Una riflessione dei responsabili diocesani sull’opera di misericordia messa a tema dell’appuntamento di quest’anno: un’occasione di conversione e di inizio di un cammino nuovo
di Michela e Luigi MAGNI e don Luciano ANDRIOLO
Responsabili del Servizio per la famiglia - Diocesi di Milano
La Festa della famiglia, che la Chiesa ambrosiana celebra domenica 31 gennaio, si colloca nel cuore dell’Anno giubilare indetto da papa Francesco. Il motto di questo Anno Santo straordinario, «Misericordiosi come il Padre» (Lc 6,36), rimanda a riflettere e a proporre, come stile di vita del cristiano, le opere di misericordia corporali e spirituali. «Vogliamo vivere questo Anno giubilare alla luce della parola del Signore: “Misericordiosi come il Padre”. L’evangelista riporta l’insegnamento di Gesù che dice: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). È un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace. L’imperativo di Gesù è rivolto a quanti ascoltano la sua voce (cfr Lc 6,27). Per essere capaci di misericordia, quindi, dobbiamo in primo luogo porci in ascolto della Parola di Dio. Ciò significa recuperare il valore del silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta. In questo modo è possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerlo come proprio stile di vita». (Misericordiae Vultus, numero 13). L’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, nell’omelia della Messa di apertura dell’anno pastorale 2015-2016, ci indicava nel cammino di questi due anni dedicati al tema «Educarsi al pensiero di Cristo», quanto segue: «Lungo quest’anno vogliamo vivere questo mistero centrale della nostra fede attraverso gesti di pellegrinaggio e riconciliazione, anche sacramentale, e attraverso la pratica delle opere di misericordia corporali e spirituali». Offrendo così le prime indicazioni per vivere bene in Diocesi questo tempo straordinario di perdono e perciò di gioia.
In questa prospettiva, tenendo conto dell’Anno giubilare, e di alcune suggestioni emerse dalla discussione del Sinodo dell’ottobre 2015, la prossima Festa della famiglia viene colta come l’occasione per vivere e declinare l’opera di misericordia «Perdonare le offese». Questo invito si collega, quasi a esplicitarlo in maniera concreta, a quello indicato lo scorso anno – «Custodire le relazioni» – perché saper perdonare aiuta a custodire e mantenere sane le relazioni in famiglia, tra le persone che incontriamo quotidianamente e nella comunità.
L’esercizio del perdono reciproco aiuta la famiglia a rendere più concreto l’atto penitenziale che siamo chiamati a compiere all’inizio della celebrazione eucaristica. Perdonare le offese, saper chiedere perdono per una incomprensione, per una distrazione, per una omissione al proprio coniuge, ai figli, ai genitori, alla fidanzata/o, al vicino di casa, alle persone che incontriamo sul lavoro, nella scuola, sono gesti semplici, a cui possiamo «allenarci» ed educarci e che possiamo aiutare a comprendere anche ai più piccoli in famiglia. Il perdono ci aiuta a diventare, noi per primi, misericordiosi verso coloro che quotidianamente condividono la nostra vita e incontriamo.
Perdonare è difficile. Lo sappiamo tutti, ma come credenti sappiamo di poter guardare e trovare forza nell’abbraccio misericordioso del Padre e nel perdono che noi tutti riceviamo incondizionatamente da Gesù. L’Anno Santo giubilare può diventare occasione perché ognuno si converta e cerchi di iniziare un cammino nuovo, oseremmo dire una vita nuova. «Passare» la Porta Santa in alcune chiese della nostra Diocesi non ci rende «santi» o «salvati» per avere compiuto un particolare gesto di preghiera, ma sta nel «passare» dalla nostra attuale vita a un rinnovato impegno di vita vissuta nella fede.
Buona festa in famiglia!