È il figlio di un anno di Arianna Fondrini e Giacomo Giardini, in partenza dopo la Veglia missionaria diocesana e diretti alla Città Santa, dove presteranno servizio nella Casa dell’Angelo Custode, che ospita nove minori. La loro testimonianza integrale su «Il Segno» di ottobre
di Claudio
URBANO
Coi loro 27 e 28 anni, Arianna Fondrini e Giacomo Giardini sono giovanissimi. Ma ammettono che Agostino, il loro bambino di un anno, è stato più “bravo” di loro a entrare in contatto con quella che per i prossimi tre anni sarà la sua nuova casa. E, in qualche modo, la sua nuova grande famiglia.
Dopo la Veglia missionaria diocesana del 22 ottobre, in cui riceveranno il mandato di fidei donum, Arianna e Giacomo stanno infatti per raggiungere Gerusalemme, dove saranno il punto di riferimento della Casa dell’Angelo Custode, che ospita nove minori, ragazzi dagli 8 ai 17 anni: sono – spiega la coppia – figli di donne arrivate in Israele con un permesso lavorativo, permesso che poi, anche per la maternità, non è stato loro rinnovato. Le donne sono però rimaste nel Paese, ma con uno status irregolare. Così, su iniziativa del Patriarcato latino di Gerusalemme, la Casa ospita i loro figli, che raggiungono le madri tra il venerdì e il sabato, in quello che in Israele è il fine settimana. Nei giorni feriali, invece, saranno Arianna e Giacomo il punto di riferimento per questi ragazzi: si preoccuperanno della frequenza a scuola, dei pasti, della vita nella casa. Ma non solo. Con la loro presenza, porteranno nella casa il calore e l’affetto di una famiglia unita.
«La sua curiosità ha rotto il ghiaccio»
Una famiglia in cui Agostino avrà, si può dire, tanti fratelli maggiori. Se ne sono accorti quest’estate Arianna e Giacomo, quando hanno preso il primo contatto con la casa. «Se non ci fosse stato Agostino, rivelano, sarebbe stato più difficile entrare in contatto con i ragazzi. E invece la sua curiosità da una parte, quella dei giovanissimi ospiti dall’altra, attratti dall’aiutarlo a muovere i primi passi e dal farlo giocare, sono stati determinanti per rompere il ghiaccio».
Arianna, Giacomo e Agostino si apprestano quindi a questa nuova avventura: «Sicuramente Agostino imparerà l’ebraico prima di noi!», scherzano i genitori, che hanno entrambi alle spalle una formazione in teologia. C’è, naturalmente, il dispiacere che per i prossimi tre anni (questa la durata del progetto) Agostino sia distante dai nonni e dai cugini. Ma anche il pensiero, carico di aspettative, che questo periodo, sia per lui come una scuola di vita, così come lo sarà per loro, da genitori. Soprattutto, per Arianna e Giacomo, che si sono formati al Pime e che così hanno iniziato a intrecciare le loro vite, questo sarà il loro modo, del tutto personale, di essere famiglia.
Su Il Segno di ottobre la testimonianza integrale della famiglia Giardini (leggi qui).