Nella Basilica intitolata al Patrono, mercoledì alle 18 l'Arcivescovo rivolge il Discorso alla Città (diretta tv, radio e web) e giovedì alle 10.30 presiede il Pontificale (diretta tv e web, omelia in differita radio). Venerdì alle 11 il Pontificale dell’Immacolata presieduto dall’abate Faccendini, che dice: «Sono appuntamenti importanti per la vita della comunità cristiana e di quella civile»

Sant Ambrogio
Sant'Ambrogio

Ecco il programma delle celebrazioni in programma nella Basilica di Sant’Ambrogio (piazza Sant’Ambrogio 15, Milano) mercoledì 6, giovedì 7 e venerdì 8 dicembre.

Mercoledì 6 dicembre: alle 18 l’Arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini rivolge il tradizionale Discorso alla Città e alla Diocesi, dal titolo Per un’arte del buon vicinato. Se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? (Mt 5,47); diretta su Telepace (canale 187 del digitale terrestre), Chiesa Tv (canale 195 del digitale terrestre), Radio Mater, Radio Marconi e www.chiesadimilano.it.

Giovedì 7 dicembre, solennità di Sant’Ambrogio: alle 10 il canto delle Lodi; alle 10.30 la Santa Messa pontificale presieduta dall’Arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini (esegue i canti la Cappella Musicale del Duomo, diretta da don Claudio Burgio); diretta su Telepace (canale 187 del digitale terrestre), Chiesa Tv (canale 195 del digitale terrestre) e www.chiesadimilano.it, omelia dell’Arcivescovo in differita su Radio Mater alle 22.45.
Altre Sante Messe alle 8, 9, 12.15, 17 (presieduta dall’Abate di Sant’Ambrogio monsignor Carlo Faccendini), 18 e 19

Venerdì 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione: alle 11 Santa Messa pontificale in lingua latina e antico canto ambrosiano presieduta dall’Abate di Sant’Ambrogio monsignor Carlo Faccendini (esegue i canti la Cappella Musicale Ambrosiana, diretta dal M° Paolo Massimini); altre Sante Messe alle 8, 10, 12.15, 18 e 19.

A tutte le Sante Messe è presente un coro polifonico. Info: www.basilicasantambrogio.it

 

L’emozione del nuovo Abate

In città si respira un clima di festa. Per il Natale imminente, certo, ma – in quella specificità tutta milanese che coniuga fede, impegno pubblico, arte, storia ed eventi -, anche per i giorni di Sant’Ambrogio. «Preparando con la parrocchia le Celebrazioni santambrosiane vedo non solo la voglia di fare bene le cose, ma osservo che lo si fa con la chiara consapevolezza che si tratti di appuntamenti capaci di coinvolgere tutta la città e anche l’hinterland», così monsignor Carlo Faccendini dà voce alle sue sensazioni, vivendo questi giorni per la prima volta come Abate della Basilica di Sant’Ambrogio.

C’è maggiore affluenza di fedeli in questi giorni precedenti la festa liturgica?
È tanta la gente che arriva, che prega, che è desiderosa di farsi coinvolgere nel clima ambrosiano, ascoltando la parola dell’Arcivescovo. Quindi mi pare di poter dire che la Basilica sia percepita come punto di riferimento importante per la vita della comunità cristiana nella città, ma anche della comunità civile, che si riconosce in una figura come quella di Ambrogio e in uno stile che ci connota e che da lui, non a caso, prende nome. Ossia la modalità peculiare di Milano, nelle sue diverse componenti, di saper mettere in relazione la parte civile e la parte religiosa, interessandosi al bene della città, alla crescita comune, a una vita buona. Proprio per questo i Discorsi alla Città hanno sempre grande rilevanza.

Ambrogio fu Vescovo, ma anche uomo in grado di parlare alla politica del suo tempo. Questo sarà anche il suo primo “benvenuto” da Abate al nuovo Vescovo…
Per l’amicizia che mi lega a monsignor Delpini sono emozionato e molto orgoglioso di poterlo ospitare e ascoltare. Credo che quello del Discorso sia un momento atteso da tutti, non un adempimento formale o istituzionale. E questo accade appunto perché ci accomuna il desiderio di lavorare per la città, di spenderci per essa, di amarla e di servirla con una consapevolezza più alta. Già questo basterebbe, ma, essendo la prima volta per me come Abate e anche per monsignor Delpini come Arcivescovo, c’è un surplus di emozione.

Negli ultimi anni il tradizionale omaggio delle famiglie regionali è stato sostituito da un saluto alle diverse Cappellanie straniere ed etnie presenti nella nostra città, proprio a indicare il cuore pulsante di una realtà multietnica. Si ripeterà questo gesto informale dell’Arcivescovo di Milano prima dei Vespri?
Sì, lo ripetiamo volentieri perché è un modo per dire che la città siamo tutti, milanesi di antica, recente o nuovissima data. Ormai la grande Milano metropolitana vive questa vocazione multietnica e multireligiosa, per cui una celebrazione che sia per la città non può prescindere da tale realtà. Sono certo che il Discorso alla Città del vescovo Mario coinvolgerà anche questi “nuovi arrivati”, che vivono, lavorano, fanno festa a pieno titolo tra noi e dentro la città. Infatti, come noi, hanno imparato ad amarla e a servirla, sentendosene responsabilmente parte.

Annamaria BRACCINI

 

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