L’incontro con l’Arcivescovo completa il cammino iniziato nelle assemblee presiedute dal cardinale Scola e delinea i passi da compiere. Appuntamenti il 4 ottobre a Vimercate e il 7 ottobre a Busto Arsizio: parlano i decani don Mirko Bellora e monsignor Severino Pagani
di Cristina
CONTI
In queste settimane monsignor Mario Delpini si sta recando nei Decanati della Diocesi per chiudere la Visita pastorale feriale aperta dalle assemblee ecclesiali tenute dal cardinale Angelo Scola negli anni pastorali 2015/2016 e 2016/2017. In base all’organizzazione della Visita l’evento conclusivo spettava infatti al Vicario generale, e in questa veste monsignor Delpini si è adoperato nella scorsa primavera. Le ultime “chiusure”, invece, le sta compiendo da Arcivescovo.
In questo senso mercoledi 4 ottobre alle 21 si recherà a Vimercate (MB) per la chiusura della Visita aperta dal cardinale Scola l’8 marzo a Concorezzo. Da qui prenderanno avvio i passi concreti che la comunità dovrà compiere in questo anno pastorale. «Un’attenzione particolare verrà data alla famiglia – spiega il decano, don Mirko Bellora -. La famiglia è una realtà completa, dove si trovano il bambino e l’anziano, l’educazione e l’iniziazione cristiana, ed è il luogo dove si concretizza il quotidiano e si pongono le basi per il futuro; quindi abbiamo deciso di prenderci l’impegno sistematico di coinvolgere le famiglie dei ragazzi dell’iniziazione cristiana, e in particolare i loro genitori, in un cammino particolare di accompagnamento, alla luce dell’Amoris Laetitia». Durante l’anno, quindi, ripartirà con un nuovo inizio il percorso di catechesi da zero a sei anni, con un collegamento diretto al corso per fidanzati. «Come suggerito dal Vicario episcopale di Zona nell’incontro con i catechisti dell’iniziazione cristiana, cercheremo di non imporre regole, ma di essere vicini singolarmente a ogni famiglia», precisa Bellora. Ma non finisce qui, perché ci sono altre realtà a cui verrà dedicata una cura particolare. «Una è il mondo giovanile, interessato da un’attenzione specifica le cui modalità operative sono ancora da definire», rileva Bellora. Inseriti in una società spesso complicata e difficile, i giovani hanno bisogno di tutto il sostegno della comunità per compiere scelte autentiche e continuare nel loro cammino di fede. «Un passo ulteriore sarà poi quello dedicato alla promozione “educativa” della carità, di cui oggi c’è davvero molto bisogno», conclude Bellora.
Grande attesa anche nel Decanato di Busto Arsizio, dove l’Arcivescovo giungerà il 7 ottobre. Alle 17.30 arriverà al Santuario di Santa Maria, nel centro della città, dove si recherà in pellegrinaggio alla Madonna dell’Aiuto. Si recherà poi nella Basilica di San Giovanni Battista, dove celebrerà la Messa con i parroci della città e con la partecipazione di tutti i cittadini del decanato, per i 500 anni dalla Fondazione del Santuario, a cui la popolazione è molto legata. E ci sarà appunto la conclusione ufficiale della Visita pastorale: nell’omelia Delpini darà i suoi suggerimenti per affrontare le sfide che attendono il Decanato. «Dopo l’apertura della Visita da parte del cardinale Scola il 25 settembre 2015 e gli incontri successivi avuti con il Vicario episcopale di Zona, abbiamo evidenziato quattro punti su cui è importante che la nostra comunità si concentri maggiormente – sottolinea il decano monsignor Severino Pagani -. Innanzitutto la preghiera: rilanciare un rapporto nuovo con la Parola di Dio che possa favorire la fede e ravvivare la tradizione cristiana». Quindi rivolgersi in modo nuovo al Vangelo, imparare ad annunciarlo, fare una vera e propria scuola della Parola per mettersi in relazione con il messaggio cristiano in modo corretto: una sfida importante in una realtà sempre più complessa. «Poi è importante continuare il lavoro della Pastorale giovanile in tutta la città in una prospettiva vocazionale», aggiunge: stare vicino ai giovani, aiutarli e accompagnarli nel difficile cammino di discernimento da compiere in questa fase delicata della loro vita. «È utile quindi unificare il più possibile tutte le forme di carità presenti oggi nelle diverse comunità, rinnovare la Caritas ed essere più sensibili agli aspetti sociali e politici, in modo da trovare nuove vocazioni alla vita pubblica», conclude Pagani.