Impiegata nel settore della ristorazione, ha perso il lavoro durante la pandemia e non ha ancora ricevuto il sussidio di disoccupazione, ma è stata aiutata tramite il Fondo San Giuseppe: «Troppa burocrazia allunga i tempi, la Chiesa è vicina alla gente»
di Luisa
BOVE
La burocrazia pubblica è nemica dei poveri. È questa in sintesi l’esperienza di Valentina Aramu, 28 anni, di origini sarde, che vive a Casorate Sempione con il suo compagno e il piccolo Mattia, di quasi due anni. È molto grata alla Diocesi, che l’ha aiutata in poco tempo attraverso il Fondo San Giuseppe. Valentina lavorava a Malpensa, in una pizzeria al Terminal 1, ed era al secondo rinnovo del contratto a tempo determinato. La ristorazione è proprio uno dei settori più colpiti dal punto di vista economico in questi ultimi mesi, a causa del coronavirus.
Cosa è successo?
Dopo la scadenza al 31 marzo scorso dovevano rinnovarmi il contratto, ma eravamo in piena emergenza Covid e purtroppo hanno dovuto lasciarmi a casa insieme ad altri colleghi occupati a tempo determinato; gli altri invece sono passati alla cassa integrazione, almeno erano pagati. Così ho iniziato a chiedere informazioni per sapere come ottenere gli aiuti statali e ho preparato tutti i documenti che servivano per presentare domanda di disoccupazione. Nonostante abbia inviato richiesta attraverso il sito dell’Inps, a oggi non mi è ancora arrivato niente, nonostante abbiano accettato la domanda.
Come avete fatto a tirare avanti?
Il mio compagno ha ricevuto 600 euro di cassa integrazione previsti per i lavoratori con contratto agricolo. Quindi dal punto di vista economico il primo mese abbiamo avuto a disposizione quella somma per provvedere a tutte le spese; poi il secondo mese doveva aumentare di 100 euro e invece ne sono arrivati 500, ora sono scesi a 400 euro, ma non li abbiamo ancora visti. A maggior ragione ringrazio di aver trovato il Fondo San Giuseppe, perché altrimenti eravamo a terra. Abbiamo passato alcuni mesi di difficoltà nei pagamenti dell’affitto, delle bollette e di altre spese.
Da chi avete saputo del Fondo?
Attraverso un conoscente che frequenta assiduamente la parrocchia. Prima siamo riusciti a ricevere i buoni per la spesa erogati dal Comune di Casorate (unico aiuto pubblico), poi ci ha inviato dalla responsabile Caritas che ci ha parlato delle varie possibilità, tra cui il Fondo. Infine ho avuto il contatto di Lorenzo Todeschini, responsabile Caritas di Somma Lombardo, che molto gentilmente mi ha spiegato quali erano i documenti necessari per accedere al Fondo San Giuseppe. All’inizio di giugno siamo riusciti a presentare la domanda e non c’è voluto molto, perché mercoledì mattina sono andata in parrocchia a ritirare la prima rata del Fondo (500 euro): così riesco a pagare l’affitto. Hanno stabilito che ce li daranno per tre mesi, la somma è calcolata in base alle spese che dobbiamo affrontare.
Ora finalmente potete tirare il fiato?
Sì, dopo mille richieste siamo più tranquilli. La Diocesi invece si muove molto più velocemente, non mi aspettavo di ricevere prima questi soldi rispetto alla disoccupazione, eppure vi si dovrebbe accedere facilmente. Sono molto contenta che la Chiesa sia così vicina alla gente, perché con lo Stato i tempi si allungano, c’è sempre troppa burocrazia e alla fine si ottiene davvero poco. L’ho notato soprattutto in questa situazione di emergenza, in cui le persone dovrebbe essere più tutelate e invece sono abbandonate a se stesse. Per questo ringrazio che ci siano organizzazioni al di fuori dello Stato che si muovono liberamente.
Prospettive future?
Nei giorni scorsi ho trovato lavoro a Somma Lombardo, da McDonald’s, ho già portato i documenti per redigere il contratto: sarà un part-time di tre mesi oppure un apprendistato. Spero di iniziare in settimana, finalmente qualcosa si muove, stiamo uscendo dall’incubo».