L’attività dell’associazione che riceve l’Arcivescovo per l’inaugurazione della sede rinnovata nelle parole del vicepresidente Giulio Boati: «Ogni anno intercettiamo circa 230 mamme: italiane e straniere più o meno si equivalgono»
di Luisa
Bove
Si rinnova la storica sede del Centro di aiuto alla vita ambrosiano, in via Tonezza 3 a Milano. Sabato 16 marzo, alle 10.30, volontari, operatori e assistiti di ieri e di oggi sono attesi per partecipare all’inaugurazione dei nuovi locali, dove da 38 anni si ascoltano e si sostengono neo mamme e bimbi. Alle 11 arriverà anche l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, per la benedizione e un breve intervento, cui seguirà la visita agli spazi rinnovati.
Oltre agli uffici amministrativi per la gestione dell’ente e al segretariato dove le assistenti sociali ricevono le persone, spiega il vice presidente Giulio Boati, «sullo stesso piano ora abbiamo rinnovato la parte che comprende il magazzino con vestitini, alimentari, giochi, libri che raccogliamo e ridistribuiamo ai nostri utenti». L’attività di organizzazione e riordino è affidata ai volontari che si occupano anche dello stoccaggio e smaltimento delle merce che arriva in dono: «Ora riusciamo a risparmiare tempo e fatiche».
Oggi intorno al Cav ruotano circa 80 volontari, di cui 35 in via Tonezza; gli altri invece operano nelle case di accoglienza sul territorio. «Attualmente intercettiamo 230 mamme ogni anno – spiega Boati -, mentre in passato ne seguivamo anche 400-420. Le richieste quindi sono calate. Ci stiamo interrogando se il motivo è che ci conoscono meno, oppure se il fenomeno è diminuito». La percentuale di donne tra italiane e straniere che oggi si rivolgono al Cav si equivale: in passato spiccava la presenza di alcune nazionalità, ora non è più così. «Di solito le straniere hanno bisogni primari, mentre le donne italiane vivono situazioni più complesse – continua il vicepresidente -. Se poi arrivano da noi ragazze sotto i 21 anni le dirottiamo al “Progetto baby mamme”. Lo stesso avviene per coloro che, pur di età superiore, hanno livelli intellettivi molto bassi. Per fortuna si tratta di un progetto di nicchia».
Attraverso il primo colloquio si verificano le necessità delle persone: si va da quelle materiali (pannolini, latte, pacco alimenti per il bambino e la mamma in gravidanza, vestitini e giochi) al sostegno psicologico o alla visita ginecologica; in questi casi gli operatori del Cav inviano le donne alla Fondazione Camen, un consultorio riconosciuto da Regione Lombardia. «Noi copriamo la parte ovest di Milano e relativo hinterland – dice Boati -, poi abbiamo altri sportelli sul territorio, ma se occorrono specialisti inviamo le persone nei consultori vicini a casa. Grazie all’accordo che abbiamo col Camen, mandiamo anche quelle mamme che noi non possiamo accogliere perché hanno un figlio che ha superato i tre mesi. Anni fa, infatti, in base alle risorse a disposizione, abbiamo stabilito che avremmo seguito solo le donne in gravidanza fino al compimento dei tre mesi del bambino; ma se poi hanno difficoltà economiche interveniamo con i nostri pacchi».
Info: tel. 02.48701502; www.cavambrosiano.it