L’Arcivescovo guarda alla Settimana Santa fortemente condizionata dall’emergenza pandemica: «Anche nella prima Pasqua Gesù si manifestò agli Apostoli chiusi in casa»

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L’impossibilità a trovarsi per le «celebrazioni più caratteristiche di tutto l’anno liturgico, il momento centrale della nostra fede» è «mortificante non solo per il Vescovo, ma per tutta la comunità». Così l’Arcivescovo definisce la Pasqua che ci apprestiamo a vivere, fortemente condizionata dall’emergenza pandemica. Tuttavia, «anche la prima Pasqua è stata celebrata così», con la manifestazione di Gesù risorto agli Apostoli che si trovavano chiusi in casa, ai quali recò gioia e l’invito alla missione, con l’inizio «di una storia nuova». L’Arcivescovo prega perché anche in questa Pasqua le nostre case «siano visitate dal Signore e riempite di gioia».

Di fronte al desiderio dei fedeli di partecipare come possibile alle celebrazioni trasmesse dai mezzi di comunicazione, l’Arcivescovo sottolinea: «Sono contento se sono in tanti a seguirle e anche se si prega singolarmente o in famiglia. Certo, manca qualcosa di decisivo. Tuttavia, anche per seguire la Messa in tv occorre una certa disciplina», fatta di calma e raccoglimento.

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