Le risultanze dell’ultima sessione del Consiglio pastorale diocesano, a cui l’Arcivescovo ha prorogato di un anno il IX mandato. Il rinnovo è in programma nella primavera 2021
di Suor Anna MEGLI e Valentina SONCINI
Piano piano si riprende la via interrotta con il lockdown: le attività, il lavoro, le uscite ricominciano a scandire le giornate. Proroghe, rinvii, slittamenti hanno caratterizzato un’ampia gamma di realtà per consentire di concludere o definire ciò che improvvisamente ha dovuto interrompersi.
Anche il Consiglio pastorale diocesano è tra le realtà che si stanno rimettendo in cammino con un nuovo tempo di lavoro: il Consiglio diocesano in carica avrebbe dovuto terminare il suo IX mandato con la sessione del 18-19 aprile scorso, invece l’Arcivescovo ha voluto allungare la vita di questo Consiglio per un anno. Le elezioni e le nomine saranno infatti nella primavera del 2021.
La ragione di questa proroga sta nel fatto che gli organismi che maggiormente definiscono i membri del Cpd sono i Consigli pastorali decanali, che proprio erano oggetto di confronto e rilancio nello scorso inverno-primavera. Ora riprende il cammino di confronto su questo punto. La commissione congiunta, composta dai coordinatori di zona del Consiglio pastorale diocesano, da alcuni membri del Consiglio presbiterale e dalla segreteria dei Decani, si troverà a breve per preparare la prossima sessione del 21-22 novembre, portando così a compimento la riflessione sui Consigli pastorali decanali in occasione del loro rinnovo. Successivamente sarà possibile nominare i membri del Consiglio pastorale diocesano per il suo X mandato. L’attuale Consiglio pertanto, oltre alla sessione del novembre prossimo, celebrerà altre due sessioni: il 27-28 febbraio e il 24-25 aprile 2021.
L’ultima sessione
L’Arcivescovo stesso ha annunciato questa scelta di prorogare il IX mandato nella XV sessione, tenuta on line il 20 giugno. Proprio da questa sessione è ripreso il percorso del Cpd, voluto per offrirci reciprocamente uno spazio di ascolto, di riflessione e di raccolta di quanto maturato in ciascuno e nelle proprie realtà ecclesiali in questo tempo. Ne è emerso un quadro ricco di risonanze che in breve proviamo a riprendere, proprio perché questa interruzione non è stata una parentesi da dimenticare, ma un tempo carico di dramma e di speranza, di paure e di affidamenti dal quale è sorta la domanda: «Cosa vuole dirci oggi Dio?».
Dagli interventi dei consiglieri è emerso che in questo tempo abbiamo vissuto la nostra fede con altri occhi, e maggiore maturità. Grazie a tante offerte dei media non abbiamo cessato di far parte di una comunità, anzi abbiamo potuto essere partecipi di una comunità molto allargata grazie al Papa e al nostro Vescovo.
La reazione della nostra gente è stata pronta e bella, all’insegna della creatività e fantasia lodate anche dal Papa. Si è trovato un altro modo di fare ed essere Chiesa: rosari, preghiere, vie crucis nelle varie reti, Sante Messe in streaming, video per i bambini e ragazzi della iniziazione, telefonate per chi non possedeva mezzi tecnologici.
La pandemia è stata un richiamo forte alla corresponsabilità, ma anche all’essenzialità, ai gesti piccoli e semplici: lo sguardo di prossimità pieno di tenerezza, il gusto della natura pulita, la riscoperta del Rosario e la sua recita quotidiana, nuove relazioni fra giovani per la consegna della spesa, le telefonate a persone anziane o sole o malate, la preghiera e qualche liturgia in famiglia.
Rimanendo in contatto tra noi nelle tante comunità cristiane sparse nel territorio della Diocesi, siamo riusciti a stare vicini a coloro che avevano più bisogno e con la forza della fede ci siamo confortati a vicenda. La speranza non è mai mancata grazie soprattutto ai più piccoli, che con la loro spontaneità hanno saputo tenerci lontano dai pensieri più brutti.
Come tornare a progettare il futuro, facendo tesoro dell’esperienza vissuta? Quali passi concreti immaginare per una ripresa? I consiglieri intervenuti hanno sottolineato la necessità di rileggere quanto vissuto per:
- creare una narrazione non univoca, ma comune, che interpreti l’esperienza religiosa vissuta;
- comprendere come siamo cristiani quotidianamente, come siamo comunità, celebriamo, facciamo pastorale, collaboriamo col territorio e le istituzioni; come abbiamo gestito i soldi (per il personale, o strutture magari vuote?);
- riconoscere le possibilità emerse e discernere dove lo Spirito vuole condurci
Importante sarà aiutarci a tornare a celebrare l’Eucaristia con il popolo- il sacramento che ci fa Chiesa -, dopo che per mesi non è stato possibile, e valorizzare le celebrazioni domestiche proposte in questi tempi come occasione per mettere la Parola di Dio e la preghiera al centro della casa, della famiglia.
Al termine dell’incontro, nella difficoltà di sintetizzare i tanti e ricchi interventi, l’Arcivescovo ha invitato a:
sostare per capire, recuperare le domande che hanno guidato questa sessione, perché diventino domande presenti capillarmente nel vissuto della nostra gente. «Dammi signore la sapienza che siede accanto a te in trono »: l’Arcivescovo suggerisce che tutto l’anno possa essere un’invocazione di sapienza. Cerchiamo la sapienza cioè il modo cristiano di interpretare il vissuto, il modo insegnato dallo Spirito Santo di entrare nelle vicende personali, di Chiesa, della società civile, del nostro mondo.
coltivare la spiritualità del frammento, cioè dire che non abbiamo, non siamo capaci di una sintesi complessiva, ma dobbiamo abitare il particolare e aprirlo alla grazia di Dio. Il frammento vuol dire che anche il gesto minimo di buon vicinato, con gli anziani, il gesto quotidiano è importante e questo frammento si ripercuote anche nelle scelte di una comunità che non possono essere uguali per tutti.
E ora? Tutti noi siamo autorizzati a pensare a qualcosa di “inedito” e a interrogarci sul nostro futuro, anche su quello del volto di Chiesa che i decanati potranno concorrere a testimoniare.
Ora la sfida è quella di fare “nuove” tutte le cose.