Reazioni positive dei partecipanti alla veglia d’agosto al Circo Massimo in vista del Sinodo d’ottobre, durante la quale con il Pontefice si è dialogato di fede, affetti, lavoro e anche di temi scottanti come gli scandali che hanno toccato la Chiesa: «Riscontrata un'attenzione che solitamente gli adulti non ci dedicano»
di Claudio
URBANO
Del pellegrinaggio “Per mille strade” fino a Roma, culminato nell’incontro con papa Francesco l’11 e 12 agosto, Federica Maiolo, ventenne di Merate, studentessa di Scienze dell’educazione ed educatrice in oratorio, ricorda la sensazione di «accoglienza» che ha provato trovandosi insieme ad altri 80 mila ragazzi alla veglia del Circo Massimo, «per essere ascoltati non solo dal proprio prete, ma da tutta la Chiesa – spiega -. Quando senti parlare di problemi che nella vita di tutti i giorni sembrano piccoli, forse perché pensi che siano solo personali, e ti rendi conto invece che sono vissuti da tanti, che il Papa non solo è pronto ad ascoltarli, ma anche a dare una risposta di fede, allora capisci che non sei sola». La veglia era di fatto il momento simbolico dell’ascolto dei giovani nel cammino del Sinodo a loro dedicato, che si celebrerà in ottobre. «Ci è arrivata l’idea di una Chiesa aperta ad ascoltarci – continua Federica –, mentre nel mondo sembra sempre che i giovani arrivino o troppo presto o troppo tardi. Nella Chiesa, invece, anche se le difficoltà non mancano, anche noi abbiamo un’opportunità, poiché è una comunità che dovrebbe vivere come una grande famiglia».
Se Federica ha sentito toccare le proprie corde soprattutto dalla domanda posta al Papa sugli affetti e sul desiderio dei giovani di costruire una propria famiglia, per altri a risuonare è stata la prima questione, che toccava il lavoro e la realizzazione dei propri sogni. Gaia Boldorini di Saronno, laureata in Storia dell’arte e ora impiegata in un’azienda che si occupa di formazione, si è quasi immedesimata nel quesito posto al Papa da Letizia, appassionata d’arte a cui però il professore che più stimava ha consigliato di studiare economia, che certamente garantirebbe una maggiore sicurezza lavorativa. «Una domanda che ricalcava la mia storia», confida Gaia. Certo, il sogno ha anche bisogno di impegno e di costanza per poter crescere, ha ricordato il Pontefice, invitando i ragazzi a non sminuire le proprie aspirazioni. «Ma dal Papa è arrivata soprattutto un’indicazione positiva – nota Gaia -, e non solo una strigliata o il “datevi una mossa”, che spesso invece viene rivolto dal mondo adulto».
Dal Papa i giovani pellegrini a Roma non hanno ricevuto solo risposte su scelte e percorsi di vita personali. Simone Cannarozzi, di Desio, è stato piuttosto colpito dalla domanda sulla fede, e sulla possibilità di appartenere alla Chiesa nonostante gli scandali: «Ho pensato subito che, anche solo qualche anno fa, questa domanda sarebbe stata censurata. Per me è stato importante, perché a certe domande non ho mai avuto una risposta; invece il Papa si è fermato e le ha affrontate, sono state domande forti con risposte giuste».
Per tutti, dunque, i tre giorni scarsi a Roma sono stati un’esperienza di Chiesa, e di fede. Anche se la “Notte della fede”, con le chiese aperte nel centro di Roma dopo la veglia del Circo Massimo, per molti è stata solo una notte passata a riposare, ammettono i ragazzi. Per meditare hanno avuto comunque tempo nei giorni precedenti, raggiungendo Roma a piedi da Ortona o da altre località del centro Italia con tappe da 25 chilometri al giorno, scandite da preghiere e momenti di condivisione. «È stata una sorpresa, per esempio, scoprire che la tomba di San Tommaso apostolo, che si dice sia stato addirittura in India, è proprio a Ortona, oppure vedere il santuario di Manoppello», racconta entusiasta Mattia D’Adda di Merate, ricordando con stupore anche tutti i momenti di condivisione durante il cammino con coetanei fino a poche ore prima sconosciuti.
Cosa resterà ai giovani, a far loro da guida nella vita di tutti i giorni? Arianna Mingotto, diciottenne di Desio, ricorda soprattutto l’invito del Papa a guardare la vita con leggerezza, aiutandosi l’un l’altro. Parole importanti perché, nota, «con le cose che succedono nel mondo tendiamo sempre a vedere tutto in negativo». Poi, assicura, «ho conservato e rileggerò i libretti delle preghiere». «Ai miei ragazzi in oratorio parlerò della sensazione di essere ascoltata, di non essere sola», ribadisce invece Federica pensando alla veglia insieme a migliaia di giovani. «Anche l’esortazione del Papa a rischiare penso che per loro possa essere una parola importante. Spero che anche loro possano fare tesoro di quanto ho vissuto io».