Nelle parole di Paolo VI e dell’allora cardinale Bergoglio le motivazioni dell’appartenenza all’Ac, che nella Festa dell’Immacolata celebra la Giornata dell’adesione: il valore aggiunto è la corresponsabilità

di Enrico DELL’ACQUA

adesione Milano

In occasione della Festa dell’Immacolata Concezione, sabato 8 dicembre, i soci di Azione Cattolica celebrano la Giornata dell’adesione, un’occasione importante per riscoprire le ragioni, le motivazioni dell’essere soci di Ac.

Vivere l’associazione oggi significa, da laici, con profondo senso ecclesiale, avere attenzione alla vita quotidiana delle persone. In questo gli aderenti sono stati, e lo sono tuttora, sollecitati dalle parole che papa Paolo VI, un Santo contemporaneo, ha rivolto all’Azione Cattolica italiana nel 1967: «Questa la prima indicazione di marcia: venite, venite vicino. L’altra indicazione di marcia: andate, andate lontano, più lontano che potete, come vanno i missionari, nel mondo che vi circonda, nel mondo che si è staccato dalla fede e dalla vita cristiana; lontano dove il sacerdote non arriva, nel regno delle realtà temporali che hanno bisogno di essere penetrate dal soffio dello Spirito… Vicino e lontano, come i discepoli, come gli apostoli del Signore». Anche l’allora cardinale Bergoglio (papa Francesco), nel 2011, così si rivolgeva all’Ac argentina: «Se vivete l’appartenenza all’Azione Cattolica con forza, dovete vivere in questa tensione, una tensione tra l’interiorità dell’incontro con Gesù che spinge verso l’esterno e mette tutto in questione, tra un andare e un tornare continuo».

Sembrano parole, esortazioni del passato, eppure sono ancora attuali. Fin dal suo inizio l’Azione Cattolica ha scelto di rispondere alla vocazione missionaria, mettendosi al servizio del Signore nelle realtà locali. Il servizio alla Chiesa si esprime nella scelta di stare in maniera “corresponsabile” nella parrocchia, nella diocesi. Ma per essere “ricaricàti” – questo il titolo della Giornata dell’adesione 2019 – come soci di Ac non basta leggere o sfogliare un testo di riferimento (quello usato quest’anno durante gli incontri di formazione per i gruppi adulti è “Generatori”) e neppure partecipare a qualche riunione, se pure importante (lectio divina dal titolo “Abbattere i muri di separazione”, giornate di spiritualità…). Occorre avere e seguire un progetto formativo («Perché sia formato Cristo in voi»), occorre educarsi reciprocamente alla corresponsabilità, in un cammino personale e comunitario di formazione umana.

Perché il socio di Ac non può essere solo un partecipante, un collaboratore. Collaboratore è chi si ferma al compito affidato senza guardare all’insieme, corresponsabile è chi sa mantenere vivo l’interesse per il tutto, per l’insieme; è chi scopre la bellezza del pensare, del progettare insieme, del camminare insieme. Al corresponsabile è chiesto di costruire l’unità nella comunità, di coltivare relazioni fraterne, di vivere gesti audaci di tenerezza, di solidarietà, di giustizia, di perdono. Corresponsabile non è solo chi fa le cose insieme ad altri, ma prova a sognarle, a pensarle, a costruirle insieme, a pregarci su: è chi sa fare “pazzie” nel dare tempo, cuore, energie, nonostante la dura vita quotidiana e i numerosi impegni famigliari, lavorativi, di studio.

Quella dell’Azione Cattolica è una storia che inizia da lontano. Raccontarla significa raccontare la storia della Chiesa e dell’Italia degli ultimi 150 anni. È una storia che si intreccia con la vita di tanti uomini e donne che hanno lavorato con passione e fedeltà servendo la Chiesa e contribuendo a costruire il Paese in cui viviamo. Per questi motivi, oggi, è ancora valido il gesto dell’adesione per sentirsi parte di una realtà nella quale è possibile riconoscersi. E questo “sentirsi parte”, questo ricaricarsi per essere ricaricati al 150% è il valore aggiunto dell’adesione. 

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