Una risposta massiccia da parte di parrocchie e di donatori privati, coordinata sul territorio da Caritas ambrosiana anche attraverso gli enti «Farsi prossimo»
di Paolo
Brivio
Dieci mesi di orrore, figlio di una guerra crudele. Dieci mesi di sorprendente abnegazione, espressa da una trama di accoglienza estesasi a molte regioni d’Europa e d’Italia, e che regge alla prova del tempo anche nella Diocesi ambrosiana. Alla fuga di milioni di profughi dall’Ucraina, iniziata tra febbraio e marzo, hanno risposto istituzioni e organismi umanitari dei Paesi confinanti, ma in maniera massiccia anche attori di territori più lontani. Caritas ambrosiana, e le parrocchie e altri soggetti della Diocesi, hanno fatto e stanno continuando a fare la loro parte.
Le convenzioni e il Bando
L’accoglienza che il sistema Caritas esprime in parte fa riferimento a convenzioni e rapporti con istituzioni statali e territoriali (anzitutto con le Prefetture), stipulate dalle cooperative del Consorzio Farsi Prossimo: esse consentono di accogliere, nell’ambito dei sistemi Cas e Sai, in centri collettivi ma anche in reti di appartamenti resi disponibili da parrocchie, istituti religiosi e altri soggetti, 405 persone. Nel territorio della Prefettura di Milano, con fondi pubblici e l’integrazione di risorse attivate dalle cooperative 90 posti sono stati attivati a Monluè, 100 in piazzale Dateo, 100 in appartamenti, 25 a Cormano, 18 a Rho, 14 a Legnano, altri 10 nell’area metropolitana. Nei territori delle Prefetture di Lecco e Monza Brianza sono stati attivati, rispettivamente, 22 e 16 posti. Ulteriori 107 persone risultano poi ospitate e seguite dalla rete Caritas, in 25 strutture distribuite in tutta la diocesi, grazie alle risorse generate dal bando “Accoglienza diffusa”, emanato dalla Protezione civile nazionale.
Sul territorio
Un altro importante canale d’accoglienza si è invece sviluppato in modo informale, ovvero non sulla base di accordi e finanziamenti disposti dalle autorità pubbliche. Molte parrocchie si sono mobilitate: Caritas Ambrosiana le ha censite e contattate, disponendo l’erogazione, a loro favore, di due tranche di contributi economici. La prima, a giugno, ha supportato lo sforzo di 60 comunità che hanno accolto 344 persone (di cui 142 minori) e che seguono nei loro territori, tramite centri d’ascolto o altre attività, 1.150 persone (di cui 540 minori); la seconda, a settembre, ha interessato 38 parrocchie che accolgono 265 persone (di cui 128 minori) e seguono 374 persone (di cui 194 minori). In totale, anche per coprire altre spese (aiuti alimentari, ristrutturazioni, oratori estivi, scuole di italiano ecc), alle parrocchie accoglienti Caritas ha erogato 626 mila euro.
La destinazione dei contributi
I contributi disposti da Caritas, attingendo alle robuste risorse ricevute da una miriade di donatori, hanno poi cercato di raggiungere i profughi anche grazie a ulteriori canali e diversi progetti mirati. Tramite il servizio Siloe, 54 mila euro sono stati stanziati per aiutare 36 famiglie protagoniste di ospitalità spontanee, mentre altri 14 mila sono serviti, tramite il Fondo Diamo Lavoro, a finanziare corsi di italiano e tirocini. Ulteriori 104 mila euro hanno finanziato l’operatività del centro logistico di Burago (MB), che ha distribuito alimenti, realizzato lavori, fornito arredi e corredi a vantaggio di strutture di accoglienza, servizi parrocchiali, Empori della solidarietà, mentre per integrare (in aggiunta alle risorse pubbliche) i costi delle accoglienze istituzionali gestiti dalle cooperative del Consorzio Farsi Prossimo sono serviti 190 mila euro.
La rete degli Empori e delle Botteghe della Solidarietà ha fatto la sua parte, dotandosi di alimenti supplementari, erogati a 341 famiglie, ovvero 984 persone (dato incompleto, relativo a 15 strutture di distribuzione di cibo e prodotti per la casa).
Infine, Caritas ha ricevuto e trasformato in progetti realizzati da varie realtà (comunità accoglienti, strutture di aiuto alimentare, sportelli di tutela della salute, servizi di integrazione linguistica e culturale) risorse provenienti da grandi donatori (aziende, banche, fondazioni), per un totale di 660 mila euro. E 52 computer provenienti dalla Banca d’Italia sono stati destinati allo sviluppo di tali progetti.
L’azione internazionale
Caritas Ambrosiana ha operato non solo sul versante interno dell’accoglienza, ma ha anche supportato lo sforzo di aiuto nell’emergenza, condotto dal network Caritas Internationalis e da partner esteri in alcuni paesi confinanti con l’Ucraina.
Tramite Caritas Italiana, 500 mila euro sono stati versati alla rete internazionale, in risposta agli Appelli di emergenza da essa lanciati in diversi momenti.
Una partnership privilegiata, poiché fondata su una solida collaborazione di antica data, è stata sviluppata nella Repubblica di Moldova con l’associazione Missione Sociale Diaconia, organismo della Chiesa ortodossa locale. Nel piccolo paese a sud-ovest dell’Ucraina sono stati inviati, nei mesi primaverili ed estivi, 240 mila euro per aiuti d’urgenza e l’ampliamento di servizi e strutture a favore dell’infanzia e della genitorialità (soprattutto donne sole con bambini). Più di recente, altri 100 mila euro sono stati stanziati per fornire ai profughi ucraini kit invernali (indumenti e altri prodotti) e per rafforzare l’azione educativa e di assistenza svolte da 1 nido e 2 centri dedicati a madri e minori.
Pedagogia e promozione
«La mobilitazione in risposta a gravi emergenze umanitarie – osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana – è compito presente negli Statuti dei vari livelli Caritas sin dalle origini dei nostri organismi. Cerchiamo però di svolgere questo indifferibile compito d’aiuto, e l’abbiamo fatto anche in occasione di questa enorme e prolungata emergenza, con una spiccata declinazione pedagogica e promozionale. L’intento pedagogico è rivolto alle nostre comunità territoriali: tutte le parrocchie, tutti i soggetti solidali, tutti i volontari e fedeli della nostra diocesi sono chiamati a farsi carico della responsabilità dell’accoglienza, senza deleghe a “specialisti dell’umanitario. Nel caso dei profughi ucraini, l’attivazione è stata spontanea e capillare, davvero ammirevole, esempio di autentica “carità di popolo”: Caritas non poteva non coordinarla, accompagnarla, finanziarla. La finalità promozionale impone invece di non limitarsi a un pur doveroso aiuto materiale e assistenziale: anche nei confronti dei profughi ucraini, pur nella fatica determinata da numeri elevati e tempi lunghi, ogni intervento è finalizzato a garantire non solo sopravvivenza, ma anche e soprattutto dignità, autonomia, autostima, speranza in un futuro migliore, di autentico cambiamento».
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