Contributo di don Gabriele Cislaghi, vicepreside dell’Issr di Milano, sulle conseguenze dell’epidemia sulla società e sulla Chiesa, accompagnato da una preghiera finale

di don Gabriele Cislaghi
Vicepreside Istituto Superiore di Scienze religiose di Milano

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Ci manca il respiro, Signore!

Manca il respiro all’umanità, quella che Tu un giorno hai creato, infondendo in una manciata di terra il tuo respiro di vita!

Manca il respiro, Signore, a tanti uomini e donne costretti a respirare con l’aiuto delle macchine, e manca ancora di più a quanti hanno bisogno di quelle macchine, ma queste rischiano di non essere sufficienti di numero e di efficacia.

Manca il respiro, Signore, a tanti professionisti della salute che si affannano nelle corsie di ospedale con turni debilitanti e mettendo a rischio la propria di salute. Hanno paura di non farcela. E a volte non ce la fanno.

Manca il respiro, Signore, a tanti uomini e donne di scienza, a quelli impegnati nell’angustia dei loro laboratori nella vera e propria lotta della ricerca, e a quelli impegnati a dire tante parole, forse troppe, per dare informazioni, raccomandazioni, rassicurazioni.

Manca il respiro, Signore, a tantissimi uomini e donne che vivono nell’ansia, proprio quella che ti prende alla gola e ti fa sentire come un macigno che preme sul petto, costretti a riscoprire la radicale fragilità e impotenza di ognuno di noi.

Manca il respiro, Signore, alla maggioranza dei cittadini, soprattutto a quelli che scelgono di vivere con la mascherina… come si respira male coperti così… E manca loro il respiro se, cedendo alle varie sirene di allarmismo, corrono disordinatamente a fare provviste, rimanendo senza fiato e a volte lasciando spazio alla cattiveria sociale, che nasce sempre dall’egoismo e dall’avidità.

Manca il respiro, Signore, ai responsabili della vita pubblica, abituati a occuparsi del consenso proprio e della denigrazione altrui, più che del reale bene della collettività; adesso ce la stanno davvero mettendo tutta, o almeno fanno quanto riescono; ma devono pure difendersi dalle critiche ingenerose o ora inutili per una “non competenza”, che però è di tutti di fronte all’ignoto.
Forse ai politici manca il respiro perché toccano con mano le conseguenze di anni di una politica senza grande respiro…chissà…

Manca il respiro, Signore, al nostro sistema economico, che avrà pure tutti i suoi limiti e una montagna di incongruenze, ma ci è necessario per il mantenimento del nostro vivere quotidiano, così come ce lo siamo impostato. E se manca il respiro all’economia, progressivamente mancano guadagni, investimenti, pagamenti, stipendi, salari, posti di lavoro, dignità…

Manca il respiro, Signore, agli studenti e agli insegnanti delle nostre scuole: anche i più pigri e svogliati stanno provando un desiderio per loro inedito: “vogliamo andare a lezione!” e tutti gli educatori hanno il fiato corto per la paura di non adempiere al loro dovere di attrezzare al meglio le nuove generazioni.

Manca il respiro, Signore, a tutti i lavoratori, dipendenti o liberi professionisti: non è il sudore del lavoro tenace e competente a bagnare le loro fronti, ma il sudore dell’incertezza: posso lavorare, devo lavorare, come lavoro, dove lavoro, con chi lavoro? E come sarò equamente retribuito in vista della recessione?

Manca il respiro, Signore, agli assetati di cultura: musei, teatri, cinema, luoghi del confronto e del dialogo sono chiusi… siano benedetti i libri che resistono come tesoro impagabile e sono potenzialmente contagiosi di pensiero e di bellezza …

Manca il respiro a quelle persone che già da tempo e per le più disparate cause vivono recluse, come i carcerati o i ricoverati nelle strutture per anziani e per malati psichici: il dono di una visita amica viene improvvisamente vietato, e scoppia la rabbia nel timore di una morte sociale definitiva… e qualcuno può essere tentato di togliersi il respiro con le proprie mani.

Manca il respiro, Signore, alle nostre amicizie: sono la risorsa più preziosa contro il male dell’indifferenza e dell’isolamento; quanto ci pesa non poterci incontrare e non poter stare insieme; quanto è bello sentirci o vederci a distanza; ma quanto – senza accorgercene magari – ravviviamo la paura se le nostre conversazioni e i nostri messaggi sono inevitabilmente monotematici… Certo non possiamo far finta che non stia accadendo quello che sta accadendo (anche il semplice “stai sereno”, “tutto passa”, “che cosa ti prepari per cena?”, “quale serie Tv ti guardi?” tacitamente presuppongono il nemico invisibile che non ci permette altro).

Ma, Signore, veniamo a noi!

Manca il respiro, Signore, alla tua Chiesa! Ai tuoi discepoli, ai quali hai donato nel battesimo il tuo Respiro Santo!

Ci manca il respiro, e quello che ci rimane lo usiamo per rinnovare le antiche e sempre nuove lamentazioni del tuo popolo:
“perchè, Signore?”;
“fino a quando, Signore?”.

Ci manca il respiro, costretti in qualche modo a gestire seriamente il perenne dibattito interiore e pubblico, personale e universale: “L’hai voluto Tu? È un Tuo segno? È un Tuo castigo? Ce lo siamo meritati per tutti i nostri peccati? Vuoi dirci qualcosa?” O diversamente: “Ecco l’occasione propizia per riscoprire Dio, la fede in Lui, il desiderio e quindi la preparazione della vita eterna”…

E allora “ci voleva proprio questa situazione… così imparate, così impariamo!”…

Ma anche “Che Dio è un Dio che lo permette? Perché dorme comodamente sul cuscino mentre intorno è la tempesta?”. Ci manca il respiro, Signore, anche perché ci stiamo accorgendo, come Chiesa, di non aver così tanto seguito il tuo Spirito… e ci stiamo facendo guerra tra di noi.. ci stiamo facendo del male da soli (e non solo in questa circostanza, ma da troppo tempo).

Manca il respiro a tutti noi, Signore, perché è iniziato a serpeggiare il sospetto diabolico che i nostri principi creduti assoluti diventano relativi: e il precetto domenicale? E la centralità dell’Eucaristia? E la dimensione comunitaria della fede? E la salvezza dell’anima più importante della salute del corpo? E il coraggio di testimoniare pubblicamente la nostra fede? E la fede che sposta le montagne?

Manca il respiro, Signore, ai devoti intransigenti ai quali manca giustamente l’accesso quotidiano ai santi misteri, ma che poi si mettono ad accusare i propri vescovi di viltà, di mondanità o addirittura di apostasia e ateismo per essersi adeguati alle misure di restrizione imposte dai governi laicisti.
E invocano la disobbedienza come martirio.
Non avevamo imparato che la fame di comunione eucaristica è inseparabile dalla fame di comunione ecclesiale?

Manca il respiro, Signore, a tanti cattolici che invece hanno imparato dal Concilio Vaticano II che la Chiesa non è fuori né contro il mondo, ma nel mondo e per il mondo… e che, se il mondo soffre, la Chiesa soffre della stessa malattia e per gli stessi pericoli.
E invocano l’obbedienza come cooperazione e civiltà. Ma sono giudicati e additati come senza spina dorsale, senza coerenza, senza coraggio, appunto senza “Spirito”.
Non avevamo imparato che il “dare a Cesare e dare a Dio” non è un principio di contrapposizione e che tutta la vicenda di tuo Figlio fattosi uomo è accaduta nel rispetto delle leggi di uno stato, dalla nascita disagiata a Betlemme a motivo del censimento imperiale, alla morte in croce a Gerusalemme per sentenza del governatore, passando per il pesce che offre la moneta per il tributo?

Manca il respiro, Signore, a chi dubita e insinua il dubbio che, se ci adeguiamo alle regole di protezione personale e pubblica, non crediamo più nella forza della fede, dei sacramenti e dei sacramentali, della preghiera e delle penitenze.

Manca il respiro, Signore, a chi di noi invece non smette di credere, ma fatica tanto a trovare nuove forme di preghiera che ci rendono oggi tutti un po’ certosini, nella sfida della solitudine, del silenzio, del deserto.

Manca il respiro, Signore, a tanti preti, per lo più abituati soprattutto a fare innumerevoli cose per il proprio gregge, e che oggi sono frustrati scoprendosi impotenti e inutili. “E adesso che faccio?” è il loro assillo.

Manca il respiro, Signore, a molti preti che non sanno più come reinventare il loro ministero, e si agitano tanto, a volte al costo ambiguo di infrangere le regole comuni, a volte in una smania di digitalizzare tutto: “l’online ci salvi” o “salvaci Tu dall’online”… c’è affanno nel decidere la giusta invocazione!

Manca il respiro, Signore, anche a quei preti che già da tempo, in preda all’accidia o ad altri demoni più o meno meridiani, sono abituati a risparmiarsi nel ministero e si rifugiano nei loro interessi privati: paradossalmente un conto è sceglierla, la strada della pigrizia con il suo sapore di libera trasgressione, un conto è subirla come gabbia tutt’altro che piacevole e che ti rivela tutta la tua pochezza e mediocrità.

Manca il respiro, Signore, a tanti fedeli che accusano i loro preti di pusillanimità o che, abituati a chiedere o pretendere servizi,  squalificano il loro clero perché al momento sarebbe incapace di soddisfare le loro richieste.

Manca il respiro, Signore, a tanti fedeli che non incontrano più i loro preti, si riscoprono gregge senza pastore, e hanno nostalgia di loro. E, vuoi con delicatezza vuoi con irruenza, si fanno presenti con messaggi di affetto o capatine di sostegno.

Manca il respiro, Signore, anche alle comunità monastiche e più in generale religiose: per vocazione sarebbero già use a uno stile sobrio di relazioni e di interazione materiale con la frenesia sociale oggi drasticamente impedita; ma sono anch’esse in affanno, sia perché sono uomini e donne di carne che, non immuni a qualsiasi contagio, conoscono bene la compassione per il mondo, sia per il surplus di intercessione che viene loro chiesto, da tutto il popolo di Dio e dal mondo intero. È il loro mestiere intercedere, ma che fatica, che sospiri, che ansimi…

Signore,
adesso però
ti invochiamo e ti supplichiamo.

RIDONACI IL TUO RESPIRO:

il Respiro vitale delle origini del mondo
e il Respiro santo delle origini della Chiesa.
Signore,
permettici di essere espliciti e concreti:
ferma l’epidemia;
guarisci i malati;
illumina l’intelligenza degli scienziati perché producano presto una cura efficace;
benedici gli sforzi buoni delle autorità civili;
riaccendi il gusto e la responsabilità della vita sociale;
restituisci unità e verità alla tua Chiesa;
ridona a tutti la gioia di vivere questa esistenza fragile su questo pianeta fragile;
sappiamo che ci hai fatto per il cielo e ci aspetti in cielo: fa’ che ci giungiamo con un bagaglio di maggiore fiducia e minore angoscia.
Accogli presso di te tutte le vittime di questa epidemia; oggi: hanno già
scontato il loro purgatorio.
Sei Mistero.
Sei Dio.
Sei Amore.
Aggiusta tu tutte le considerazioni sbagliate ed esaudisci tutte le domande che corrispondono al tuo disegno di salvezza.
Fa’ che ti possiamo sempre volere bene,
e insegnaci a volerci bene.
Amen.

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