Sabato 10 giugno in Duomo l’Arcivescovo ordina nove sacerdoti diocesani e tre religiosi. Il Rettore del Seminario: «Non ne faccio una questione di numeri, la nostra Chiesa sta imparando a porre la questione sulla qualità. Dobbiamo seminare con larghezza di cuore, liberi dall’esito»
di Ylenia
SPINELLI
«Forse pochi si ricordano, ma anche quando diventarono preti i seminaristi della classe del 1989, la mia classe, erano in 10. Certo, era l’anno in cui il cardinale Martini, per introdurre il sesto anno di formazione in Seminario, scelse di ordinare 10 candidati». Parte da un ricordo personale, il Rettore del Seminario monsignor Michele Di Tolve, per commentare il dato numerico relativo alle prossime ordinazioni sacerdotali, che vedranno diventare preti nove diaconi, ordinati in Duomo dall’Arcivescovo. E nega elementi di preoccupazione: «Il Signore semina i germi di vocazione a piene mani nella Chiesa, così preghiamo nell’Eucologia della Messa per invocare il dono delle vocazioni presbiterali; il Signore non farà mancare mai pastori alla sua Chiesa, tutta la Chiesa deve vivere con intensità la vita cristiana, da lì sorgono tutte le vocazioni, compresa la vocazione al presbiterato. Io non ne faccio una questione di numeri, la nostra Chiesa sta imparando a porre la questione sulla qualità dei presbiteri, dei diaconi, di tutti gli operatori pastorali, delle famiglie. Certo che dobbiamo impegnare tutte le nostre energie per annunciare il Vangelo. A noi tocca seminare con larghezza di cuore e abbondantemente, liberi dall’esito, come ci ricorda continuamente il nostro Arcivescovo. Inoltre vorrei sottolineare che non basta che Dio chiami e che venga seminato il Vangelo, è necessaria una risposta. Non dimentichiamo mai che la libertà umana rimane sempre un mistero. Dobbiamo preoccuparci di non essere mai stanchi di cominciare a percorrere le strade e i sentieri dei nostri fratelli e sorelle per testimoniare la bellezza e la gioia del Vangelo: questa deve essere l’unica preoccupazione, questo deve toccare tutta la Chiesa! Il Santo Padre, il 25 marzo nel Duomo di Milano, ci ha detto che quello che conta è la bontà del lievito, questo fa fermentare tutta la pasta. Chiediamo la grazia di essere fermento di vita nuova nella Chiesa, il Signore ci donerà le vocazioni presbiterali necessarie. Dobbiamo essere fiduciosi, pieni di speranza, ma soprattutto di gioia, perché il primo ad avere a cuore la Chiesa è Gesù stesso».
Come riassumerebbe con un aggettivo questa classe?
Questa classe ha visto non pochi compagni fermarsi, cambiare strada, per cui sono persone ben consapevoli delle scelte che stanno compiendo. Definirei questa classe di preti 2017 come quel fuoco di bivacco che, in mezzo alla notte, illumina e riscalda. Sono persone che non hanno l’arroganza di sentirsi indispensabili, come se non si riuscisse a fare niente senza di loro. Per fortuna sono consapevoli di ciò che il Signore ha dato loro, sono generosi, certamente mi pare che abbiano capito che da soli non si va da nessuna parte. Il fuoco di bivacco non ha la pretesa di illuminare tutto, ma sa illuminare e riscaldare quanto basta per continuare a camminare.
Vede questi ragazzi pronti e motivati per affrontare le sfide e i bisogni della Chiesa milanese, secondo gli insegnamenti di papa Francesco?
Sicuramente vedo questi ragazzi molto motivati, consapevoli delle sfide e dei bisogni della Chiesa milanese. In questo anno di diaconato hanno ascoltato, guardato, hanno lavorato intensamente, ma hanno capito che impareranno molto di più stando in mezzo alla gente con umiltà, semplicità, condividendo la fede del popolo di Dio. Il magistero del nostro Arcivescovo, che continuamente ci richiama a quello di papa Francesco, è per noi il sostegno nelle scelte quotidiane per la formazione di questi futuri preti
Come Rettore ogni anno si sente responsabile della vocazione e del futuro dei suoi ragazzi?
Mi sento molto responsabile del cammino di questi giovani uomini, ma grazie a Dio condivido questa responsabilità innanzitutto con il Cardinale, poi con tutti gli educatori del Seminario, con i preti delle loro comunità di origine e di destinazione. Sono confortato dal fatto che sono davvero tanti i preti, le persone che ogni giorno pregano per noi. Questa preghiera incessante, colma di fiducia, ci sospinge ogni giorno a spendere la vita perché questi giovani uomini diventino pastori secondo il cuore di Gesù. Il Seminario mantiene costantemente forti legami con la Diocesi, in particolare con gli uffici di Pastorale giovanile e altri. Inoltre è molto bello il collegamento con l’Ismi che, a nome di tutto il presbiterio e del suo Arcivescovo, accompagnerà questi giovani nei primi anni di ministero.