A quasi quarant’anni dall’unica conquista dell’insalatiera (1976), la Nazionale diretta da Corrado Barazzutti batte la Gran Bretagna e vola in semifinale. Prossima avversaria la Svizzera

di Mauro COLOMBO

Fabio Fognini

Probabilmente non è il caso di volare troppo alto, ma il precedente è incoraggiante. Quando l’Italia del tennis vinse la sua unica Coppa Davis (1976), nel cammino verso la finale a Santiago del Cile si sbarazzò della Gran Bretagna. Era la squadra del vecchio Roger Taylor e dei fratelli Lloyd (il più famoso dei quali lo era per il suo matrimonio con Chris Evert, più che per le sue qualità tecniche), ma l’affermazione azzurra ebbe ancora maggiore significato perché conquistata proprio sui verdi campi inglesi. In quella occasione il capitano non giocatore Nicola Pietrangeli affiancò ad Adriano Panatta, come secondo singolarista, Tonino Zugarelli, il più “erbivoro” dei nostri giocatori, e la scelta si rivelò determinante.

Corsi e ricorsi della storia. La vittoria sulla Gran Bretagna con cui la squadra italiana, nello scorso week-end, si è aggiudicata l’accesso alla semifinale del torneo, è stata conquistata sulla terra rossa di Napoli, certo più favorevole ai padroni di casa che agli ospiti. Ma il capitano non giocatore di oggi è proprio quel Corrado Barazzutti che quasi quarant’anni fa fece posto a Zugarelli. E come Pietrangeli indovinò il cambio, Barazzutti ha avuto ragione nel dare fiducia al nostro numero 1 Fognini, malgrado le sue imperfette condizioni fisiche. E Fognini l’ha ripagato, portando a casa i suoi due singolari e battendo Andy Murray, al momento uno dei top al mondo.

La capacità di Fognini di sopportare il dolore – aiutato anche dall’appassionato tifo dell’amica Flavia Pennetta in tribuna – non è il solo elemento che sfata il luogo comune degli italiani propensi ad arrendersi quando il gioco si fa duro. Il fatto stesso che l’ultima giornata si fosse aperta con i britannici in vantaggio 2-1 e che quindi per ribaltare la situazione i nostri giocatori dovessero fare l’en plein negli ultimi due singolari, sembrava il presupposto per manifestare una volta di più la nostra proverbiale labilità agonistica. Invece Fognini, prima, e Seppi, poi, hanno tirato fuori il carattere e hanno fatto l’impresa.

Ora ci attende la Svizzera. Roger Federer ha ormai avviato la parabola declinante della sua carriera, ma resta ancora il tennista dotato di classe più cristallina al mondo. Il suo partner Wawrinka, da onesto mestierante, si è scoperto campione vincendo gli Australian Open contro Rafa Nadal. Insomma, lo scoglio è durissimo. Ma essere tornati tra le prime quattro Nazioni della Davis, dopo anni spesi in bilico tra la serie A e la serie B (qualche volta con vista sulla C…) è già un gran bel risultato.

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