L’ordinazione di Fabrizio Santantonio e di Francesco Piero Lorenzo Prelz per la preghiera e l’imposizione delle mani dell’Arcivescovo in Duomo alle 17.30 (diretta tv e web)
di Ylenia
SPINELLI
Il cammino verso il diaconato permanente lo hanno percorso in tre e, passo dopo passo, Paolo Annoni, Francesco Prelz e Fabrizio Santantonio si sono preparati al ministero, condividendo gioie e fatiche quotidiane. Ma sabato 9 novembre, nel Duomo di Milano, durante la Messa vigiliare delle 17.30 – diretta su Chiesa Tv (canale 195) e www.chiesadimilano.it – l’arcivescovo Mario Delpini ne ordinerà solo due. Paolo, per motivi di salute, ha dovuto rimandare la tappa conclusiva del cammino diaconale a quando starà meglio. Allora anche per lui si avvererà il motto scelto con i suoi compagni, «E vi fu grande gioia in quella città», preso da Atti 8, 8.
«La gioia – spiega Fabrizio, celibe, classe 1974 – è ciò che ci accompagna nel momento dell’ordinazione e che ci sarà di sostegno nel ministero. L’aggiunta “in quella città” lascia a ciascuno di noi immaginare di quale città si tratti: nel mio caso, avendo origini nel sud Italia, posso metterci sia il piccolo paesino in cui ho vissuto, ma anche Desio, dove è fiorita la mia vocazione». Vocazione che il candidato descrive come «scintilla generata da un fuoco più grande che dà vita a un altro fuoco». Fuor di metafora, seguendo le orme di un diacono permanente conosciuto per caso in parrocchia. «Il suo esempio e la sua grande fede – racconta Fabrizio – mi hanno aiutato a focalizzare la chiamata, che già sentivo da tempo, ma che ancora non riuscivo a identificare, perché non conoscevo bene la spiritualità e il servizio del diacono nella Chiesa ambrosiana». Fabrizio è un maresciallo della Guardia di Finanza, professione apparentemente distante dal ministero. «Eppure – precisa lui – proprio il cammino per il diaconato mi ha fatto comprendere la bellezza di portare il Signore nei luoghi di lavoro, nei rapporti con i colleghi che mi hanno sempre sostenuto, ma anche con i cittadini con cui vengo a contatto. Così il confronto con una persona che ha commesso qualche errore non è più occasione di scontro, ma di dialogo. Misericordia e giustizia possono coesistere e dover pagare per un errore è uno dei modi per essere migliori in futuro».
Anche la professione di Francesco, milanese, sposato e padre di due bambini, sembra un po’ stridere con il ministero. Lavora per un ente che si occupa di ricerca in Fisica ed è di casa al Cern di Ginevra. Viene quindi spontaneo chiedergli come convivono in lui scienza e fede. «Devo riconoscere che gli anni passati a studiare la teologia mi hanno fatto fare molti passi avanti rispetto al pregiudizio che avevo in partenza, che essa fosse una scienza un po’ audace, che non fosse per davvero una forma di conoscenza. Pregiudizio nato in un contesto come quello dove ho studiato e lavoro, in cui quanto non è dimostrabile è visto con sospetto», ammette e aggiunge: «Pur attraversando gli studi teologici come un pesce fuor d’acqua, sono rimasto anche rassicurato riguardo al contributo indispensabile che viene dalla conoscenza razionale, proprio quella in cui ero stato “addestrato”, nel processo di acconsentire alla rivelazione di Dio».
L’ordinazione per Francesco arriva a cinquant’anni, quasi come una ripartenza. «Le passioni che prima vivevano o rischiavano di vivere in contesti autonomi – dice – quella per la Chiesa, quella per il lavoro in campo scientifico, quella per mia moglie e per i figli, ora sembrano unirsi in una sintesi promettente. Spero che da questa pienezza, finalmente raggiunta, possa rifluire qualcosa di buono e nuovo verso tutti e tre gli ambiti: famiglia, lavoro, Chiesa».
Il giorno dell’ordinazione il pensiero di Fabrizio e Francesco andrà sicuramente a Paolo e li accompagnerà anche dopo perché, dicono i due prossimi diaconi: «Non abbiamo nessuna intenzione di smettere di tenerci per mano nel cammino che abbiamo percorso così a lungo insieme».