Diffuso l’Instrumentum laboris per il 48° appuntamento dei cattolici italiani (26-29 ottobre), «tappa di un cammino sinodale volto a capire, a trovare soluzioni, ad avanzare proposte»
di Giovanna
PASQUALIN TRAVERSA
Otto capitoli e 75 paragrafi: si sviluppa così l’Instrumentum laboris che illustra ragioni e obiettivi della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani in programma dal 26 al 29 ottobre a Cagliari sul tema “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo, solidale”. In calce al documento, elaborato dal comitato organizzatore delle Settimane sociali, guidato da monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, e diffuso il 7 settembre scorso, l’affermazione di papa Francesco al numero 192 di Evangelii Gaudium da cui si ispira il tema dell’appuntamento: «Nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita».
«Il lavoro era e rimane un’esperienza umana fondamentale», esordisce l’Instrumentum invitando a non risolvere i problemi «dimenticando i volti e le storie della gente che lavora». «Il lavoro è degno perché la persona è degna», ma per essere tale deve rispettare «la vita delle persone e dell’ambiente». Quattro le linee lungo le quali si snoda il testo: denuncia, ascolto, raccolta delle buone pratiche, proposta. Lo scopo è «arrivare a maturare un vero cambiamento del nostro modo di essere e di fare. Una conversione di cui ha bisogno l’intera società italiana».
«Non ci ritroviamo a Cagliari per celebrare un bel convegno – precisano gli organizzatori -. Data la gravità della situazione, ciò suonerebbe come una stonatura. Le giornate spese insieme vogliono piuttosto segnare una tappa di un cammino sinodale volto a capire, a trovare soluzioni, ad avanzare proposte. Il nostro ritrovarci vuole essere piuttosto un modo per stare vicini a chi si trova in difficoltà». L’appuntamento è, insomma, «un modo per dire che non ci vogliamo dimenticare di nessuno. Seguendo l’indicazione di papa Francesco, siamo qui per “iniziare processi” che impegnino le comunità cristiane e la società italiana nel suo insieme (Evangelii Gaudium, numero 223)».
Giovani che non lavorano, lavoro “troppo precario”, caporalato, lavoro femminile poco e malpagato, sistema educativo inadeguato a preparare al lavoro, lavoro “pericoloso e malsano”. Sono le sei “criticità” denunciate dall’Instrumentum laboris che censisce anche più di 400 buone pratiche per «imparare da coloro che sono riusciti a vincere la sfida di creare valore economico e buon lavoro». Segnali, chiosano gli estensori dell’Instrumentum, che «la speranza non è morta».
«Per rispondere alla crisi del lavoro – prosegue il testo – occorre anzitutto rafforzare e rendere efficace il nesso tra educazione, formazione e lavoro» ma bisogna inoltre rimuovere gli ostacoli che impediscono di «creare nuovo lavoro». Secondo il documento, è necessario, fra l’altro, ridurre il “cuneo” fiscale” e i tempi della giustizia civile. «Assolutamente miope e contrario alla tutela e alla salvaguardia della dignità del lavoro usare come unico criterio quello del massimo ribasso di prezzo». Infine, “pilastro fondamentale” è una «strategia per rimettere in pista gli scartati e gli esclusi sempre più numerosi nel nostro Paese».
Il testo dedica una sezione anche ai nuovi scenari e modelli di vita e di lavoro: robotizzazione, crowd work, smartwork, e invita a pensare a «soluzioni legislative nuove». Imprescindibile guardare all’Europa ancora «bloccata in mezzo al guado». Tre le priorità indicate: un percorso di armonizzazione fiscale, l’apertura di una nuova stagione di investimenti, l’obiettivo della piena occupazione. L’orizzonte del percorso delineato dall’Instrumentum va ben oltre Cagliari perché «sulla realtà del lavoro si gioca il futuro di una società e anche la responsabilità dei cattolici nella costruzione del bene comune».