Nella domenica di Pentecoste in Santo Stefano la Messa dell’Arcivescovo solo con cappellani e rappresentanti delle comunità dei migranti (diretta su Fb). Ma don Vitali spiega perché sarà comunque un appuntamento importante

di Stefania Cecchetti

festa delle genti a Santo Stefano

Festa delle genti in tono minore quest’anno, a causa del Coronavirus. L’appuntamento, che in occasione della Pentecoste raduna tutte le persone migranti che vivono sul territorio della Diocesi di Milano, per questa volta si limiterà solo alla celebrazione eucaristica. L’arcivescovo sarà presente domenica 31 maggio nella chiesa di Santo Stefano, la parrocchia personale dei migranti a Milano, per celebrare alle 11 la Messa della Domenica di Pentecoste.

«Sono una trentina le comunità di migranti presenti sul territorio della Diocesi – spiega don Alberto Vitali, responsabile diocesano della Pastorale dei migranti -. I gruppi più numerosi sono quelli dei filippini, composto da ben nove comunità, e dei latino-americani. Poi ci sono le comunità cinese, coreana, srilankese, eritrea, egiziana, albanese, polacca. I rumeni hanno due comunità, di rito latino e di rito bizantino, così come gli ucraini, che contano un gruppo a Milano e uno a Varese. C’è poi il gruppo dei francofoni, cioè la comunità francese e quella africana di lingua francese, e la comunità anglofona, che comprende inglesi, statunitensi e una delle nove comunità filippine».

Una moltitudine di lingue e di popoli – di genti, per l’appunto – che quotidianamente si ritrova per celebrare la Messa e per le diverse attività pastorali, ma che nella festa di Pentecoste ha una straordinaria occasione comune. Sta tutta qui l’importanza di questo appuntamento, secondo don Vitali: «Nel corso dell’anno i migranti hanno diverse ricorrenze tradizionali in cui incontrarsi e fare festa per gruppi omogenei. La Festa delle genti è una delle poche occasioni in cui il filippino e il coreano possono incontrarsi e conoscersi».

Quest’anno, naturalmente, le precauzioni necessarie a causa del coronavirus non consentiranno il consueto clima di grande festa, alla presenza di tante persone, come spiega ancora don Vitali: «La capienza massima della chiesa, con le norme di sicurezza anti Covid, è di 104 persone. Quindi parteciperanno solo i cappellani con una o due persone in rappresentanza di ognuna delle comunità». Ci sarà in ogni caso la diretta Facebook sulla pagina Santo Stefano Migranti, e sarà comunque un momento importante per una popolazione, quella dei migranti della Diocesi, che ha patito in modo particolare le conseguenze del lockdown: «I migranti – afferma don Vitali – sono come sempre l’anello più debole della catena nel mondo del lavoro, soprattutto quelli precari. Ma anche chi è in regola si trova in grande difficoltà. Penso a colf e badanti, che sono state molto penalizzate dall’arrivo della pandemia: le più sfortunate sono state lasciate a casa, perché i datori di lavoro non volevano correre rischi. Quelle “fortunate” sono state ospitate dalla famiglia 24 ore su 24, lavorando di fatto tutto il giorno allo stesso stipendio che prendevano per qualche ora».

Le comunità, in compenso, non hanno mancato di essere un sostegno per queste persone, nonostante l’impossibilità di trovarsi faccia a faccia: «Tutta la pastorale dei migranti – racconta don Alberto Vitali – in questo periodo è stata trasferita sui social. Oltre naturalmente alla celebrazione domenicale, tante attività: dalla recita del Rosario tutti i giorni, al commento quotidiano al Vangelo. Ognuno ha fatto cose diverse, tutte nel segno della continuità e della vicinanza».

 

 

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