Invito alla Settimana Autentica per rivivere, anche se con modalità del tutto particolari, le tappe di un mistero di morte e risurrezione che dona al mondo salvezza, vita e speranza

di monsignor Claudio MAGNOLI

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Il 1° marzo iniziava la Quaresima. Lo sconcerto di non poterci recare, in quel giorno, alla messa in parrocchia ci ha forse reso meno attenti alle stupende parole della prima orazione della messa: «Assisti, o Dio di misericordia, la tua Chiesa, che entra in questo tempo di penitenza con animo docile e pronto, perché, liberandoci dall’antico contagio del male, possa giungere in novità di vita alla gioia della Pasqua». Era il preannuncio della mèta: la liberazione dal «contagio» del male; la gioia di fare Pasqua.

Da allora sono trascorse cinque settimane e nella Domenica delle Palme ci introduciamo nella settimana di Passione, che è «santa» e «autentica». La vivremo senza il calore delle nostre assemblee parrocchiali e, soprattutto, nell’impossibilità di accostarci alla comunione pasquale. Eppure, sintonizzati con le celebrazioni dell’Arcivescovo in Duomo, anche quest’anno rivivremo le tappe di un mistero di morte e risurrezione che dona al mondo salvezza, vita e speranza.

Ogni anno la messa per la benedizione degli ulivi e delle palme ci vedeva accorrere numerosi. L’ulivo benedetto è sempre stato una presenza gradita nelle case, perché segno di benedizione, di prosperità e di pace. Quest’anno «la benedizione e la distribuzione degli ulivi benedetti viene rimandata… al termine dell’emergenza sanitaria». La messa sarà perciò quella «nel giorno», tutta intrisa di rimandi alla Passione del Signore. Non verrà annunciato il Vangelo dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, ma quello dell’unzione di Betania («Maria… prese trecento grammi di profumo… assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù»), che prefigura la sepoltura del Signore. E la Lettera agli Ebrei ci indicherà come vivere questa Settimana: tenendo fisso lo sguardo su Gesù, l’innocente che si sacrifica per noi, il giusto che prende su di sé il peccato del mondo e lo redime.

È qui anticipato ciò che rivivremo nel Triduo Sacro, dalla sera del Giovedì santo alla domenica di Pasqua. La messa nella Cena del Signore, celebrata tra i Vespri, sarà il primo appuntamento. Con esso prende il via la lettura della Passione secondo Matteo, che farà da filo conduttore alle celebrazioni dei tre giorni. La lettura vigiliare del Libro di Giona, già attestata da Sant’Ambrogio, prefigura nella vicenda del profeta la Pasqua di Gesù. Si aggiunge, in Paolo, il ricordo dell’istituzione dell’eucaristia e, indirettamente, del sacramento dell’ordine, per farci riscoprire che non c’è Chiesa senza il mistero del suo Corpo e del suo Sangue. Nel memoriale di Cristo la Chiesa custodisce la sua incessante presenza nell’atto di offrire se stesso per amore. All’opposto sta Giuda, il traditore. Perciò, ogni cristiano sarà pronto a dichiarare che non bacerà il Maestro «tradendo come Giuda», ma lo implorerà «come il ladro sulla croce».

Dal giovedì santo sera l’appuntamento passa al pomeriggio del venerdì santo. È l’ora delle tenebre e dello strazio più crudele, ma è anche l’ora dell’adorazione («venite, adoriamo») perché sul legno della croce è stato sospeso «colui che è la salvezza del mondo». E l’adorazione si sviluppa in intercessione. Passano in rassegna i molti che Gesù attira a sé dalla croce e la Chiesa prega per ciascuno di loro. E, dopo aver celebrato la deposizione di Gesù nel sepolcro, cala il lungo silenzio del sabato santo.

Niente campane, niente suono di strumenti finché la sera del sabato santo ha inizio la Veglia Pasquale, madre di tutte le veglie. L’accensione del cero pasquale e il canto del preconio sono solo un presagio di risurrezione. Dovremo attendere, vegliando nell’ascolto, che «il nostro Salvatore risorga» e sarà allegrezza grande quando l’Arcivescovo annuncerà dai tre lati dell’altare: «Cristo, Signore è risorto». Ci uniremo a lui rendendo grazie. È il Signore Risorto e noi risorgeremo con lui. È la luce, che vince ogni tenebra. È il forte, che ci libera dalla paura. È il glorioso, che accende la speranza.

E la festa continuerà la domenica di Pasqua e nel tempo di Pasqua fino a Pentecoste.

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