Il convegno del 27 maggio mira a dar vita a un percorso che unisca le forze solidali della Chiesa, del volontariato e delle istituzioni. Parlano monsignor Gianni Zappa e don Augusto Casolo
di Filippo
MAGNI
Il centro di Milano è una calamita. Attira turisti italiani e stranieri, appassionati d’arte cinema e teatro, fedeli, imprenditori, clienti di negozi e ristoranti. E dagli altri quartieri della città attira anche molte persone bisognose e senza fissa dimora.
Camminando per corso Vittorio Emanuele II, la mattina presto, si incontrano diverse persone che dormono in sacchi a pelo sui cartoni, protetti dalle gallerie o dai portici. Vivono per lo più di elemosina. «Non si può chiudere gli occhi davanti a queste persone in difficoltà – afferma monsignor Gianni Zappa, decano del Centro storico – e allo stesso tempo non possiamo pensarle solo come situazioni da risolvere nei loro bisogni immediati, ma piuttosto nella logica di persone da incontrare».
Nasce anche da questo approccio il convegno di sabato 27 maggio “Milano centro: un cuore attento agli ultimi. Esperienze, riflessioni, progetti”. Vuole proporre, secondo il Decano, «un passo avanti. Aiutandoci a capire meglio il fenomeno delle povertà nella nostra area con uno sguardo attento e profondo sulla realtà. Altrimenti ci si limita all’elemosina o a donare cibo: è importante, ma non basta». Il lavoro delle associazioni di carità del decanato è orientato all’apertura e all’incontro, grazie all’impegno dei parrocchiani che, assicura monsignor Zappa, «sono molto attenti alle persone in difficoltà che incontrano quotidianamente. Il loro sguardo è per lo più di pietà, non di fastidio».
Tra gli organizzatori del convegno don Augusto Casolo, della Comunità pastorale Santi Profeti, spiega che «per la prima volta vogliamo riunire attorno a un tavolo la marea di realtà che operano nella zona, incluso il Comune». Anche con l’obiettivo di «avviare un percorso che aiuti a unire le forze. Non si tratta solo di dividersi i compiti per evitare di raddoppiare iniziative già consolidate – aggiunge il sacerdote -, ma piuttosto di mettersi in rete in modo approfondito allo scopo di interrogarsi su un approccio condiviso ai problemi». In particolare pensando alla nuova problematica dei tanti senza dimora che dormono nelle vie centrali, probabilmente sentendosi più al sicuro lì piuttosto che nei loro quartieri d’origine. «Come Lazzaro – conclude -, icona del convegno: si posiziona sotto una ricca tavola nella speranza che qualcosa rimanga anche per lui».