Nella Basilica intitolata al Patrono alle 10.30 l'Arcivescovo presiede il Pontificale (diretta tv e web, omelia in differita radio). L’abate Faccendini: «Le Celebrazioni santambrosiane sono appuntamenti capaci di coinvolgere tutta la città e anche l’hinterland»

di Annamaria BRACCINI

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Sant'Ambrogio in un messale ambrosiano del XV secolo

Giovedì 7 dicembre, solennità di Sant’Ambrogio, nella Basilica a lui intitolata (piazza Sant’Ambrogio 15, Milano), alle 10 il canto delle Lodi, alle 10.30 Santa Messa pontificale presieduta dall’Arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini (esegue i canti la Cappella Musicale del Duomo, diretta da don Claudio Burgio); diretta su Telepace (canale 187 del digitale terrestre), Chiesa Tv (canale 195 del digitale terrestre) e www.chiesadimilano.it, omelia dell’Arcivescovo in differita su Radio Mater alle 22.45.

In città si respira un clima di festa. Per il Natale imminente, certo, ma – in quella specificità tutta milanese che coniuga fede, impegno pubblico, arte, storia ed eventi -, anche per i giorni di Sant’Ambrogio. «Preparando con la parrocchia le Celebrazioni santambrosiane ho visto non solo la voglia di fare bene le cose, ma ho osservato anche che lo si fa con la chiara consapevolezza che si tratti di appuntamenti capaci di coinvolgere tutta la città e anche l’hinterland», così monsignor Carlo Faccendini dà voce alle sue sensazioni, vivendo questi giorni per la prima volta come Abate della Basilica di Sant’Ambrogio.

C’è maggiore affluenza di fedeli in questi giorni precedenti la festa liturgica?
È tanta la gente che arriva, che prega, che è desiderosa di farsi coinvolgere nel clima ambrosiano, ascoltando la parola dell’Arcivescovo. Quindi mi pare di poter dire che la Basilica sia percepita come punto di riferimento importante per la vita della comunità cristiana nella città, ma anche della comunità civile, che si riconosce in una figura come quella di Ambrogio e in uno stile che ci connota e che da lui, non a caso, prende nome. Ossia la modalità peculiare di Milano, nelle sue diverse componenti, di saper mettere in relazione la parte civile e la parte religiosa, interessandosi al bene della città, alla crescita comune, a una vita buona.

Ambrogio fu Vescovo, ma anche uomo in grado di parlare alla politica del suo tempo. Questo è il suo primo “benvenuto” da Abate al nuovo Vescovo…
Per l’amicizia che mi lega a monsignor Delpini sono emozionato e molto orgoglioso di poterlo ospitare e ascoltare in questi eventi attesi da tutti, nei quali ci accomuna il desiderio di lavorare per la città, di spenderci per essa, di amarla e di servirla con una consapevolezza più alta. Già questo basterebbe, ma, essendo la prima volta per me come Abate e anche per monsignor Delpini come Arcivescovo, c’è un surplus di emozione.

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