo che l’esplosione ha danneggiato due depositi di grano che erano fondamentali per garantire le forniture.
Questa esplosione avrà effetti a lungo termine sulla precaria sicurezza alimentare del Libano. Inoltre il grano immagazzinato nei depositi intorno al porto potrebbe essere contaminato e quindi inutilizzabile.
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