Nel nuovo libro di Mauro Colombo, l’impresa del Campionissimo e la storia di Alfredo e Attilio che sfidano la sorte per assistere al record dell’ora al Vigorelli nella Milano sotto i bombardamenti del novembre 1942 e le ronde fasciste. Uomini e biciclette per una posta in gioco che non è la vittoria, ma la vita.
di Silvio MENGOTTO
Come avverte l’autore, Mauro Colombo, il romanzo L’ora del Fausto «nasce dall’incontro tra fantasia, realtà e verosimiglianza», sentieri che riportano alla luce una storia di amicizia e solidarietà. Sullo sfondo la realtà della guerra e dell’emergente Fausto Coppi, che vuole battere il record dell’ora su pista detenuto dal francese Archambaud.
Con scioltezza l’autore riporta i colori, le atmosfere autunnali della Brianza lombarda. Ne scaturisce un mosaico dove la natura e il paesaggio si abbracciano: la nebbia, le acque limpide del naviglio Martesana, il sapore del dialetto nel quale è concentrato il sugo del popolo lombardo: generosità, solidarietà, laboriosità e voglia di libertà.
La fantasia appartiene alla storia narrata dei due protagonisti, amici inseparabili: Alfredo Meregalli e Alfredo Crespi. Diversa l’estrazione sociale, ma unica la passione per il ciclismo e la nostalgia della libertà perduta. Anche loro, come altri protagonisti, sono i cavalieri con i loro cavalli di metallo. In tutto il romanzo anche molte biciclette, compresa quella appositamente costruita per l’impresa che Fausto Coppi compirà il 7 novembre 1942 al Vigorelli di Milano.
Per evitare l’arruolamento nelle milizie fasciste, Alfredo e Attilio si sono “imboscati” a Lesmo, nella cascina dello zio del primo. Ma la notizia del record attira l’interesse dei due giovani, che decidono di assistere in prima persona alla prova, sfidando il buon senso, i rastrellamenti fascisti, i bombardamenti.
Dopo un rocambolesco viaggio in bicicletta i due arriveranno al Velodromo, dove riusciranno ad assistere alla sfida lanciata da Coppi ad Archambaud, trasformato in un fantasma lungo la pista: «Coppi cercava in tutti i modi di raggiungerlo e di superarlo, ma non ci riusciva. E più si sforzava, più l’altro sembrava inafferrabile. In certi momenti, anzi, aveva l’impressione che il francese si voltasse all’indietro e gli rivolgesse un ghigno di derisione […]». Un duello fino all’ultimo metro, la cui conclusione è rimandata alla curiosità del lettore…