“Umberto Dei. Biografia non autorizzata di una bicicletta”, l’ultimo romanzo di Michele Marziali, racconta il rapporto tra un cinquantenne romagnolo trapiantato a Milano e un giovane uzbeko immigrato in Italia
di Mauro COLOMBO
«Per fortuna che la bicicletta è un linguaggio universale!». È il passaggio-chiave del rapporto tra Arnaldo Scura e Nas, protagonisti di Umberto Dei. Biografia non autorizzata di una bicicletta, romanzo di Michele Marziani (Ediciclo, 208 pagine, 14.50 euro). È la bicicletta, infatti, a fare da ponte tra un cinquantenne romagnolo trapiantato a Milano e un giovane uzbeko immigrato in Italia.
Scura – ex figlio e studente contestatore, rivoluzionario giunto a un passo dalla lotta armata – si è fatto una posizione come spregiudicato manager della finanza. In un percorso esistenziale non sempre coerente, l’unico punto fermo è rappresentato dalla sua “Umberto Dei”. Non una bicicletta qualsiasi, ma un modello d’epoca tanto prestigioso da apparire esclusivo, acquistato coi risparmi accumulati in un’estate di lavoro proprio in una bottega di ciclista e tirato personalmente a lucido. Girando per Milano sulla sua bicicletta, preferita a ogni altro mezzo di locomozione, Scura s’imbatte in un cortile sulla Martesana che porta a maturazione le sue frustrazioni. Seduta stante, molla la ben retribuita professione e decide di aprire a sua volta una bottega di ciclista.
In quel cortile Arnaldo incontra anche l’amore, che però un male crudele gli porta presto via. E nella sua bottega, un giorno, arriva il giovane Nas, studente del Politecnico in cerca di lavoro per pagarsi gli studi. I suoi occhi cadono sulla “Umberto Dei” di Scura e ne vengono rapiti come un tempo accadde ad Arnaldo. Nasce così un dialogo attorno ai componenti delle biciclette e ai fatti della vita che porta Scura ad assumere Nas, ad affittargli un appartamento, a considerarlo quasi come il figlio mai avuto e a difenderlo dai pregiudizi dei vicini, per i quali quel giovane è solo «el négher». E quando su Nas si addenseranno i sospetti più terribili, Arnaldo non esiterà a partire per terre lontane, per confutare il dubbio che gli si è annidato dentro. Fino alla conclusione, sorprendente e al tempo stesso “normale”, che convincerà anche lui a fare, una volta per tutte, i conti col suo passato.
Nei suoi libri Marziali scrive di biciclette, viaggi, cucina e vino, «ingredienti» anche di queste pagine. È appassionato anche di Milano, dove ha vissuto e a cui dedica descrizioni che denotano, se non affetto, quantomeno simpatia. Il romanzo si snoda attraverso ritratti efficaci, dialoghi vivaci e una vicenda che a un tratto assume i connotati dell’intrigo internazionale. Ma che è soprattutto una bella storia di amicizia, dove le due ruote scavalcano agilmente le differenze di pelle, razza e cultura.