Fin dalla sua elezione il Pontefice ha levato la voce contro ogni conflitto - dai più noti ai semisconosciuti - e in favore di una convivenza pacifica e rispettosa tra i popoli, affidando la sua speranza e la sua preghiera a Dio
di Gianni
Borsa
La guerra: male assoluto, terribile sciagura, virus senza vaccino, offesa verso l’umanità e verso Dio. La pace: bene assoluto, seme di fraternità universale, condizione necessaria per lo sviluppo della vita umana. Pace cuore delle religioni. Sono infinite le espressioni che papa Francesco ha usato negli ultimi mesi: dall’inizio del conflitto in Ucraina non è trascorso giorno senza un suo appello a far tacere le armi e a porre termine alla tragedia di un conflitto che miete vittime, provoca milioni di profughi, devasta le città, alimenta l’odio tra i popoli.
Fin dall’inizio del suo Pontificato Bergoglio prega perché vi sia pace in ogni angolo del pianeta e invita i cristiani a fare altrettanto, affinché la «terza guerra mondiale a pezzi» lasci il posto alla convivenza pacifica e rispettosa. Innumerevoli suoi discorsi e gesti vanno in questa direzione, compresi gli incontri con i leader politici e quelli di altre religioni.
Papa Francesco e la “diplomazia vaticana” rivolgono lo sguardo a tutti i numerosi conflitti (dichiarati o meno, locali, etnici, religiosi, alimentati dal terrorismo o da interessi economici), ovunque ci siano persone che soffrono a causa della guerra, la quale a sua volta è causa-effetto di altre “pandemie”: povertà, sottosviluppo, mancanza di istruzione per le giovani generazione, odi razziali, sfruttamento delle terre e delle risorse naturali…
Gli appelli
Da qui i reiterati appelli in almeno quattro direzioni: fermare le armi, affidarsi alla politica per risolvere i conflitti, bloccare la produzione e il commercio di armamenti, pacificare gli animi e i cuori (vera e risolutiva medicina contro la guerra). Appelli che Francesco ha ripetuto ancora di recente in due occasioni speciali. Il 1° gennaio di quest’anno, Giornata mondiale per la pace, e il 24 febbraio, in occasione del primo anno dall’aggressione della Russia all’Ucraina.
Nella prima occasione ha ricordato le sofferenze della popolazione ucraina, ma anche quella di altre popolazioni in Africa, Medio Oriente e Asia: «Nel mondo intero, in tutti i popoli sale il grido: no alla guerra, no al riarmo. Le risorse vadano allo sviluppo: salute, alimentazione, educazione, lavoro». Bergoglio ha poi esortato a non rinunciare alla speranza perché «crediamo in Dio, e in Gesù Cristo che ci ha aperto la via della pace».
Il 24 febbraio il Papa ha invece assistito alla proiezione in Vaticano del documentario Freedom on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom, del regista Evgeny Mikhailovich Afineevsky. Accanto a Bergoglio alcuni profughi ucraini, fra cui un bambino e la mamma di un soldato di Azovstal. Il Pontefice, commosso, ha chiesto al Signore di «guarire l’umanità dal fiume d’odio che alimenta la guerra». «Quando Dio ha fatto l’uomo, ha detto di prendere la terra, di farla crescere, farla bella. Lo spirito della guerra è il contrario: distruggere, distruggere… Distruggere tutti. Uomini, donne, bambini, anziani, tutti». Per poi aggiungere: «Oggi è un anno di questa guerra; guardiamo l’Ucraina, preghiamo per gli ucraini e apriamo il nostro cuore al dolore. Non vergogniamoci di soffrire e di piangere, perché la guerra è la distruzione. Una guerra ci diminuisce sempre. Che Dio ci faccia comprendere questo».
È poi seguita, con voce lieve, l’invocazione a Dio: «Guarda le nostre miserie, guarda le nostre ferite, guarda il nostro dolore, guarda anche il nostro egoismo, i nostri interessi bassi e la capacità che abbiamo di distruggere. Guarisci il nostro cuore, guarisci la nostra mente, guarisci i nostri occhi perché possano vedere la bellezza che tu hai fatto e non distruggerla con l’egoismo. Semina in noi il seme della pace».
Leggi anche:
L’Arcivescovo: «Il magistero di Francesco segni la nostra vita»
2. Dieci anni con papa Francesco: l’ecologia integrale
1. Dieci anni con papa Francesco: i migranti
Dieci anni con papa Francesco: le parole-chiave