L’unità tra contemplazione e attività pratica caratterizza la vita della comunità monastica del Sacro Monte, che apre le porte del suo Centro di spiritualità a chi desidera condividere celebrazioni e momenti di raccoglimento
di Cristina
CONTI
Preghiera e lavoro. Sono questi i due momenti fondamentali della vita delle Romite Ambrosiane del Sacro Monte di Varese. Il monastero dell’Ordine di Sant’Ambrogio ad Nemus risale al XV secolo e si trova sul colle che sovrasta Varese. Secondo un’antica leggenda, nel 389 Sant’Ambrogio vi avrebbe debellato l’eresia ariana. Verso la metà del 1400, presso il santuario alcune eremite conducevano una vita interamente dedicata al Signore: ciò che le univa era la meditazione della passione di Gesù e l’amore per il Crocefisso.
Le radici spirituali
«Questa è la nostra spiritualità: l’elemento più importante che attingiamo da loro – spiegano dalla Comunità delle Romite Ambrosiane -. La nostra giornata è fatta anche di lavoro, che non deve essere considerato altro rispetto alla preghiera, ma in una unità armoniosa in cui ogni cosa è collocata nel tutto. Siamo monache contemplative, ma lavoriamo, nella serena consapevolezza che il lavoro non è estraneo alla contemplazione: se vissuto nel modo giusto, ne è un elemento». Anche se per loro il lavoro è un mezzo di sostentamento, non tutto è fonte di guadagno e alcune monache sono impegnate in cucina o in infermeria: «Tenerlo presente è importante perché ci aiuta a comprendere che il lavoro non è per il guadagno, ma per la vita. In una società come la nostra questo vuol dire affermare il primato della persona umana su ogni altra realtà, che deve essere posta al suo servizio».
I segni della natura
Il monastero è come un piccolo paesino, in cima alla montagna, aggrappato alla roccia, costruito nei secoli in modo pittoresco, sregolato, con scale, salite e discese dappertutto. «Coltiviamo gli orti rubati alla roccia e abbiamo qualche animale da stalla – precisano -. Così possiamo lavorare il latte, produrre burro e formaggi, Scopriamo ogni giorno quanto la natura sia scuola di contemplazione e fonte di meditazione, per chi ha lo sguardo attento e sa cercare e scoprire ovunque dei segni». Oltre a queste attività c’è anche un laboratorio di restauro.
Per quanto riguarda la preghiera, fin dalla sua erezione il monastero segue il rito ambrosiano: «Questo ci unisce profondamente al vescovo, ai sacerdoti e a tutto il popolo ambrosiano, perché l’azione liturgica è la sorgente della comunione ecclesiale». Il Centro di Spiritualità è annesso al monastero. Qui chi desidera può venire a vivere qualche giorno o anche solo qualche ora di preghiera, di silenzio e di riflessione, condividendo con la comunità monastica alcune celebrazioni liturgiche (lodi, Messa, ora media e vespri) in rito e canto ambrosiano che si svolgono nella chiesa della Trasfigurazione. «In questo modo noi monache di clausura intendiamo vivere lo spirito di accoglienza che già muoveva le prime romite, le beate Caterina e Giuliana, nell’assistenza e nella carità verso i pellegrini. Ai fratelli offriamo la possibilità di un incontro con Dio: I nostri ospiti sono aiutati dalla presenza discreta della nostra comunità e dal clima di essenzialità e di silenzio che trovano nella casa», spiegano.
L’edificio comprende la chiesa, camere singole e doppie dotate di servizi, una biblioteca, una sala conferenze, spazi per riunioni, il refettorio, alcuni cortiletti a terrazza. Non è fissata alcuna retta. «In spirito di condivisione fraterna, chiediamo tuttavia che ciascuno lasci un’offerta secondo le proprie possibilità, per permetterci di continuare questo servizio», precisano.