All’ultimo incontro dell’Ottobre missionario il celebre teologo domenicano interviene sul valore della testimonianza cristiana in un mondo in cui prevalgono prospettive che escludono il punto di vista dell’altro
È uno degli intellettuali cattolici più noti in tutto il mondo, ma anche un predicatore brillante che non si tira indietro di fronte alle domande poste dall’attualità. Come questa: in un mondo dove i fondamentalismi dilagano e i populismi contrabbandano il consenso come verità, che cosa vuol dire per un cristiano testimoniare la propria fede? È esattamente su questo tema che padre Timothy Radcliffe, teologo domenicano inglese di fama internazionale, interverrà a Milano nella serata che mercoledì 24 ottobre, alle 21, lo vedrà ospite del Centro missionario Pime (via Mosé Bianchi 94) per l’ultimo degli incontri dell’Ottobre missionario 2018.
Nato a Londra 73 anni fa, già Maestro generale dei Domenicani dal 1992 al 2001, padre Radcliffe vive oggi nella comunità che il suo ordine ha all’interno dell’Università di Oxford. Ma la sua parola brillante e insieme profonda lo porta lo stesso in giro per il mondo, in quel ministero della predicazione che è un marchio di fabbrica della sua famiglia religiosa. E allora la domanda diventa: in un mondo come quello di oggi, dove i fondamentalismi snocciolano le proprie verità, che cosa significa annunciare Gesù Cristo? Padre Radcliffe ne parlerà nella serata al Pime, inserita in un ciclo di interventi che in questi giorni in Italia accompagnano l’uscita del libro Alla radice la libertà. I paradossi del cristianesimo, in cui l’editrice Emi ha raccolto alcuni interventi del teologo inglese.
La sua presenza sarà dunque un’occasione preziosa per riflettere in una prospettiva autenticamente cristiana su parole e atteggiamenti che ritornano oggi in tanti discorsi quotidiani. «Il fondamentalismo permea tutta la modernità – commenta padre Radcliffe in un’intervista rilasciata alla rivista Mondo e Missione alla vigilia dell’appuntamento milanese -. È la tendenza a vedere ogni cosa con lo sguardo riduttivo di un unico punto di vista, guidati da una maniera sola e semplice di descrivere il mondo. C’è il fondamentalismo scientifico, per cui l’unica verità è quella della scienza; il fondamentalismo economico, che guarda agli esseri umani come se fossimo solo consumatori o venditori; e poi ci sono il fondamentalismo nazionalista, quello religioso… Ma la fede in Gesù scardina ogni fondamentalismo, perché noi cerchiamo una verità che si trova sempre oltre le nostre parole. Non a caso ci avviciniamo a questa verità attraverso quattro Vangeli, non uno solo. Abbiamo bisogno della poesia e dell’arte per guardare dentro al mistero».
Nell’intervista al mensile del Pime il teologo inglese parla anche del populismo «che forse oggi è il volto più pericoloso del fondamentalismo in Europa, perché è rapido nell’identificare gli stranieri come pericoli». Ma aggiunge anche che, nell’Europa arrabbiata di oggi, «il mio prossimo è sì lo straniero che arriva da lontano, ma anche la persona che ha paura dello straniero. Dobbiamo essere vicini anche a chi si sente lasciato indietro in queste nostre società – conclude padre Radcliffe -. A quelli che non vedono alcun futuro e non si sentono a casa».