Da 14 anni il progetto sostiene un laboratorio sartoriale a Lambrate, che permette alle vittime di tratta o violenza di imparare un mestiere
di Lorenzo
Garbarino
In via Adolfo Wildt 27 a Milano (zona Lambrate) si trova un laboratorio di sartoria che aiuta le donne di origine rom ad apprendere le basi del mestiere. La bottega fa parte del progetto Taivé, nato dal supporto della Caritas ambrosiana nel 2009, su iniziativa dell’area Rom.
Lo spazio è stato concepito come luogo di assistenza per chi decide di uscire da condizioni di disagio, come spiega Maria Squillaci, coordinatrice del programma. «Taivé in lingua romni significa filo, che nel progetto diventa lo strumento per offrire alle donne un percorso di integrazione sociale. L’attività comincia in un piccolo laboratorio, dove le donne rom sono contattate dall’unità mobile dell’area rom di Caritas ambrosiana e imparano l’italiano e a cucire. Negli anni il progetto si è sviluppato e ampliato anche ad altre culture, conservando lo sviluppo di una professionalità sartoriale».
Oggi il progetto Taivé è attivo su cinque donne, a cui è stato proposto un tirocinio di tre mesi, che in caso positivo si trasformerà in un’assunzione con contratto a tempo determinato di un anno, rinnovabile. Nel corso degli anni quasi 80 donne hanno partecipato al progetto e per molte di loro questo impiego ha coinciso con la prima esperienza professionale a tutti gli effetti.
I prodotti
Da quasi tre anni tutti i prodotti artigianali e sartoriali di Taivé sono realizzati con tessuti di scarto. «Si tratta – spiega Squillaci – della linea Scartiamo, con cui realizziamo tutti i nostri accessori che si trasformano in pezzi unici. Tutto questo è possibile anche grazie al nostro gruppo di volontarie, molto attive nel quartiere. Senza dimenticare della nostra bellissima relazione con la parrocchia Santa Maria Bianca della Misericordia di Casoretto, con la quale facciamo veramente molta attività di integrazione e inclusione sociale».
I canali tramite i quali le donne conoscono Taivé sono spesso l’area rom di Caritas o gli sportelli del carcere. La maggioranza delle persone di Taivé infatti sono state spesso vittime di tratta, violenza domestica o rifugiate politiche. «Nell’ultimo anno – racconta Squillaci – abbiamo aperto percorsi per le rifugiate giunte in Italia tramite corridoi umanitari che nel loro Paese d’origine facevano parte della tratta». Tutte persone che a Milano, per problemi di lingua o senza alcuna conoscenza del mercato del lavoro italiano, avrebbero rischiato di disperdere le proprie competenze.
Il laboratorio Taivé di Lambrate è anche aperto al pubblico, dove oltre ad acquistare i prodotti è possibile partecipare agli eventi. «La prossima settimana abbiamo già in calendario una giornata con la cooperativa Di mano in mano. Dal 25 al 28 maggio invece saremo ospiti all’evento del Chiostro in Fiera, dove ci sarà anche il banchetto con i nostri prodotti in vendita».