La Diocesi celebra la Giornata per il Seminario quale rinnovata espressione della cura e della preghiera che ogni comunità cristiana riserva alle vocazioni sacerdotali. Nel suo messaggio l’Arcivescovo ricorda come «all’inizio c’è sempre l’iniziativa di un Altro».
del cardinale Angelo SCOLA
Arcivescovo di Milano
Carissimi,
«Chiamati da Gesù, volto della misericordia del Padre»: il motto scelto per questa Giornata per il Seminario ci riporta alla sorgente della nostra esperienza di discepoli di Cristo. All’inizio (e “si inizia” in ogni momento!) c’è sempre l’essere chiamati, c’è l’iniziativa di un Altro.
Come scrivevo nella Lettera pastorale: «L’incontro con Gesù ha spalancato a Pietro e ai discepoli un orizzonte nuovo, una nuova possibilità di vivere il rapporto con se stessi, con gli altri, con tutto il creato e con Dio. Accogliere quell’incontro significa per i discepoli ospitare nella propria vita una persona che rivela loro a loro stessi. Chi incontra Cristo si sente conosciuto nell’intimo da Lui» (Educarsi al pensiero di Cristo).
Stiamo ancora vivendo lo straordinario Anno giubilare della misericordia, una speciale occasione per sperimentare quanto il nostro peccato e il nostro limite possano diventare il “ricettacolo” della cura e dell’amore di Dio, come ha detto il Papa durante il Ritiro che ha voluto predicare a noi sacerdoti.
Per questo, a qualunque età e in qualunque momento del nostro cammino vocazionale, siamo invitati a non temere la nostra pochezza, a non lasciarci definire dal nostro peccato, ma a domandarne perdono. In forza del suo sacrificio redentore, Cristo «ci fa passare direttamente dalla vergogna più vergognosa alla dignità più alta senza passaggi intermedi» (Papa Francesco, Omelia della Messa Crismale, 24 marzo 2016).
Vertice di ogni cammino vocazionale è poter giungere ad affermare come Pietro, addolorato per il proprio rinnegamento, di amare sinceramente il Signore, di non poter non volergli bene. L’abbandono amoroso di Pietro all’abbraccio del Risorto fa di lui, come di ogni chiamato, un “inviato”, un uomo sul cui volto risplende la luce dell’amore del Padre. L’essere inviati riposa sulla consapevolezza che il mondo non attende soprattutto noi, ma la misericordia del Padre che ci ha mandato.
È questo il cammino di sequela a cui noi tutti siamo invitati e che il nostro Seminario continua a riproporre.
Vorrei incoraggiare tutti i sacerdoti, i genitori, gli educatori delle nostre comunità parrocchiali e pastorali ad essere testimoni di quella misericordia di Dio che essi per primi sempre sperimentano.
Vorrei invitare ragazzi e giovani a lasciarsi attrarre in questa relazione con il Signore Gesù nella loro comunità cristiana, in cammino con amici che li aiutino a vivere la vita come vocazione. Vorrei altresì spronarli a non lasciar cadere eventuali segni e intuizioni della chiamata a servire il Signore sulla via del sacerdozio o della consacrazione religiosa.
Ringrazio quanti sostengono con la preghiera e con qualche sacrificio la vita del nostro Seminario «cuore della Diocesi» (Optatam totius 5).
All’inizio di questo anno pastorale auguro a tutti e specialmente ai seminaristi che realmente «Gesù diventi il centro affettivo della nostra esistenza; che ognuno trovi in Cristo il criterio per valutare ogni cosa approfondendo così l’unità della propria persona» (Educarsi al pensiero di Cristo).