Il prestigio della società ferito da giocatori che se ne vanno o sono sul piede di partenza, e soprattutto dalla dolorosa polemica a distanza tra Guardiola e Villanova

di Mauro COLOMBO

Guardiola

È come se Alice scoprisse che il Paese delle meraviglie non è così meraviglioso. Abituati a cantare le lodi al Barcellona non solo per quanto ha vinto negli anni, ma anche per lo stile con cui la società catalana si è imposta sulla ribalta internazionale, dobbiamo registrare in queste ultime settimane non pochi colpi inferti al prestigio blaugrana, conditi da spiacevoli cadute di stile.

Ha cominciato il Bayern Monaco, in Champions League, confermando quello che già il Milan aveva fatto intravedere: il Barcellona non è più imbattibile, alcuni dei suoi fuoriclasse iniziano a mostrare il logorio del calcio moderno, il tiqui-taca può essere aggirato e neutralizzato. Per quanto bruciante sia stata la scoppola (tra andata e ritorno, sette reti subite e neppure una realizzata), quell’eliminazione rientrava però nell’ambito dei rovesci sportivi. Medicata subito dall’ennesima vittoria nella Liga (con record assoluto di punti) e dall’acquisto del fenomeno brasiliano Neymar, chiamato a far coppia con Messi per dare il via a un nuovo filotto di successi.

No, gli aspetti davvero sgradevoli sono altri. Il bomber David Villa che se ne va sbattendo la porta. Il portiere Victor Valdez che non rinnova il contratto. Il gioiellino Thiago Alcantara che cede alle lusinghe (e ai milioni) dello stesso Bayern Monaco. Il “mal di pancia" del figliol prodigo Fabregas, che pensa a un ritorno in Premier League. Episodi che suggeriscono che il Camp Nou non sia proprio un paradiso e che anche chi ci recita da primattore possa meditare di andarsene altrove per stare meglio.

Poi il mancato rinnovo di contratto ad Abidal, guarito dal cancro, ma ferito fino alle lacrime dal rifiuto del club. Ancora, le accuse di frode fiscale a Messi. E infine la vicenda più brutta, lo scontro a distanza tra l’ex allenatore Pep Guardiola e l’attuale tecnico Tito Villanova. Il Pep si siede sulla panchina del Bayern (rieccolo!) e subito ne approfitta per togliersi un macigno dalla scarpa: «Il Barcellona non si è comportato bene, ha usato la malattia di Tito (passato attraverso due operazioni chirurgiche per combattere un tumore, ndr) contro di me…». A stretto giro di web la replica di Villanova: «Pep era un amico, ma quando ero malato e avevo bisogno di aiuto è venuto a trovarmi solo due volte e poi basta…».

Insomma, fine di un’amicizia (probabilmente) e lunghe ombre sull’immagine di un club fin qui orgoglioso non solo del suo gioco, ma anche del proprio modello sportivo, applicato dalla cantera fino alla prima squadra. Il grande nemico Mourinho, a Londra, se la riderà di gusto…

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