Tra i nuovi missionari del Pime anche il giovane Catan, cresciuto in una famiglia ad alta vocazione missionaria (lo sono anche uno zio, un fratello e una sorella). Dagli studi resi possibili da un’adozione a distanza al prossimo servizio d’animazione nella casa dell’Istituto a Treviso
«Noi amiamo perché egli ci ha amato per primo». È questa frase del capitolo quarto della prima lettera di Giovanni, il brano della Scrittura che i nuovi missionari del Pime del 2020 hanno scelto per la loro ordinazione. Ed è un amore che si incarna sempre in una rete di relazioni concrete, come racconta bene – per esempio – la storia di Fel Catan, candidato al sacerdozio, filippino, originario di Sirawai, nella grande isola di Zamboanga.
La sua è una vocazione nata proprio nel solco della presenza del Pime in questa terra: lo stesso zio di Fel, padre Romeo Catan, è stato infatti il primo filippino a diventare missionario del Pime. La vocazione di Fel è anche frutto dell’amicizia e della generosità di tanti benefattori del Pime in Italia: è stato infatti grazie al sostegno a distanza – la forma di «adozione» promossa da più di cinquant’anni dai missionari per affidare a una famiglia in Italia l’aiuto economico a un ragazzo o a una ragazza bisognosa in missione – che Fel e i suoi cinque tra fratelli e sorelle a Sirawai hanno avuto la possibilità di studiare. Ed è dentro a questa logica del dono che è cresciuta la chiamata al sacerdozio.
«Se non ci fossero stati tutti quei problemi sarei entrato subito in Seminario – ha raccontato Fel alla rivista del Pime Mondo e Missione -, ma sul mio desiderio vinceva sempre la preoccupazione per la mia famiglia, la necessità di aiutare i miei genitori e i miei fratelli». Così il cammino è continuato in parrocchia fino alla fine degli studi non solo suoi, ma anche di tutti i suoi fratelli. «Solo allora sono andato dal mio parroco, padre Sandro Brambilla, anche lui missionario del Pime, e gli ho detto che volevo diventare prete – continua Fel -. Lui mi ha chiesto che tipo di prete volevo diventare. Sono rimasto sorpreso: non sapevo ce ne fossero diversi… Per me il sacerdote e il missionario erano due figure che coincidevano. Li avevo sempre visti come uomini senza paura, pieni di zelo, che non pensavano a se stessi e non volevano tornare a casa nemmeno per i pochi mesi delle loro vacanze. Per questo ho risposto a padre Brambilla che volevo diventare come lui».
Ed è stato un esempio contagioso anche in famiglia: suo fratello Feljun ha infatti deciso di intraprendere la stessa strada per diventare anche lui missionario e ora ha incominciato il suo percorso di formazione sempre nel Seminario di Monza. «Con noi due e mia sorella, che è suora – racconta Fel -, tre fratelli su sei hanno intrapreso la strada verso il sacerdozio o la vita religiosa. Merito di mia mamma, che ha sempre pregato perché tutti i suoi figli diventassero preti…».
Dopo l’ordinazione sacerdotale padre Fel Catan è già stato destinato all’Italia dove presterà per qualche anno servizio nell’animazione missionaria, nella casa del Pime a Treviso. Per trasmettere anche a tanti altri giovani la stessa logica del dono senza riserve toccata con mano a Sirawai.