Nella proposta pastorale «La situazione è occasione» la Lettera dell’Arcivescovo per il periodo che prepara alla Pasqua è ricca di proposte esigenti per la vita personale e comunitaria
di Pino
NARDI
«Benedico il tempo di Quaresima perché la liturgia ci propone di andare verso la Settimana Autentica per entrare nel mistero della Pasqua del Signore. Invito tutti a concentrarsi sull’essenziale, chiedendo la grazia che i sentimenti e il pensiero di Cristo ispirino il nostro sentire e il nostro pensare». Lo scrive l’arcivescovo, mons. Mario Delpini, nella Lettera per il tempo di Quaresima contenuta nella proposta pastorale La situazione è occasione.
Tenere fisso lo sguardo su Gesù
Il tempo forte della Quaresima è l’opportunità per tutti i cristiani di prepararsi alla Passione, Morte e Risurrezione di Gesù in modo esigente, soprattutto coinvolgendo la propria vita personale e comunitaria. L’Arcivescovo su questo è giustamente severo: «Le nostre lentezze, il grigiore della nostra mediocrità, il clima lamentoso e scoraggiato che talora si percepisce nelle nostre comunità sono forse un segno di una resistenza all’attrattiva di Gesù. Il tempo di Quaresima ci invita a tenere fisso lo sguardo su Gesù, sul mistero della sua Pasqua per conformarci sempre più a lui, nel sentire, nel volere e nell’operare».
La formazione degli adulti
Eppure molto spesso il messaggio evangelico si limita a una formazione antica, legata agli anni della fanciullezza, ma che non è cresciuta nelle stagioni della vita. Per questo Delpini invita le comunità a prevedere momenti specifici: «La conoscenza di Gesù e del suo messaggio non può limitarsi ai vaghi ricordi del catechismo, non può aggiornarsi con qualche titolo di giornale o con qualche conferenza. Credo che sia necessario proporre percorsi di formazione per gli adulti e incoraggiare molti a partecipare a corsi già da tempo offerti in diverse parti della Diocesi, come Corsi di teologia per laici, Corsi biblici, cicli di incontri nella forma di Quaresimali».
La spiegazione del Credo
Tuttavia non tutti hanno queste possibilità. Allora l’occasione per approfondire può essere la Messa: «Mi sento di proporre che, come nella Chiesa antica, si offra a tutti la possibilità di ascoltare una spiegazione del Credo, il simbolo della fede che si proclama nella celebrazione eucaristica. In Quaresima spesso si propone il Simbolo Apostolico. Si può pensare che le Messe domenicali di Quaresima siano precedute o seguite dalla spiegazione di alcuni articoli del Credo per chi può trattenersi in chiesa per il tempo necessario». La domenica i preti sono particolarmente impegnati, perciò l’Arcivescovo propone di coinvolgere anche un laico adeguatamente preparato «per essere sobrio e preciso, in modo che in un tempo sensato sia possibile una chiarificazione essenziale delle verità cristiane e si possa poi sciogliere l’assemblea, senza trattenerla a lungo».
Le esigenze della carità
«Il tempo di Quaresima – scrive Delpini – è il tempo adatto per confrontarsi con serietà sulle esigenze della carità, per condividere il provare compassione di Gesù davanti alla folla smarrita, ai malati e agli esclusi, ai lutti troppo ingiusti e troppo dolorosi». Quanto sono vere queste parole alla luce di quello che sta accadendo per il Coronavirus…
La riflessione sulla Laudato si’
L’Arcivescovo coglie anche l’occasione per riproporre la fondamentale esigenza che i credenti siano formati anche sulla Dottrina sociale, «che trova nell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco e nell’indicazione della “ecologia integrale” una proposta di riflessione e di azione impegnativa per tutti i cristiani e per tutti gli uomini di buona volontà».
Tante le domande che i credenti si pongono e offrono alla riflessione di ciascuno: «Le dimensioni impressionanti della ricchezza e della povertà e il divario tra ricchi e poveri possono lasciare indifferenti i cristiani? L’abitudine allo spreco e il dramma della fame possono essere tollerati? I criteri della spesa pubblica possono essere indiscutibili? Gli investimenti per la ricerca possono essere condizionati solo dal profitto prevedibile? Inoltre i cristiani – animati dagli stessi sentimenti di Gesù – si pongono domande sulle condizioni di vita e di lavoro che la situazione contemporanea sembra imporre a molti. Come si può tollerare che l’organizzazione del lavoro invada ogni momento della vita e ogni giorno della settimana, anche la domenica? Quale miopia può giustificare che sia considerata un problema l’attesa di un figlio, visto che comporta un periodo di assenza dal lavoro?».
Meno cortei, più scelte concrete di vita
«Ma i cristiani non si limitano a porre domande – sottolinea l’Arcivescovo -, offrono risposte e sono disposti a pagare di persona. Più che cortei di protesta o di richiesta, siamo impegnati a scelte di vita personale coerenti e a tessere alleanze con tutti gli amici del bene comune. È doveroso che nella comunità cristiana si promuovano occasioni di confronto per approfondire i temi della Dottrina sociale della Chiesa, per orientare l’impegno in ambito sociale e politico».
L’impegno politico dei cattolici per un mondo più giusto e fraterno
«Nell’impegno politico, nelle responsabilità professionali, nelle forme di presenza “nel sociale” – afferma Delpini -, i cristiani e tutti gli uomini e le donne di buona volontà cercano con intelligenza, lungimiranza, determinazione le vie percorribili per un mondo più giusto e fraterno, più abitabile e ospitale».
Iniziazione cristiana e ruolo della comunità educante
Sull’iniziazione cristiana Delpini sottolinea l’impegno generoso nella formazione e preparazione dei ragazzi e dei catecumeni. Tuttavia «non possiamo ritenerci soddisfatti: la comunità educante è spesso ancora una realtà indefinita e poco significativa, il coinvolgimento dei genitori è stentato ed episodico, le persone disponibili come catechisti e catechiste talora sono insufficienti per numero e disponibilità di tempo. Dobbiamo ringraziare per tanta generosità, ma non possiamo ritenerci soddisfatti. Abbiamo il compito di continuare a pensare, a provare, a suscitare collaborazioni. Utilizzo talora l’immagine della scintilla: basta una scintilla per far divampare un incendio. Possono bastare pochi ragazzi, poche coppie di genitori, poche catechiste perché in una comunità arda il desiderio di partecipare alla vita della Chiesa e di contagiare tutti con la gioia e la carità? La logica del Vangelo ci incoraggia a credere più al metodo del seminatore che al metodo del programmatore».