Appuntamento annuale promosso dalla Sezione parallela della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale presso il Seminario, con relazioni di don Francesco Scanziani, don Aristide Fumagalli e don Giuseppe Como. «Un tema di grande attualità, che riguarda tutti», anticipa don Franco Manzi
di Ylenia
Spinelli
«Il discernimento, grazia dello spirito e opera della libertà» è il tema della annuale Giornata interdisciplinare che la Sezione parallela della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale presso il Seminario arcivescovile di Milano organizza martedì 30 ottobre nell’Aula Paolo VI della sede di Venegono Inferiore (via Pio XI 32), aperta a seminaristi, preti, diaconi permanenti, religiosi e laici impegnati.
Chiediamo qualche anticipazione a don Franco Manzi, direttore della Sezione.
Quale lo scopo di questa giornata?
Direi triplice. Innanzitutto ampliare gli orizzonti culturali ed ecclesiali dei seminaristi su temi di attualità; poi approfondire lo scambio tra docenti su tali temi, a partire dalle discipline che insegano (alla base del confronto vi è infatti il dossier interdisciplinare pubblicato su La Scuola Cattolica); infine servire la Diocesi consentendo un aggiornamento a seminaristi, preti, religiosi, diaconi permanenti e laici ecclesialmente impegnati.
Perché la scelta del tema del discernimento?
È di grande attualità soprattutto, ma non solo, a livello ecclesiale. Nel Vaticano II è tornata in auge la categoria del discernere i segni dei tempi; nel post Concilio si è sviluppata la riflessione su questo tema soprattutto nella Chiesa sudamericana e anche papa Francesco sta insistendo molto nel suo magistero (si veda Amoris Laetitia al capitolo 8, dove si parla di discernimento personale e pastorale). E poi è un tema attuale perché lo si sta vivendo nel Sinodo dei Vescovi sui giovani e il nostro Arcivescovo lo sta approfondendo anche nel Sinodo minore «Chiesa dalle genti».
Come potremmo definire il discernimento?
Cercare la volontà salvifica di Dio nella propria vita e, in maniera più ampia, cercare il desiderio salvifico di Dio sulla Chiesa universale, nella società e sul proprio posto di lavoro. Per questo il discernimento riguarda tutti, primariamente a partire dalla propria vocazione e poi in ogni scelta della vita per cogliere e fare la volontà di Dio.
Nel discernimento lo Spirito del Signore e la libertà di coscienza operano in ugual modo?
Il primato rivelativo e salvifico è sempre dello Spirito, che però è in sinergia con la libertà umana. Si crea un circolo virtuoso, come diceva Agostino di Ippona: «Dio che ci ha creati senza di noi, non ci salverà senza di noi» e prima ancora Paolo in 1Cor 15,10: «Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me».
Quanto è importante la guida, il padre spirituale, in un cammino di discernimento?
Il padre spirituale è fondamentale all’interno dell’itinerario di vita di un cristiano che fa discernimento. Può essere il confessore, ma anche un laico o una laica. Ciò che conta è l’empatia, il feeling tra la guida e il diretto. E la guida deve essere percepita davanti nella sequela di Gesù, esperta nella fede: in negativo per evitare il soggettivismo spirituale, ovvero fare un Cristo a propria immagine, in positivo per cogliere la volontà di Dio in un cammino di Chiesa.