Il ritorno annunciato del tedesco

di Leo GABBI
Redazione

È tornato, ma si sono stupiti in pochi. Che da mesi (se non da anni) Michael Schumacher scalpitasse ai box nei panni di consulente – pagato sì profumatamente dalla Ferrari, ma ai confini dell’impero del Circus – è notorio. Era bastato vedere la sua faccia desolata, autenticamente affranta, quando i medici gli impedirono, per un malanno al collo non pienamente assorbito, di ritornare in pista a sostituire l’infortunato Massa. Ora che i dolori sono alle spalle, Schumi è pronto a rituffarsi in un’avventura con tante incognite, ma che tornerà a riempirgli la vita. Peccato che abbia scelto la Mercedes, ma in fondo quello che ha fatto per i ferraristi non potrà mai essere cancellato e il congedo di un tedesco su una vettura tedesca racchiude in sé qualcosa di magico, anche se poi guardando il probabile ingaggio che gli spetterà (attorno ai 7 milioni di euro l’anno) forse è meglio non allargarsi troppo con i romanticismi.
Manca ancora qualche nodo da sciogliere, l’ufficialità è attesa nei primi giorni del 2010, ma visti anche i rumors che arrivano dalle altre scuderie, il tedesco sette volte campione del mondo, che il 3 gennaio compirà 41 anni, è pronto per la nuova avventura. Ad attenderlo in Mercedes troverebbe il suo vecchio talent scout, Ross Brawn, che lo scoprì vedendolo girare nel kartodromo di Kerpen. La coppia, tanto vincente quanto inossidabile, era legata da una rigida divisione dei compiti: Brawn era il grande stratega; Michael al volante metteva in pratica anche le vittorie più impossibili.
Ma prima di firmare, occorrerà vincere le ultime diffidenze nei due schieramenti: se infatti la Mercedes vuole garanzie assolute sullo stato di salute di Schumi, il tedesco ha già fatto capire che vuole un team assolutamente competitivo. Per questo si lavora a un test da svolgersi prima di Natale, in cui Schumi salirebbe, tanto per non dare nell’occhio su una vecchia Honda, visto che le prove con le vetture nuove vanno autorizzate dalla Fia e, comunque, si terranno non prima di febbraio.
Intanto, fin dalla prima mossa, Jean Todt, neo presidente della Fia, ha voluto imprimere una robusta sterzata all’impasse del passato. Nel nuovo punteggio per il Mondiale infatti non ci saranno più 10 punti per il vincitore di ogni gran premio, ma 25. Non più 8 piloti a punti ad ogni gara, ma 10. Così la nuova ripartizione, presa a prestito (almeno per la parte alta della classifica) dal Motomondiale: 25 punti al primo classificato, 20 al secondo, 15 al terzo, 10 al 4°, 8 al 5°, 6 al 6°, 5 al 7°, 3 all’8°, 2 all’ 9°, 1 al 10°. Più punti di distacco tra il vincitore e il secondo classificato. Addirittura 10 di distacco tra il terzo e il vincitore.
Con 13 scuderie al via ci sarà più battaglia, il cambiamento è significativo e va a braccetto con una spruzzata di marketing che non guasta mai: per la prima volta nella storia della Formula 1 infatti, le scuderie presenteranno in un lancio congiunto le nuove monoposto per la stagione 2010. Gioco di squadra quindi, per risollevare le sorti di un Mondiale il cui interesse (insieme alla sua credibilità), nella passata stagione era arrivato ai minimi storici. È tornato, ma si sono stupiti in pochi. Che da mesi (se non da anni) Michael Schumacher scalpitasse ai box nei panni di consulente – pagato sì profumatamente dalla Ferrari, ma ai confini dell’impero del Circus – è notorio. Era bastato vedere la sua faccia desolata, autenticamente affranta, quando i medici gli impedirono, per un malanno al collo non pienamente assorbito, di ritornare in pista a sostituire l’infortunato Massa. Ora che i dolori sono alle spalle, Schumi è pronto a rituffarsi in un’avventura con tante incognite, ma che tornerà a riempirgli la vita. Peccato che abbia scelto la Mercedes, ma in fondo quello che ha fatto per i ferraristi non potrà mai essere cancellato e il congedo di un tedesco su una vettura tedesca racchiude in sé qualcosa di magico, anche se poi guardando il probabile ingaggio che gli spetterà (attorno ai 7 milioni di euro l’anno) forse è meglio non allargarsi troppo con i romanticismi.Manca ancora qualche nodo da sciogliere, l’ufficialità è attesa nei primi giorni del 2010, ma visti anche i rumors che arrivano dalle altre scuderie, il tedesco sette volte campione del mondo, che il 3 gennaio compirà 41 anni, è pronto per la nuova avventura. Ad attenderlo in Mercedes troverebbe il suo vecchio talent scout, Ross Brawn, che lo scoprì vedendolo girare nel kartodromo di Kerpen. La coppia, tanto vincente quanto inossidabile, era legata da una rigida divisione dei compiti: Brawn era il grande stratega; Michael al volante metteva in pratica anche le vittorie più impossibili.Ma prima di firmare, occorrerà vincere le ultime diffidenze nei due schieramenti: se infatti la Mercedes vuole garanzie assolute sullo stato di salute di Schumi, il tedesco ha già fatto capire che vuole un team assolutamente competitivo. Per questo si lavora a un test da svolgersi prima di Natale, in cui Schumi salirebbe, tanto per non dare nell’occhio su una vecchia Honda, visto che le prove con le vetture nuove vanno autorizzate dalla Fia e, comunque, si terranno non prima di febbraio.Intanto, fin dalla prima mossa, Jean Todt, neo presidente della Fia, ha voluto imprimere una robusta sterzata all’impasse del passato. Nel nuovo punteggio per il Mondiale infatti non ci saranno più 10 punti per il vincitore di ogni gran premio, ma 25. Non più 8 piloti a punti ad ogni gara, ma 10. Così la nuova ripartizione, presa a prestito (almeno per la parte alta della classifica) dal Motomondiale: 25 punti al primo classificato, 20 al secondo, 15 al terzo, 10 al 4°, 8 al 5°, 6 al 6°, 5 al 7°, 3 all’8°, 2 all’ 9°, 1 al 10°. Più punti di distacco tra il vincitore e il secondo classificato. Addirittura 10 di distacco tra il terzo e il vincitore.Con 13 scuderie al via ci sarà più battaglia, il cambiamento è significativo e va a braccetto con una spruzzata di marketing che non guasta mai: per la prima volta nella storia della Formula 1 infatti, le scuderie presenteranno in un lancio congiunto le nuove monoposto per la stagione 2010. Gioco di squadra quindi, per risollevare le sorti di un Mondiale il cui interesse (insieme alla sua credibilità), nella passata stagione era arrivato ai minimi storici.

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