Nella celebrazione diocesana della solennità l’Arcivescovo ha guidato la Processione eucaristica per le vie del centro: «Abbiamo camminato nella convinzione di avere incontrato, nel Mistero della fede, la verità a cui il nostro cuore anela»

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di Annamaria BRACCINI

Corpus Domini2

Un importante segno di Chiesa, per testimoniare il senso vero della vita e la liberazione che viene dalla verità. Questi i sentimenti nel cuore dei moltissimi fedeli che camminano per le strade del centro di Milano seguendo il Santissimo Sacramento, «senza orgoglio alcuno, ma nella convinzione di avere incontrato, nel Mistero della fede, ciò a cui il nostro cuore anela». Per la Solennità del Corpus Domini sono in 5000 i fedeli che si riuniscono per la Messa nella Basilica di San Lorenzo Maggiore e poi per la Processione eucaristica guidata dal cardinale Scola, che muove fino al Duomo attraversando le strade della movida, sull’asse di via Torino.

«Questa basilica è una delle più antiche della città – dice monsignor Gianni Zappa, parroco delle tre comunità situate sul percorso, riunite nell’Area pastorale Torino – Ticinese -. Nell’ultimo decennio il nostro quartiere ha conosciuto un profondo cambiamento, tanto che i nostri anziani faticano a riconoscerlo. Molte case sono disabitate e trasformate in uffici: sono diventati rari i momenti di silenzio, ma le comunità cristiane di questo territorio sono vive e impegnate a leggere la realtà con gli occhi di Gesù, la cui forza non è nel tono della voce. Questo è un importante segno di Chiesa di cui vi siamo molto riconoscenti».

Tra le letture della Parola di Dio e quelle spirituali, le preghiere, i canti, brani di papa Benedetto e papa Francesco, si avanza in processione con il Santissimo portato tra le mani dall’Arcivescovo in un prezioso ostensorio ambrosiano. Insieme alla gente, ci sono nove Vescovi, i Vicari episcopali di zona e di settore, il Capitolo metropolitano, i sacerdoti di Milano, i rappresentanti delle istituzioni con i gonfaloni del Comune, della Città metropolitana e della Regione; l’Università Cattolica, i movimenti, le associazioni e gli Ordini cavallereschi. A richiamare il titolo di quest’anno, – «Guardate a Lui e sarete raggianti. Giovani davanti all’Eucaristia» – e in vista del Sinodo dedicato appunto ai giovani nell’ottobre 2018, vengono ricordate alcune figure esemplari, come Santa Teresina del Bambino Gesù e i Servi di Dio Carlo Acutis, scomparso a 15 anni (che scriveva: «L’Eucaristia è la mia autostrada per il cielo»), e Piergiorgio Frassati.

L’intervento del Cardinale

«A che cosa può anelare il nostro cuore se non alla verità?», dice subito il Cardinale che cita sant’Agostino: «È il Mistero della fede che dà alla parola “verità” un significato chiaro, parola oggi confusa, usata da molti solo per relativizzarla, non nel senso buono che tutto debba essere relativo all’altro, ma nel senso pieno di dubbio che una verità non esista».

Per questo abbiamo camminato, suggerisce Scola, «per le strade centrali dal nostra metropoli, con ali di folla che alternava la genuflessione a esercizi di distrazione, quando non a qualche raro e timido tentativo di ridicolizzare il nostro gesto. Perché abbiamo conosciuto che, nell’Eucaristia, si dà la verità e si dà il Mistero che, in ultima analisi, è Dio uno e trino che ci ama in Gesù. Cristo che, per noi, ha offerto il suo corpo come vittima sull’altare della Croce per riconciliarci al Padre. Egli, lasciandoci in anticipo il suo corpo come cibo e il suo sangue come bevanda, ha sparso il suo sangue prezioso come lavacro, perché, redenti, possiamo essere realmente purificati. È impressionante riflettere sul dono totale che Gesù compie per ogni uomo e ogni donna di ogni condizione, cultura, tempo e luogo». Come dice san Paolo, «egli svuotò se stesso sul palo ignominioso della Croce»: «Per questo non possiamo rinunciare a testimoniare questa rivelazione potente del Mistero della fede che è il senso della vita e che trova nella Santa Eucaristia il suo punto espressivo più potente. Ecco perché siamo lieti di essere passati in mezzo a una folla che ne è più o meno inconsapevole, ricordandoci delle parole del Signore: “Perdona loro perché non sanno quello che fanno”».

Parole, queste, dette a tutti: «I primi a essere lontani da tale Mistero siamo noi quando viviamo la Messa domenicale in modo convenzionale, quando non presentiamo a Dio tutti i nostri bisogni, quando non siamo davanti alla sua presenza reale, quando non ci sentiamo abbracciati dalla sua tenerezza, accompagnati nella nostra vita, come ci hanno suggerito i tre testimoni. Vogliamo additare a tutti i nostri giovani le figure di questi uomini e donne pienamente riusciti, di questi santi, perché ci accompagnino nel nostro cammino, nel mistero della fede e della nostra vita buona che anticipa il cielo dell’eternità a cui siamo chiamati».

L’invito è a non dimenticare la scelta voluta di celebrare il Corpus Domini nel cuore di Milano, «perché siamo ben consapevoli della mutazione avvenuta nella nostra metropoli e, pur tuttavia – con il rispetto della libertà di ciascuno e con amore -, vogliamo abbracciare tutti gli abitanti di questa nostra città, tutti gli ospiti che la raggiungono per lavoro e vari scopi. Vogliamo essere per loro come le mani, il cuore, la mente e l’agire di Gesù. Vogliamo che tutti facciano l’esperienza della bellezza di un gesto come questo, espressione dell’amore di Gesù per noi permanentemente offerto nella Santa Eucaristia. Con umiltà, coscienti dei nostri limiti, senza orgoglio alcuno, intendiamo dire che abbiamo incontrato ciò a cui il nostro cuore anela, la verità. Non si tratta di una certezza che toglie la ricerca, ma anzi che la mobilita continuamente. Pieni di gratitudine, portiamo la dolcezza di questo gesto nelle nostre case e in tutti gli ambienti dell’umana esistenza che saremo chiamati a frequentare».

Poi, la Professione di fede condivisa, l’Adorazione del Santissimo, la Benedizione eucaristica.

 

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