Alla vigilia della Giornata mondiale delle vocazioni, gli anniversari di vita consacrata ricordati nella celebrazione eucaristica presieduta alle 10.30 dall'Arcivescovo. Le testimonianze di alcune tra le festeggiate
di Nino
PISCHETOLA
«Il Signore ci fa il dono della vocazione insieme al dono della vita». Ne è pienamente convinta suor Maria Giorgetta Zandri, suora da 60 anni. Sabato 21 aprile, proprio alla vigilia della Giornata mondiale delle vocazioni, nella basilica di Sant’Ambrogio sarà tra le 170 religiose, che vivono e operano nella Diocesi di Milano, che festeggeranno i giubilei di professione religiosa nella celebrazione eucaristica presieduta alle ore 10.30 dall’arcivescovo monsignor Mario Delpini.
«Fin da piccola – racconta suor Zandri – ho sempre sognato e desiderato dedicarmi ai bambini, ai bisognosi e aiutare le suore che erano in paese, nella loro missione. Ho capito più che mai che il Signore mi chiamava soprattutto quando a 19 anni sono stata inviata come insegnante elementare in un piccolo paese di montagna. Fungevo anche da “mamma” in quanto mi mandavano insieme agli alunni i fratelli che non camminavano ancora e dovevo pensare a tutte le loro necessità. La domenica era invece dedicata ai giovani nelle attività a loro più congeniali. È stato quindi l’insegnamento nella scuola elementare a Borgio Verezzi che mi ha aiutato a fare la scelta della Congregazione». Riportando la storia della sua vocazione, suor Zandri ricorda anche «tanta sofferenza» per aver lasciato la sua famiglia, che tra l’altro aveva reagito negativamente. «Terminata tutta la preparazione necessaria per entrare in Noviziato – spiega -, un cugino mi ha accompagnato a mezzanotte alla stazione di Fano per recarmi a Milano, poi Monza in Casa Madre delle Suore Preziosine le quali poi mi hanno accompagnato in Noviziato a Villanova. Ho sempre sentito la vicinanza del Signore che mi ha aiutato a superare le varie difficoltà con fede e serenità grazie alla conoscenza sempre più approfondita della Parola di Dio».
Le fa eco suor Magda Ronchi, delle Suore di Maria Bambina: «Vivo il mio 50° di consacrazione al Signore con una freschezza che, se non è quella dell’età, è quella del cuore e di una vita che si sta facendo sempre più essenziale – afferma -. La gioia del presente è gioia per ciò che il Signore mi dona ogni giorno, gioia della condivisione fraterna di quello che possiedo, gioia del servizio semplice e discreto, gioia di lasciarmi condurre dal Signore fino all’incontro definitivo con Lui. Siamo nel Tempo Pasquale e in questi giorni mi capita di rivisitare il brano evangelico di Gesù che se ne sta sulla riva attendendo i discepoli di ritorno dalla pesca. Mi sento anch’io attesa dal Signore sulla riva della mia vita in questo momento in cui ritorno agli anni trascorsi. E su di me colgo lo sguardo di Gesù – confida suor Ronchi -, la sua cura premurosa che mi comunica pace, mi insegna i tranquilli gesti dell’amore, capace di rinnovarsi nel silenzio e nella preghiera quotidiana».
Rispetto ai 60 e ai 50, i 15 anni di Vita consacrata non sono molti, ma neanche troppo pochi per non rendersi conto che, al di là della lunghezza temporale, ciò che conta ed è significativo, è l’intensità con cui si vive. «Questi 15 anni – conferma suor Concetta Ciampa (Suore Carmelitane di S. Teresa di Torino) – sono trascorsi studiando, lavorando, pregando, incontrando persone e volti nuovi, sperimentando e approfondendo la mia appartenenza a Dio all’interno di una comunità, di una Famiglia religiosa e della Chiesa, soprattutto quella della Diocesi di Milano nella quale vivo da ormai 11 anni. Alcuni inviti e domande hanno accompagnato il mio cammino: si tratta degli inviti e degli interrogativi che Gesù ha rivolto ai suoi discepoli. Agli inizi della sequela la Parola che mi ha permesso di muovere i primi passi è stata: “Se vuoi vieni e seguimi”. Nel mio cuore di giovane ed entusiasta ventenne questo invito risuonava come una possibilità di scelta radicale e ricca di senso per la mia esistenza, ma non poche resistenze interiori mi hanno ostacolato nel decidermi a intraprendere questa strada. La scelta di rischiare è progressivamente maturata soprattutto grazie a una esperienza di fede e servizio a Lourdes che ricordo come momento di particolare grazia e incontro profondo con il Signore. Nel corso di questi anni un’altra domanda mi ha permesso di crescere e di affrontare sia momenti più belli, ma anche quelli più faticosi e dolorosi: “Che cercate?”. Ai discepoli che lo seguono – conclude suor Ciampa – Gesù domanda di non smarrire il senso del loro andare, di non credersi arrivati, di non accontentarsi di ciò che fin a quel momento si è compreso del suo mistero. E in quel “Venite e vedrete” del Maestro è racchiuso il dono che Lui riserva a coloro che lo seguono fedelmente».